Cibo, addio codice a barre: ecco cosa nasconderanno le nuove super-etichette

Le etichette dei prodotti alimentari stanno cambiando. Si sapeva. Gs1, l’associazione mondiale dei codici a barre, ha deciso di abbandonare la vecchia etichetta con le bande verticali..

Attilio Barbieri 22 luglio 2024 liberoquotidiano.it lettura2’

Le etichette dei prodotti alimentari stanno cambiando. Si sapeva. Gs1, l’associazione mondiale dei codici a barre, ha deciso di abbandonare la vecchia etichetta con le bande verticali introdotta nel 1948 e che tuttora è lo standard nella grande distribuzione e non solo, per passare ai cosiddetti codici Qr, abbreviazione dell’inglese quick response, vale a dire “risposta rapida”, un quadratino fatto a sua volta di piccole aree quadrate nere e bianche, capace di contenere un’infinità di informazioni.

Il passaggio dal vecchio al nuovo standard è previsto per il 2027, ma un numero crescente di aziende lo sta utilizzando. La migrazione non sarà indolore, soprattutto perché si tratta di cambiare i sistemi di codifica e decodifica, sia nelle grandi piattaforme logistiche, sia nei punti vendita della grande distribuzione, dove peraltro si stanno diffondendo le casse automatiche con la lettura proprio dei vecchi codici a barre. Immagino l’apprensione degli addetti alla codifica dei prodotti nelle grandi catene della distribuzione moderna che hanno a che fare con centinaia di migliaia di referenze. Il passaggio non sarà indolore.

Ma il tema centrale non è questo. C’è molto di più.

In settimana Gs1 ha annunciato una funzione che consente alle aziende di mettersi in regola con il Regolamento Ue 2023/1115 contro la deforestazione e il degrado forestale. «In vigore da fine 2024 con l’obiettivo di fronteggiare il cambiamento climatico e favorire la sostenibilità ambientale», spiega Gs1 nell’annuncio, «la nuova normativa imporrà alle aziende di commerciare sul territorio dell’Unione europea solo prodotti a “deforestazione zero”». Tutto bellissimo come sempre..

 

Ma come essere sicuri che l’alimento destinato a finire nel nostro carrello sia davvero esente da pratiche di deforestazione?

In pratica, come verificare che le informazioni del produttore siano veritiere? «A certificare che siano sempre complete, esaustive e, soprattutto corrette, è Verified by Gs1, la soluzione globale che permette a retailer e marketplace di verificare le informazioni su ogni prodotto», informa l’associazione dei codici a barre. «Verified by Gs1 permette infatti di verificare l’identità di un prodotto consultando il registro mondiale Gs1 Registry Platform, che ne raccoglie le sette informazioni fondamentali: Gtin (l’identificativo di prodotto del sistema GS1), marca, descrizione, Url dell'immagine, classificazione standard Global Product Classification, contenuto netto e unità di misura, Paese di commercializzazione.

C’è tutto. O quasi. Manca infatti l’informazione che i consumatori cercano più spesso. Vale a dire l’origine del prodotto. Per lo meno l’origine dell’ingrediente primario, ad esempio il grano utilizzato per fare la pasta. E scusate se è poco.

 

In pratica, accade che passando dal vecchio sistema di codifica a barre al nuovo codice Qr, si rinnova il grande equivoco che affligge da decenni i mercati di consumo, con l’impossibilità di determinare il Paese di provenienza della materia prima. Un tema caldissimo, come ha rappresentato in settimana il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, rilanciando la richiesta alla nuova Commissione europea: la trasparenza dei cibi deve iniziare dalla loro origine. Le etichette- Coldiretti lo sostiene da decenni - devono raccontare tutto del cibo che si trova in vendita. Un’esigenza condivisa dalla stragrande maggioranza dei consumatori Ora siamo ala vigilia di un cambiamento epocale nella codifica dei prodotti di largo consumo.

Ma la prospettiva è quella di perpetrare l’equivoco sulla loro origine, agevolando così i grandi falsificatori che contano proprio sull’impossibilità di accertare l’origine da parte di chi acquista, per spacciare come italiani cibi che con il nostro Paese condividono al massimo la fase di confezione. Sullo sfondo resta da capire cosa ne sarà del meccanismo di acquisizione dell’origine, stabilito dal Codice Doganale della Ue, in base al quale un cibo che abbia subito l’ultima trasformazione in un determinato Paese, possa essere etichettato come proveniente dal Paese in cui questa trasformazione è

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