Il cambiamento climatico costa all’Italia 300 euro per abitante, record in UeLa cifra è aumentata di 5 volte (+490%) dal 2015 ad oggi
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I dati elaborati da The European House – Ambrosetti sono emersi durante la sesta edizione della Community Valore Acqua per l’Italia che include 42 tra aziende e istituzioni della filiera estesa dell’acqua.
20 luglio 2024 ansa.it 2' di lettura
Con quasi 300 euro ad abitante (284 euro), l’Italia è il primo Paese in Europa per perdite economiche dovute al cambiamento climatico, una cifra aumentata di 5 volte (+490%) dal 2015 ad oggi. Questi dati elaborati da The European House – Ambrosetti sono emersi avviando i lavori della sesta edizione Community Valore Acqua per l’Italia che include 42 tra aziende e istituzioni della filiera estesa dell’acqua. La situazione è critica anche in Spagna (221 euro di perdite ad abitante) e in Ungheria (214), mentre Germania e Francia rimangono più vicine alla media europea di 116 euro a cittadino. I danni economici, causati principalmente da alluvioni (44% dei casi), tempeste (34%) e ondate di calore (14%), sono invece quasi impercettibili in Grecia, Danimarca, Lituania e Polonia.
“Viviamo una situazione particolarmente delicata soprattutto nel nostro Paese - spiega Valerio De Molli, Managing partner e Ceo di The European House - Ambrosetti - che si stima quest’anno possa raggiungere la più alta anomalia termica della storia italiana, +1,75°C sopra la media, con tutte le conseguenze che ben conosciamo. La corretta gestione della risorsa idrica è e sarà perciò un elemento sempre più decisivo - continua De Molli - che monitoriamo attraverso la Community Valore Acqua e che deve essere supportato sicuramente da un aggiornamento delle infrastrutture in ottica di incremento dello stoccaggio, ma anche da un veloce processo di digitalizzazione della filiera estesa e da un efficientamento della raccolta e gestione dei dati”.
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La situazione nelle regioni
Nelle regioni italiane - sono già 12 quelle ad elevato stress idrico, Basilicata, Calabria, Sicilia, Puglia le più esposte in assoluto - i settori economici che subiscono il maggiore impatto dalla scarsità d’acqua sono quello agricolo e idroelettrico. In agricoltura, come certificato dalla Community Valore Acqua per l’Italia Teha, tra 2023 e 2022, la produzione di miele si è ridotta del 70%, del 63% quella delle pere e del 60% di ciliegie. In sofferenza anche la produzione di olio d’oliva (-27%), vino (-12%) e pomodori, in calo del 12%.
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“Se non riuscissimo a invertire la tendenza e si dovessero raggiungere i +2° di riscaldamento globale - sottolinea Benedetta Brioschi, partner Teha - raddoppierebbe la perdita di capacità idroelettrica in Italia e triplicherebbe se si raggiungesse un riscaldamento di 3 gradi in più nel Sud Italia e lungo l’arco alpino”.
“Più poteri alle autorità di bacino”
Secondo il Commissario Straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica Nicola Dell’Acqua, per migliorare la crisi idrica si dovrebbero dare più poteri alle autorità di bacino perché “sono gli enti che possono aiutare il Paese a governare l’emergenza siccità affidando loro la pianificazione dell’approvvigionamento idrico primario e lasciando solo la gestione locale alle regioni. L’unico strumento necessario per la pianificazione degli interventi - continua il Commissario Dell’Acqua - è quello del bilancio idrico che deve essere redatto a livello di distretto in una visione più ampia che superi diatribe locali e regionali: i grandi nodi idraulici poteranno acqua da un punto A a un punto B del Paese superando confini regionali e distrettuali: non abbiamo più il tempo di assistere a diatribe sul pagamento della risorsa, tutti gli attori in campo devono prendere coscienza del pesante impatto della gestione frammentata dell’acqua sul futuro dell’Italia”.