Mistero della fede. La piccola chiesa ortodossa che minaccia la sicurezza nazionale della Svezia. La Säpo e i media locali stanno indagando su un luogo di culto

periferia di Västerås a cento chilometri da Stoccolma, che potrebbe essere utilizzato come base per attività di spionaggio da parte dell’intelligence russa

Bianca Terzoni, 30.11.2024 linkiesta.it lettura5’

Nella periferia di Västerås, una città della Svezia sud-orientale, da qualche tempo è comparsa una piccola chiesa russa a stampo ortodosso. La presenza dell’edificio ha destato non poche preoccupazioni per quanto riguarda la sicurezza nazionale svedese. La posizione risulta infatti piuttosto strategica: la chiesa non si trova molto lontano dall’aeroporto della città – la strada principale che porta all’ingresso della chiesa è direttamente collegata all’aeroporto – e da un complesso di aziende di depurazione dell’acqua e di produzione di energia. Il tutto a circa cento chilometri a ovest di Stoccolma.

Secondo alcuni esperti, questa nuova costruzione di stampo russo altro non è che una potenziale base per l’intelligence russa, utilizzata per raccogliere informazioni riguardanti sia l’aeroporto di Västerås che le aziende energetiche svedesi. Alcune esercitazioni di difesa del Paese hanno preso parte proprio nei pressi dell’aeroporto. La costruzione della chiesa è stata approvata dal comune svedese nel febbraio del 2017, e già allora era sorto qualche dubbio riguardo la sua natura.

A maggio di quest’anno, dopo un consulto con l’Agenzia per la sicurezza nazionale svedese (Säpo), l’Agenzia svedese per il sostegno alle comunità religiose ha deciso di ritirare i finanziamenti alla chiesa. Questo perché secondo la äpo i rappresentanti della Chiesa ortodossa di Västerås avrebbero avuto contatti con persone collegate all’intelligence russa. Su richiesta di Politico, l’ambasciata russa in Svezia non ha fornito risposte per quanto riguarda la natura e la possibile minaccia alla sicurezza svedese di questa nuova chiesa ortodossa, così come ha rifiutato eventuali dichiarazioni la chiesa ortodossa russa di Västerås, che ha riportato sulla televisione locale le smentite da parte dei rappresentanti della chiesa riguardo qualsiasi affiliazione ai servizi di intelligence del Cremlino.

Dall’inizio della guerra in Ucraina, molti Paesi europei hanno deciso di espellere membri delle ambasciate russe per cercare di contrastare le infiltrazioni del Cremlino. La Chiesa ortodossa russa rappresenta uno dei potenziali metodi con cui Mosca controlla le proprie azioni di intelligence in Europa, e i presentimenti di una minaccia russa da parte del clero ortodosso sono radicati nella storia.

Mosca si è servita della Chiesa ortodossa russa per operazioni di spionaggio in Europa già all’epoca sovietica, attraverso il Kgb, che comprendeva anche membri del clero che praticavano spionaggio per conto dello Stato. Seguendo questo ragionamento, il governo nazionale dovrebbe rintracciare e smantellare tutte le infrastrutture religiose collegate a Mosca che si trovano in questo momento sul suolo svedese. Norra, un giornale liberale in lingua svedese pubblicato a Skellefteå, in Svezia, riporta che la chiesa ortodossa russa a Västerås sarebbe collegata a quella presente a Boliden, entrambe caratterizzate da riciclaggio e finanziamenti sospetti in denaro. Patrik Oksanen, un giornalista svedese esperto di sicurezza, sostiene che la chiesa di Boliden è strettamente collegata alle ambizioni imperiali del Cremlino.

In particolare, la Chiesa ortodossa a Boliden è affiliata alla Chiesa ortodossa ucraina (Uoc), che rimane sotto la giurisdizione di Mosca. Secondo i servizi segreti ucraini, ci sono stati diversi casi di tradimento, collaborazione e spionaggio tra i preti ortodossi ucraini e la Russia. Sempre secondo Norran, all’inaugurazione della chiesa a Västerås avrebbe partecipato anche un membro dell’ambasciata russa, collegato ad attività di spionaggio, e dalle fotografie dell’inaugurazione sembrerebbe che il parroco di Västerås avrebbe ricevuto una medaglia d’onore da parte dei servizi segreti russi, per la sua «collaborazione». Non si tratta di un aspetto che riguarda soltanto la Svezia: in Bulgaria e in Macedonia del nord numerosi preti russi e bielorussi sono stati allontanati dal suolo nazionale proprio per sospetto di minacce alla sicurezza.

Quello della chiesa ortodossa a Västerås non è un caso isolato, e le probabili infiltrazioni russe non riguardano unicamente la sfera religiosa. Il giornale svedese Expressen riporta di un uomo d’affari russo, Stanislav Aleshchenko, che possiederebbe un terreno proprio all’ingresso della base navale top secret di Muskö, nell’arcipelago di Stoccolma. Si tratta di uno dei luoghi più segreti della Svezia, una base militare riaperta nel 2019 e sede dello Stato Maggiore della Marina svedese.

Sempre secondo il giornale svedese, un residente della zona avrebbe riferito che chi si trova lì ha il pieno controllo delle navi della marina quando entrano o escono dalla base. Queste coincidenze e sospetti da parte svedese sulle infiltrazioni del Cremlino si inseriscono in un clima dalla tensione sempre più crescente. La Svezia è diventata un membro della Nato solo a marzo di quest’anno, uscendo dalla sua storica neutralità. A luglio il governo svedese ha presentato una nuova strategia di sicurezza nazionale, indicando la Russia come la «minaccia più seria per il Paese» riprendendo le parole del ministro della Difesa Pål Jonson.

Il documento sulla nuova strategia di sicurezza nazionale, il primo di questo genere dall’entrata della Svezia nella Nato, propone investimenti storici dal punto di vista militare. Più precisamente, si parla di centosettanta miliardi di corone svedesi da investire in sei anni nelle forze di difesa militari: secondo il governo svedese, non si può più escludere un attacco armato da parte della Russia. Per questo entro il 2028 dovrebbero diventare operative due brigate meccanizzate subartiche, destinate alla presenza e sorveglianza del territorio nazionale. Non è un caso che la Marina militare svedese si sia espandendo sempre di più ogni anno, e a settembre il budget sia incrementato del ventotto per cento. Parallelamente, la Svezia avrebbe bisogno di incrementare anche la propria forza aerea militare, in modo da poter operare anche al di fuori della zona baltica, essendo ora un membro della Nato.

A ottobre il ministro della Difesa svedese Pål Jonson ha affermato che la Russia potrebbe attaccare la Svezia soprattutto per prendere il controllo del mar Baltico, ipotesi confermata questo maggio, quando la Russia ha ulteriormente allarmato la Nato avanzando una proposta per ridisegnare i confini del mar Baltico, prima di ritirare il messaggio senza alcuna spiegazione. La proposta russa si basava sul fatto che i confini erano stati definiti nel 1985, utilizzando carte nautiche ormai in disuso.    

A tutto questo si aggiunge il blocco da parte svedese della costruzione di 13 nuove pale eoliche in mare aperto, per evitare di non riuscire a intercettare in anticipo dei potenziali missili russi. Le pale eoliche potrebbero interferire con i segnali radar, riducendo la qualità del segnale che arriva dal cielo o creando delle interferenze in determinati punti. «Il tempo di reazione si ridurrebbe da due minuti a sessanta secondi» ha spiegato il ministro della difesa svedese Pål Jonson su X. La sicurezza svedese sta crescendo a tal punto che pochi giorni fa milioni di abitanti hanno ricevuto un opuscolo contenente informazioni utili alla popolazione su come comportarsi e sopravvivere in caso di guerra e di crisi a livello nazionale.

Una delle raccomandazioni più importanti è quella di conservare cibo e acqua potabile per averne a disposizione per settantadue giorni. Informazioni analoghe sono state distribuite anche in Finlandia e in Norvegia. Gli opuscoli informativi sulla preparazione in caso di guerra non sono una novità in Svezia –ne era stata distribuita una versione anche durante la Guerra fredda –ma questa volta è reso chiaro che «in caso di attacco da parte di un altro Paese, la Svezia non si lascerà mai sottomettere». Una presa di posizione che prende notevolmente le distanze dalla storica neutralità svedese. Intanto sullo sfondo, il presidente russo Vladimir Putin aggiorna la dottrina nucleare di Mosca, che ora potrà utilizzare armi nucleari come «estrema risorsa per proteggere la sovranità del Paese».

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