DALLA NOSTRA INVIATA Il macigno delle scarcerazioni dei terroristi sul futuro di Israele
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Sono stati i miliziani della Striscia a scegliere chi volevano fuori dal carcere e non hanno scelto soltanto donne e minorenni che appartenevano al loro gruppo. I rischi e il sistema carcerario
MICOL FLAMMINI 27 NOV 2023 ilfoglio.it lettura3’
La tregua viene estesa per altri due giorni, Hamas dovrà rilasciare altri venti ostaggi e Gerusalemme altri prigionieri palestinesi dalle sue carceri. Le paure non guardano a Gaza, ma a queste scarcerazioni tra le bandiere dei terroristi e al pensiero che la storia israeliana, come tutte le storie, tende a ripetersiTel Aviv, dalla nostra inviata. Un ragazzino sistema le sedie gialle, con due occhi attaccati sullo schienale, legate l’una all’altra, strette in solidarietà e prigionia. Le raddrizza, spazza via qualche foglia volata giù dagli alberi in uno dei primi giorni di fresco, che doveva pur arrivare in questa città che condivide memoria e movida, le mette l’una accanto all’altra in una segreta alchimia che non si trasforma in antitesi. Dopo aver raddrizzato ogni fila e ripulito ogni sedia, il ragazzino si sposta verso il lungo tavolo apparecchiato per sedie vuote, e fa lo stesso minuzioso lavoro: ruota i piatti, stira con le mani i tovaglioli, allinea i bicchieri avvolti da un nastro giallo. Rimane molto tempo a ordinare l’assenza in questa piazza di Tel Aviv che dal 7 ottobre tutti conoscono come Piazza degli ostaggi. Non sono soltanto i familiari di chi è stato rapito da Hamas a venire qui, sono tutti: passare per Piazza degli ostaggi vuol dire dimostrare che gli israeliani sono uniti e, nel giorno in cui anche Elon Musk è in visita in Israele e si negozia la liberazione di altri civili nelle mani dei terroristi in cambio di altri due giorni di tregua, sono convinti che questa sia l’unica scelta giusta da prendere. Ogni passo in questa piazza è un ricordo, ogni sospiro è un’attesa, tra le foto con i volti dei rapiti si inizia a scorgere qualcuno che è tornato a casa e si spera che magari il volto accanto sarà il prossimo.
Le scelte giuste non sono libere da costi alti e i funzionari del governo stringono i denti ogni giorno, non sorridono. L’annuncio di un’estensione della tregua è stato dato prima dal Qatar e dall’Egitto, poi da Hamas, poi dalla Casa Bianca, infine da Israele che per il ritorno di altri venti ostaggi, oltre ad altri due giorni di pausa umanitaria, dovrà rilasciare altri palestinesi condannati per terrorismo.
“Ho sentito usare spesso la parola ‘scambio’, ma non è giusto”, dice al Foglio l’avvocato Ilan Borreda, ex capo della divisione intelligence nel servizio carcerario israeliano. “Hamas ha rapito dei civili, li ha portati via, presi dal letto, picchiati.
I palestinesi che si trovano nelle carceri israelianeinvece sono stati condannati per terrorismo, dopo un processo”. Oggi da Gaza sono stati liberati nove bambini e due madri.
“Cosa hanno in comune un bambino e un terrorista? – si domanda Borreda – Sono sempre contrario al rilascio dei terroristi, ma sono convinto che dobbiamo fare il possibile per i nostri ostaggi”. L’avvocato è contrario perché nella storia israeliana, come in ogni storia, tutto si ripete e il 7 ottobre senza il rilascio di oltre mille terroristi palestinesi nel 2011 forse non sarebbe esistito: l’accordo per la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit portò alla scarcerazione di quelli che sono diventati capi di Hamas, anche del regista dell’attacco contro i kibbutz, Yahya Sinwar, “era un leader pure in carcere, oggi non si può non ripensare a quelle scarcerazioni”. E’ un’angoscia di cui nessun israeliano si libera, e al momento non c’è una soluzione, nessuno sa dire come evitare che i terroristi rilasciati oggi diventino i Sinwar di domani.
L’esercito e il governo non pensano che la pausa dai combattimenti possa annullare quello che è stato fatto per indebolire Hamas a Gaza: il problema, adesso, è fuori dalla Striscia.
Il rilascio dei prigionieri palestinesi aumenta la forza di Hamas in Cisgiordania; chi esce festeggia tra le bandiere verdi dell’organizzazione di terroristi, sa che deve la sua scarcerazione ai miliziani della Striscia. Sono loro ad averli scelti.