Grecia, il sindacato del porto del Pireo contro i cinesi
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La Cosco cinese ha triplicato gli affari. Grazie a lavori a chiamata. Diritti spariti. E aiuti di Stato greci. Ora punta alla banchina numero1 tra scioperi e proteste.
La mappa degli otto terminal del Pireo
di Giovanna Faggionato | 27 Agosto 2015 Lettera43
L'uomo che appare dietro alla scrivania, nello studio al quarto piano del grande palazzo affacciato su una delle arterie più trafficate di Atene, è un re dimezzato.
Da quando, nel 2009, la cinese China Ocean Shipping Company (Cosco) ha ottenuto in concessione per 35 anni la seconda banchina del porto del Pireo, Giorgos Georgakopoulos, il numero uno dei lavoratori portuali della Gsee, la Cgil greca, ha perso metà del suo regno.
ATTIVITÀ TRIPLICATA. Nell'area gestita dalla Cosco, il doc 2, il sindacato è scomparso e l'attività è triplicata.
E nonostante scioperi e proteste scoppiati a cadenze regolari, ora il governo di Alexis Tsipras si appresta ad assegnare in concessione anche la maggior parte dell'area rimasta in mani pubbliche: la banchina numero uno, da dove partono le navi delle rotte turistiche e del trasporto pubblico.
PRIVATIZZAZIONE ENTRO OTTOBRE. La gara è prevista entro ottobre e la Cosco, con la sua controllata Cosco piraeus container terminal, è di nuovo in prima linea.
La privatizzazione del Pireo è uno dei primi punti su cui l'esecutivo di Syriza ha ceduto nei mesi convulsi dei negoziati con la Troika.
E da giugno, con la consueta calma, il sindacato tradizionalmente vicino al partito socialista del Pasok prepara il contrattacco.
«È UN CRIMINE FINANZIARIO». Georgakopoulos, maniche di camicia e parlata lenta, sputa subito la sentenza: «Questo è un crimine finanziario», dice prima di ripercorrere le tappe della trasformazione del primo porto di Grecia.
Da grande bacino dell'organizzazione dei lavoratori a «free zone senza regole».
Scaricatori chiamati via sms: «Tra 15 minuti abbiamo bisogno di te»
La Cosco, colosso del trasporto marittimo e della logistica con attività in 162 porti e 49 Paesi, è riuscita a riportare il Pireo tra i primi 10 scali per livello di traffico, trasformando Atene nella porta della nuova via della Seta.
DALLE SPEZIE ALL'HI TECH. Le spezie dell'età di Marco Polo hanno lasciato il posto agli smartphone della Huawei Technologies e ai tablet della Hewlett Packard.
E nel 2014 anche la giapponese Sony ha affidato alla società della Repubblica popolare il trasporto merci via mare e via terra dei suoi prodotti in tutta l'Europa che fu mitteleuropea, dall'Austria all'Ungheria, passando per Slovacchia e Repubblica Ceca.
Sulla banchina numero due del Pireo gru mastodontiche impilano i container come mattoni.
SINDACATO ARCHIVIATO. Un muro orizzontale di cassoni squadrati, dietro al quale scorre denaro sonante e cresce florido il turbo capitalismo alla cinese.
Con la firma del memorandum con la Troika, in Grecia il settore privato ha detto addio alla contrattazione collettiva.
E il colosso della Cina comunista ha detto addio al sindacato.
Niente più problemi per i turni dei fine settimana, per il lavoro notturno o per il lavoro a chiamata.
SPARITE PURE LE AMBULANZE. «Gli scaricatori possono essere chiamati all'ultimo: abbiamo visto gli sms: “C'è bisogno di te tra 15 minuti”», denuncia Georgakopoulos.
La Cosco ha anche smesso di chiamare le ambulanze in caso di infortuni.
I 'camalli', ma anche chi lavora alla manutenzione dei macchinari nelle stive delle navi dove le temperature possono raggiungere i 42 gradi, in caso di incidente vengono trasportati in ospedale in auto private.
Un modo per evitare controlli e monitoraggi. «È una free zone unica in Europa per le condizioni di lavoro», spiega il sindacalista, è «diventata un modello di studio per i ricercatori».
. In viola la banchina numero due del porto in gestione alla Cosco, e la numero tre realizzata dalla società cinese e attivata dal 2015.
Aiuti illegali alla Cosco: e la libera concorrenza dov'è?
La prima intesa tra la Cosco e l'Autorità del Porto del Pireo (la società pubblica che gestisce l'intera infrastruttura portuale), è stata firmata nel 2008 sotto gli occhi dell'ex presidente cinese Hu Jintao e dell'ex premier conservatore ellenico Kostas Karamanlis, il premier delle Olimpiadi e delle privatizzazioni.
Allora il Pireo arrancava nella competizione internazionale: aumenti dei costi, ritardi e inefficienze avevano allontanato dal principale scalo ellenico molte società di trasporto marittimo.
AFFARE DA 500 MILIONI DI EURO. I cinesi si presentarono con 500 milioni di euro per ottenere la concessione di una banchina per 35 anni, impegnandosi a costruirne una terza e a investire nuovi capitali.
L'accordo prevedeva almeno inizialmente il mantenimento dei posti di lavoro esistenti (più di 1.500, 600 nel doc 2), ma anche il rispetto di una delle norme a cui i sindacati erano più affezionati: una quota del 10% di assunzioni rimaneva riservata ai figli dei dipendenti della Autorità del Porto.
In cambio il governo di Atene offriva sconti e agevolazioni fiscali.
«MAXI SCONTO SULLE IMPOSTE». Secondo Georgakopoulos la società di Pechino avrebbe dovuto «pagare circa 30 milioni di imposte: ne sono stati incassati 6». Le stime riportate sulla stampa parlano di un milione di euro di sconto, ma il riserbo sulle cifre è massimo.
Sul fronte degli investimenti, i cinesi hanno mantenuto gli impegni: hanno rovesciato sul Pireo almeno 3,4 miliardi di euro secondo un rapporto della greca Eurobank e la terza banchina ha iniziato a funzionare dal'inizio del 2015.
TRAFFICO AUMENTATO DEL 17,1%. Nelle mani salde di Fu Chen Qui, il numero uno della Cosco piraeus container terminal, il traffico in entrata e in uscita da Atene è aumentato del 17,1% solo negli ultimi 12 mesi.
Il sindacato contesta le cifre, ma secondo gli analisti la crescita dell'attività è concentrata nel trabsordo e nel transito: il Pireo è diventato uno snodo di una fitta rete logistica internazionale.
Nei due terminal Cosco, dai quali transita ormai la maggior parte dell'attività commerciale, però, gli assunti in maniera regolare sono scesi a 250.
NORME AD AZIENDAM, CONCORRENZA SLEALE. E le norme fiscali ad aziendam accordate alla Cosco sono state bocciate dalla Comimissione europea.
«Le sovvenzioni statali greche ricevute dalla controllata di Cosco nel Pireo sono illegali», è scritto nella procedura con cui Bruxelles a marzo 2015 ha ordinato allo Stato greco di recuperare le entrate fiscali perse e vietato altre deroghe in futuro.
L'Ue ritiene che le agevolazioni offerte da Atene per attirare gli investimenti di Pechino siano infatti una forma di competizione «sleale nei confronti delle aziende rivali».
Insomma, se la libera concorrenza non vinceva con la gestione pubblica ellenica, non c'è nemmeno con quella 'privata' della grande azienda di Stato cinese.
E senza sgravi, denunciano i sindacati, «Cosco potrebbe spostare il traffico su un altro scalo».
A ottobre la privatizzazione della rete turistica e del trasporto passeggeri
Cosco group, in realtà, si è già candidata a acquisire anche la maggioranza della Autorità del Porto del Pireo che dovrebbe essere privatizzata entro ottobre 2015.
E con essa le 150 navi che collegano ogni giorno la capitale greca con le isole trasportando turisti e cittadini nelle acque dell'Egeo: servizio pubblico e affare remunerativo insieme.
La misura era già inclusa nei memorandum sottoscritti tra la Troika e i precedenti governi ellenici. E è rimasta tale e quale nell'ultima intesa contrattata dall'esecutivo di Syriza.
«PROMESSE NON MANTENUTE». Nei mesi in cui Tsipras battagliava con i creditori europei, la Gsee aveva trovato un buon interlocutore nel vice ministro alla Marina mercantile Theodore Dristas.
«Ci siamo incontrati molte volte e ci ha promesso che la privatizzazione sarebbe stata rivista, poi quando Tsipras ha fatto la sua proposta alla Commissione europea ha inserito la concessione del Pireo lasciando la stessa cifra del vecchio memorandum (altri 500 milioni di euro, ndr)», spiega Georgakopoulos.
PRONTI A CONTESTARE TSIPRAS. Così il sindacato ellenico tradizionalmente vicino al partito socialista del Pasok si prepara a contestare un governo posizionato sulla carta più a sinistra.
La procedura di affidamento del porto deve essere conclusa entro ottobre.
E durante il nostro incontro di giugno, il dirigente della Gsee si diceva pronto a una grande prova di forza, uno sciopero dell'intero settore contro la decisione dell'esecutivo.
Da realizzare in autunno, però, come da rituale. Sulle banchine del Pireo, dunque, sembrano destinate a confrontarsi tutte le contraddizioni della Grecia.
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