Noi & l'America. Trump ha ambizioni monarchiche: Tulsi Gabbard a capo delle spie per sottrarsi alle investigazioni incrociate

Tulsi Gabbard ha poco più di quarant’anni: mora, hawaiana (ma di genitori anglosassoni) ex giovane star del Partito Democratico, militare in carriera col grado di tenente colonnello della riserva..

Paolo Guzzanti 1 Dicembre 2024 alle 10:19 iriformista.it lettura4’

Tulsi Gabbard ha poco più di quarant’anni: mora, hawaiana (ma di genitori anglosassoni) ex giovane star del Partito Democratico, militare in carriera col grado di tenente colonnello della riserva, sarà lei il super capo di tutte le spie e polizie americane. Spionaggio e controspionaggio, affari polizieschi interni ed esteri.

La sua pecca, o la sua fortuna, è di essere diventata negli ultimi anni una star delle televisioni di Stato russe, perché durante una missione militare in Siria conobbe Bashar Al Assad, il dittatore figlio a sua volta di un dittatore filosovietico del partito Baath (o Baas), in origine filonazista, che si chiamava anche lui Al Assad. Dal circolo siriano è passata alla conoscenza del mondo diplomatico russo. Sì, è molto complicato. Ma succede in America oggi, e stiamo assistendo non ad un semplice avvicendamento del potere, prima un democratico e poi un repubblicano e così via, ma stiamo assistendo (se Trump seguita a vincere) all’inizio di una rivoluzione politica e ideologica, commerciale e di affinità.

 

Chi è Tulsi Gabbard

Tulsi Gabbard, donna elegante dai capelli lunghi incorniciati da una mèche bianca, ha avuto la sua visione sulla via di Damasco, Siria, che l’ha portata negli anni a ricoprire un ruolo ambiguo e prezioso allo stesso tempo: capisce la mentalità del Cremlino, sa stare davanti alle telecamere russe ed è diventata l’unica figura americana popolare nella cerchia di Putin e nei bar di Mosca. La sua nomina in un ruolo creato appositamente per lei è un fatto, non sappiamo se rivoluzionario, che però rappresenta una rottura di ogni schema e tradizione. Trump ha dichiarato mille volte durante il quadriennio di campagna elettorale di essere stato vittima di complotti politici per farlo fuori insieme ad un gruppo di magistrati eletti che hanno fatto della sua decapitazione l’oggetto della loro campagna elettorale. Anche questo è per noi un passaggio poco noto: la magistratura che fa politica in modo aperto e dichiarato.

La rivoluzione di Trump

La rivoluzione verticale che ha in mente Trump è quella che annuncia il raggruppamento e la messa sotto controllo del presidente-sovrano di tutto il “law enforcement” (polizie centrali e locali) e dell’intera “intelligence community” che comprende oltre la Cia, la Dia e la Home Security, una miriade di agenzie di spionaggio, controspionaggio e – nelle intenzioni di Trump – anche dell’Fbi, evento che se avverrà dovrà essere certificato dal Congresso americano. L’Fbi non dovrebbe avere alcun potere esterno al suolo americano, così come la Cia non dovrebbe averne alcuno all’interno. Ma sappiamo da un’intera letteratura che questi confini sono talmente labili da essere di fatto decaduti, perché il Presidente Bush creò l’istituzione della Homeland Security – resa celebre anche da una delle più importanti serie televisive HBO – dopo l’attacco alle Twin Towers dell’11 Settembre 2001. Agenzia che ha potere su tutte le polizie di Stato e di contea, ma ha il comando nei casi di terrorismo e comunque di interesse federale, (Fbi) che fu creata da un discendente di Napoleone, Charles J. Bonaparte, per dare a un unico corpo di polizia il controllo federale della società americana.

Trump vuole sottrarsi alle investigazioni incrociate

Non si era mai vista la figura di un membro del gabinetto esecutivo a cui sia affidato un potere di controllo sull’intero apparato spionistico e poliziesco. Ma, appunto, questa è una delle più scioccanti decisioni prese da Trump col dichiarato proposito di mettere sotto controllo l’intero Paese e sottrarsi alle investigazioni incrociate cui finora nessun presidente degli Stati Uniti si è potuto sottrarre. E questa è una funzione che per noi è complicato comprendere, ma il sistema americano di cui tutti conosciamo i “checks and balances”, pesi e contrappesi, è fatto in modo che il Presidente sia di fatto un re per quattro anni, con una moglie cui spetta il titolo regale di First Lady per poter sedere accanto alle altre regine con pari dignità.

Trump sta definendo e attuando una rivoluzione autocratica che però è nei limiti – molto larghi ed elastici – della Costituzione americana. Lo fa alla maniera di Joseph Fouché nello Stato monarchico francese, che manteneva sotto controllo l’intero controllo dell’intelligence e del deep state francese, sia sotto un monarca borbonico che sotto la Rivoluzione e sotto Napoleone. Trump ha detto poco sui suoi programmi economici e politici, salvo che proteggerà il suo Paese con una politica di tariffe e costo doganali che potrebbero mettere in ginocchio le altre economie, a cominciare da quella cinese e tedesca. Le sue preoccupazioni per la Russia sembrano fievoli: vuole risistemare la questione ucraina e ha bisogno di una coesione monocratica dell’intelligence, adottando paradossalmente proprio la forma russa della monocrazia in materia di spionaggio. Lui giura che tenendo al guinzaglio le economie di tutto il mondo, con cui fare splendidi affari, il mondo si avvierà su un sentiero di pace augustea, con l’esperta Tulsi Gabbard al suo fianco.

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