LA MERKEL FA SALTARE L'UE (E L'EURO) - LA GERMANIA HA ANCORA UNA VOLTA INFRANTO,
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PER L'OTTAVO ANNO DI FILA, LA REGOLA PER CUI UN PAESE NON PUÒ AVERE PER PIÙ DI TRE ANNI CONSECUTIVI UN ATTIVO DELLA BILANCIA COMMERCIALE SUPERIORE AL 3%
10 FEB 2016 10:10 Ugo Bertone per “Libero quotidiano”
E lo spread nei confronti del Btp è salito attorno ai 155 punti - L'Unione Bancaria, in assenza della garanzia comune sui depositi, è una pericolosa incompiuta che promette di fare ulteriori danni: il campanello d' allarme, stavolta, è suonato verso la stessa Deutsche Bank che, di questo passo, la banca non riuscirà a pagare i propri debiti...
La tempesta non si placa. Ma sui mercati finanziari, oltre a far la conta del disastro che ha mandato in fumo la ricchezza accumulata in più di due anni, si fa sempre più strada la sensazione che la ripresa, che per ora non si vede, dovrà passare da scelte radicali, in grado di restituire fiducia a mercati ormai stremati non solo dalla pioggia di cattive notizie, ma anche dall' assenza di qualsiasi terapia condivisa.
Specie per l' Eurozona che, ad una settimana dall' ennesimo vertice dei capi di Stato, sembra sempre più incapace di elaborare strategie in grado di durare più di poche settimane.
1. E così, nonostante la pioggia di vendite che ha comportato una nuova drammatica discesa dei listini azionari, a partire da Milano (-3,2%) e il tracollo delle banche di tutta Europa (-4%) il dato più drammatico è arrivato dal nuovo balzo all' insù del bund tedesco: lo spread nei confronti del Btp è salito attorno ai 155 punti, 7 in più della vigilia. Ad inizio anno la forbice tra i due titoli era di soli 95 punti, e la maggior parte degli operatori puntava su una nuova riduzione grazie all' espansione degli acquisti della Bce. Meno di un mese dopo la musica è cambiata: gli operatori vendono i titoli della periferia europea (Italia e Spagna) per verificare la volontà e la forza di Mario Draghi, ancora una volta garante quasi unico della tenuta dell' euro, in forte rialzo sul dollaro. Sarà molto importante, perciò, valutare la risposta dei mercati all' asta dei Btp di domani.
2. Anche se la bacchetta magica del banchiere romano dovesse funzionare a dovere, non verrebbero meno i timori sulla tenuta dell' Unione. L'Unione Bancaria, in assenza della garanzia comune sui depositi, è una pericolosa incompiuta che promette di fare ulteriori danni: il campanello d' allarme, stavolta, è suonato verso la stessa Deutsche Bank, travolta dalla previsione che, di questo passo, la banca non riuscirà a pagare i propri debiti.
L' allarme ha ormai contagiato il mercato del debito: le quotazioni sui derivati relativi confermano che gli operatori sono convinti che di qui a dieci anni, l' inflazione Ue non supererà l' 1,7%, ben al di sotto dell' obiettivo perseguito da Draghi.
Intanto il ministro Gian Carlo Padoan ha ribadito ieri con grande enfasi che quest' anno il debito del Bel Paese calerà.
Possibile. Ma ben più difficile che si realizzi il resto della profezia: «Sarà la svolta della percezione che i mercati hanno nei nostri confronti». Difficile pensarlo, anche perché gli operatori sono concentrati su altri quesiti. In particolare: cosa potrà o vorrà fare Angela Merkel per contrastare il naufragio della Comunità?
3. La domanda ha tenuto banco ieri nei vari pensatori della politica e della finanza: la Germania ha ancora una volta infranto, per l' ottavo anno di fila, la regola per cui un Paese non può avere per più di tre anni consecutivi un attivo della bilancia commerciale superiore al 3%.
A fine dicembre, al contrario Berlino ha registrato un avanzo commerciale record per il 2015 di 248 miliardi di euro, grazie a un aumento delle esportazioni di più del 6%. In particolare, le vendite all' estero si sono attestate a 1.196 miliardi di euro, in crescita del 6,4% rispetto al 2014.
Le importazioni hanno toccato il livello massimo storico di 948 miliardi di dollari, in progresso del 4,2%. Nonostante i rilievi mossi in passato da Bruxelles la locomotiva tedesca continua a cavalcare l' export mettendo a soqquadro i conti correnti dell' Eurozona. Non è colpa nostra, hanno sempre sostenuto i funzionari della Merkel, se le nostre macchine si vendono meglio delle altre.
Ma è una risposta inaccettabile. A render possibile, in maniera strutturale, il vantaggio delle merci tedesche è il tasso di cambio dell' euro, sicuramente più basso di una moneta rappresentativa del solo nord Europa. Nella cornice della crisi attuale, l' anomalia tedesca pesa più che nella crisi del 2011/12: i sacrifici in termini di correzione dei conti da parte di Spagna, Portogallo e della stessa Italia sono serviti più a massacrare i governi che hanno seguito la terapia piuttosto che a ridurre lo spread politico tra i partner divisi da crescente sfiducia.
4. In questo contesto le Borse sono destinate a vacillare.
Non è un problema europeo, ma il Vecchio Continente è il più esposto. La dimostrazione sta nel fatto che la crisi è esplosa adesso, durante la vacanza delle Borse cinesi che riapriranno i battenti solo domani.
Ma la crisi, e non è un vantaggio, è senz' altro complicata dalla sfida dei mercati alle banche centrali. Stasera Janet Yellen ammetterà, davanti al Congresso, di aver sottovalutato la crisi. Ieri, intanto, il decennale giapponese, per la prima volta, è sceso sotto zero, ovvero chi prende a prestito yen oggi ne restituirà di meno nel 2026.
Prende così corpo la previsione dell' economista giapponese Richard Koo: i tassi possono scendere, ma servono a poco se a nessuno viene voglia di prendere a prestito denaro e se tutti cercano invece di ripagare i debiti perché sono ancora terrorizzati dal 2008. O da un creditore tedesco.
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