- NEGOZIATI FERMI La risposta di Hamas alla proposta di accordo è vecchia
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Per vincere a Gaza, Netanyahu ha bisogno di una nuova coalizione: nessuno sopporta più Ben-Gvir, il ministro dell'Insicurezza nazionale
MICOL FLAMMINI 06 FEB 2024 ilfoglio.it
I terroristi ripetono le stesse condizioni e rompono il silenzio, nel giorno in cui l'esercito israeliano dice che trentadue ostaggi sono morti nella Striscia. Blinken va in Israele a parlare di compromessi: si negozia ancora per salvare i prigionieri
Le foto con le facce dei rapiti che tappezzano le strade di Tel Aviv mettono insieme chi è tornato e chi è ancora nella Striscia, i vivi, i morti e coloro di cui non si sa nulla. Anche durante la tregua di fine novembre, quando sui muri iniziavano a comparire i volti di qualcuno che era tornato, le loro foto rimanevano appese, incollate, immobili fra tutti i ritratti, dolorosamente impassibili per dire che quel trauma è lì per restare. E anche se da quella tregua sono trascorsi ormai due mesi, i volti sono tuttora ancorati l’uno all’altro. Il primo ministro del Qatar, Mohammed al Thani, oggi ha incontrato il segretario di stato americano Antony Blinken e durante la conferenza stampa ha detto di aver ricevuto una risposta da parte di Hamas riguardo all’accordo per la liberazione degli ostaggi e ha riscontrato “uno spirito generalmente positivo”. È stato al Thani a usare l’aggettivo “positivo”, ma la risposta di Hamas è sempre la stessa, le sue condizioni non cambiano – cessate il fuoco permanente, ricostruzione di Gaza, scambio di prigionieri – ed è stato il presidente americano Joe Biden a definire la proposta “eccessiva”, domani Blinken sarà in Israele per continuare a negoziare. Per più di una settimana Hamas non ha dato risposte riguardo all’accordo, ha rotto il silenzio con una proposta vecchia, dopo l’arrivo di una notizia atroce per Israele: alcuni ufficiali dell’esercito hanno detto al New York Times che circa un quinto dei centotrentasei ostaggi ancora nelle mani di Hamas, del Jihad islamico e di privati cittadini che il 7 ottobre hanno preso parte all’attacco o hanno aiutato nell’organizzazione, è ormai morto. Si tratta di almeno trentadue persone, molti sono soldati uccisi durante l’assalto ai kibbutz e trascinati, ormai cadaveri, nella Striscia. Altri sono morti durante la prigionia. Il numero potrebbe essere ancora più alto e nel peggiore dei calcoli, gli ostaggi non più in vita potrebbero essere oltre cinquanta….