il regime trema Dopo Aleppo, Hama. Assad non è mai stato così debole, L'avanzata prosegue spedita verso sud
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Attacchi ai check point del regime anche nella provincia meridionale di Daraa e voci di scontri a Damasco. Mistero su un aereo russo atterrato nella capitale
Luca Gambardella 30 nov 2024 ifoglio.it lettura3’
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Se Aleppo è ormai quasi completamente nelle mani della coalizione dei ribelli, ora è Hama a essere al cuore dell’offensiva, mentre si rincorrono voci non confermate di mobilitazioni persino a Damasco. E’ la città resa tragicamente celebre per essere stata luogo di massacri efferati e su base etnica perpetrati dal regime per punire i ribelli - prima venne quello ordinato da Hafez Assad nel 1982, e poi quelli voluti dal figlio Bashar tra il 2011 e il 2012. E poi c’è il sud del paese, la provincia di Daraa, dove l’apertura di un altro fronte era auspicata dall’opposizione e temuta dal regime. E se gli uomini di Assad sembrano in rotta a nord, nel pomeriggio di sabato un Iliyushin delle Forze armate russe proveniente da Mosca è atterrato a Damasco. Non si sa se l’aereo sia arrivato in Siria per prelevare la famiglia Assad e portarla in salvo in Russia - lo riferiscono fonti locali riportate da Charles Lister del Middle East Institute - oppure per altri motivi. Anche il regime iraniano è in allarme. Si parla di una certo nervosismo da parte del ministro degli Esteri, Abbas Araghci, che avrebbe chiamato il suo omologo russo Sergei Lavrov e avrebbe programmato un viaggio a Damasco.
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Quel che è certo è che mai come in quasi 14 anni di guerra civile il regime di Assad è stato così pericolante. Sono bastate poche ore per dissolvere le linee difensive del nord-ovest. I video diffusi su Telegram mostrano colonne di mezzi blindati in fuga verso sud, cacciati dalla rapida avanzata delle milizie riunite sotto l’ombrello di Fatah al Mubin - molte delle quali sono gruppi islamici radicali, la più grande e forte è quella di Hayat Tahrir al Sham (Hts). Il tono degli appelli rivolti dal leader di Hts, Abu Muhammad al Julani, continua a essere inclusivo e moderato - con il chiaro intento di catalizzare attorno a sé anche le milizie dell’oposizione storicamente rivali e di tranquillizzare le minoranze etniche e religiose. Uno dei messaggi inviati da Hts alle zone liberate dice che la priorità è “rassicurare tutte le minoranze, inclusi i cristianim che le loro vite, le loro proprietà, i luoghi di culto e la loro libertà saranno assicurate”. Poi è arrivato un invito diretto a Vladimir Putin: “La rivoluzione siriana non è contro la Russia e non è parte della guerra tra Ucraina e Russia. Chiediamo ai russi di non legarsi agli interessi del regime e di Assad ma a quelli del popolo siriano per la sua storia civiltà e futuro”, dice un comunicato dell’Amministrazione degli affari politici di Idlib, centro nevralgico di Hts.
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Nella mattinata i russi avevano lanciato un attacco aereo su Aleppo, a Piazza Bassel, dove decine di ribelli festeggiavano l’abbattimento della statua equestre dedicata a Bassel Assad, fratello del presidente morto nel 1994. Poteva essere l’inizio della ritorsione dei russi, ma per motivi ancora poco chiari non lo è stato e gli alleati di Assad sono tornati alla loro sorprendente inazione davanti all’avanzata delle milizie. Hts e le altre milizie sono riuscite a conquistare anche quel che restava nelle mani del regime della provincia di Idlib, dove Abu Dhuhur, Maarat al Numan, Kafr Nabl e Khan Sheikhoun sono cadute - quest’ultima nel 2017 fu il teatro di uno dei più sanguinosi attacchi chimici compiuti dal regime.
“Non credete alle notizie infondate. Le forze armate continuano a combattere contro i terroristi”, dice un comunicato delle forze armate del regime. L’evidenza dimostra però che le cose stanno diversamente. Gli attacchi lanciati in serata alle postazioni delle forze armate siriane a Inkhil, nella provincia meridionale di Daraa, potrebbero preludere a un effetto ancora più disastroso per Assad, e non solamente per la vicinanza geografica con Damasco. Qui i gruppi armati dell’opposizione al regime sono sempre rimasti attivi - per esempio a Suwayyda - ma la storia della guerra civile siriana ha dimostrato che Israele, che occupa il Golan poco distante, in passato ha offerto sostegno ad alcune delle fazioni ribelli contro Assad. Non è escluso che possa tornare a intervenire anche stavolta, sentendo concreta la possibilità di rimuovere uno dei pilastri dell’Asse della resistenza.
Commenti
LE VERE CAUSE DELL’AVANZATA DEI RIBELLI JIHADISTI SIRIANI: IL DISIMPEGNO RUSSO E LE BOMBE DI ISRAELE – ASSAD ERA RIUSCITO A RIMANERE IN SELLA DOPO LA GUERRA CIVILE SOLO GRAZIE AL SOSTEGNO DI PUTIN E DELL’IRAN, PER TRAMITE DEI SUOI BURATTINI DI HEZBOLLAH. MA MOSCA SI È “DISTRATTA” IN UCRAINA, E IL “PARTITO DI DIO” LIBANESE STA CON LE PEZZE AL CULO DOPO I RAID DI NETANYAHU. E COSÌ IL GRUPPONE DEGLI OPPOSITORI DEL DITTATORE SIRIANO, GUIDATI DAI FONDAMENTALISTI SUNNITI DI HAYAT TAHRIR AL SHAM (FORAGGIATI DA ERDOGAN) HA CONQUISTATO ALEPPO E FA TRABALLARE IL REGIME…dagospia.com
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L'Hts di ex qaedisti, filoturchi, jihadisti: la marcia dei 60mila sulle città in mano alle forze lealiste dietro un'unica sigla sunnita
Otto anni dopo la cacciata sotto i bombardamenti russi pro-regime di Bashar al Assad, le forze di opposizione siriane tornano ad Aleppo. Un esercito vero e proprio di circa 60mila soldati, nato dal raggruppamento di 13 bande divise, sfiduciate e poco collaborative tra loro. Ad Aleppo le forze lealiste se ne sono andate senza combattere, se non qualche scambio di fuoco in periferia, e ora che i ribelli puntano Hama le forze militari di Assad battono in ritirata seppure il presidente siriano ribadisce: «Sconfiggeremo i terroristi». Filoturchi, jihadisti, ex militanti di al Qaeda: chi c’è dietro l’avanzata elle forze ribelli in Siria? Un coacervo di gruppi che negli ultimi cinque anni hanno messo da parte le differenze per ribaltare il regime. Approfittando della debolezza di tutti i suoi alleati. Dall’Iran a Hezbollah alla Russia, i principali artefici della vittoria di Bashar al Assad ormai otto anni fa nella guerra civile scoppiata in Siria nel 2011 sono ora impegnati nei loro conflitti. Mentre l’esercito nazionale è sfibrato e sfiduciato da una guerra che non è mai veramente finita.
I ribelli che hanno riconquistato Aleppo..estratto 01 Dicembre 2024 - 07:16 Massimo Ferraro open.online
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Via al blitz un'ora dopo la tregua Israele-Libano. Caos e strane alleanze
«Un'ora dopo la tregua in Libano è iniziato l'attacco jihadista su Aleppo. La città è caduta senza combattere, come se ci fosse un accordo», racconta al telefono dalla Milano della Siria, un personaggio influente a patto di non pubblicare il suo nome..estratto Fausto Biloslavo 1 Dicembre 2024 - 10:00 ilgiornale
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