Mehdi Taremi rompe il silenzio: "Non abbiamo rovinato noi l'Iran, siamo dalla parte del popolo"
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Tra calcio e politica, l'attaccante iraniano si schiera contro le ingiustizie e difende la dignità dei giocatori. Le sue parole rompono il silenzio
11.9.2024 *Lamberto Rinaldi, ilcatenaccio.it lettura 2'
In un mondo, quello del calcio, spesso dominato dal silenzio o dall'indifferenza, emergono raramente voci che osano sfidare lo status quo. Mehdi Taremi è una di quelle poche eccezioni. L'attaccante iraniano, noto per i suoi gol ma anche per la sua integrità, non ha mai avuto paura di parlare chiaro, specialmente quando si tratta di difendere la dignità sua e del suo Paese.
La vittoria contro il Kirghizistan, valida per le qualificazioni ai Mondiali del 2026, avrebbe dovuto essere un momento di gioia per l'Iran, che grazie al gol di Taremi si assicurava il primo posto nel Gruppo A. Tuttavia, la tensione tra i tifosi iraniani, esasperati dalla difficile situazione economica e sociale del Paese, si è riversata contro i giocatori. Fischi e insulti, rivolti a tutta la squadra. Ecco allora che Taremi non ha potuto restare in silenzio.
"Mi è stato detto di non dire nulla, ma bisharaf è una parola scortese. Non possono chiamarci così. Qual è la nostra responsabilità? Altre persone hanno fatto precipitare il Paese in questa situazione economica, non noi calciatori, sportivi, personaggi famosi - ha dichiarato Taremi -So che la situazione economica del Paese è difficile per tutti. Non sono i giocatori a mancare di onore. Non abbiamo rovinato noi l'Iran, il Paese che amiamo. Io so che la situazione è peggiorata per tutti, che la gente è sotto pressione e vuole liberarsi di questa rabbia, ma non è giusto che la protesta si rivolga contro di noi. I giocatori stanno dalla parte del popolo e condividono le profonde lamentele".
Le parole di Taremi non sono isolate. In un contesto politico e sociale sempre più critico, con l'Iran al centro di proteste e repressioni, la voce degli atleti ha acquisito un significato particolare. Nel settembre 2022, l'uccisione di Mahsa Amini, una giovane donna arrestata per non aver indossato correttamente l'hijab, ha scatenato un'ondata di proteste in tutto il Paese. Le manifestazioni, guidate in gran parte dalle donne, sono state brutalmente represse, con migliaia di arresti e condanne a morte per i manifestanti. Mehdi Taremi, che in estate ha lasciato il Porto per approdare all'Inter dopo una brillante carriera in Portogallo, ha sentito il dovere di esporsi. All'inizio del 2023, due manifestanti, Mohammad Mehdi Karami, 22 anni, e Seyed Mohammad Hosseini, 39 anni, sono stati giustiziati, provocando indignazione a livello internazionale. Taremi ha utilizzato i suoi social media per condannare le esecuzioni: "La giustizia non può essere fatta con un cappio, quale società troverà pace con spargimenti di sangue ed esecuzioni ogni giorno?".
Le sue parole hanno trovato eco in quelle di Sardar Azmoun, altro celebre attaccante iraniano, lo scorso anno alla Roma. Azmoun, noto per il suo coraggio nel denunciare le violenze contro le donne in Iran, ha dichiarato: "La vergogna è uccidere il nostro popolo. Viva le donne iraniane". In un Paese in cui il dissenso viene spesso represso con la forza, le voci di Taremi e Azmoun risuonano forti e chiare. Non si tratta solo di sport, ma di difendere i valori fondamentali di giustizia e dignità umana. Per questi giocatori, il calcio è più di un semplice gioco: è un veicolo per promuovere cambiamento e consapevolezza in un Iran che cerca disperatamente di trovare la sua strada.
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*Lamberto Rinaldi
Classe 1994, Roma, giornalista pubblicista. In tasca una maturità classica, una laurea magistrale in Filologia Moderna e un Master in Editoria, Giornalismo e Management Culturale all'Università di Roma La Sapienza. Di giorno prof, di notte freelance. Scrivo di calcio e Roma su "Il Catenaccio", di cultura, ambiente e sport per "Il Nuovo Magazine" e "Stampa Critica", ho condotto "Super Santos" sulle frequenze di Active Web Radio. In ogni cosa che scrivo provo a essere fedele a un motto: "Andare, guardare, cercare di capire, raccontare".
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