LIST Foglio 22.2.2016
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Non è una sorpresa che Renzi metta la fiducia sul disegno di legge delle unioni civili, 22 febbraio. Nel 1931 viene varata la Amerigo Vespucci, nave scuola della Marina Militare Italiana.
di Mario Sechi | 22 Febbraio 2016 ore 09:35
Titoli. La vita è una questione di fiducia. Anche l’arte del governo. Fiducia tra elettori e eletti. Fiducia tra partiti alleati di governo. Non è una sorpresa quindi che Renzi metta la fiducia sul disegno di legge delle unioni civili. Non ha i voti per approvarlo da solo, non ha i voti per farlo passare con le adozioni, non ha i voti per cambiarlo in corsa. E non si fida. Appunto, non ha più fiducia. Quel che è sorprendente di Renzi non è questo, ma il fatto che egli – leader di un grande partito – abbia attaccato due politici senza partito: Mario Monti e Enrico Letta. Il professore è un solitario senatore, un battitore libero senza esercito; l’ex presidente del Consiglio è addirittura fuori dal Parlamento e lavora all’estero, a Parigi. Eppure, Renzi a loro ha dedicato passaggi acuminati, accusando l’uno e l’altro di aver creato problemi quando erano al governo. Davvero interessante, il funzionamento a scatti della memoria di Renzi: senza Monti, il suo governo e il suo impegno elettorale, la storia politica italiana avrebbe preso un’altra direzione e lui, Renzi, semplicemente e inesorabilmente non ci sarebbe. Perfino il troppo timido passaggio del governo di Enrico Letta è stato in qualche maniera utile all’arrivo di Renzi. Esaurito il “ricordi, Matteo?” è ancor più istruttivo – per capire le qualità del pieghevole animo umano – il silenzio dei renziani-montiani che della stagione del governo tecnico condivisero l’azione e la visione. Furono eletti sulla base di quel programma politico. Condividono quel che ha detto Renzi? Tacciono i Romano, i Calenda, le Giannini e i molti altri che armi e bagagli passarono lestamente sotto la rassicurante bandiera del segretario fiorentino. La fiducia è mobile. Primo caffè, Corriere della Sera: “Fiducia sulle unioni civili”. Catenaccio: “L’ipotesi a sorpresa di Renzi: intesa con Ncd senza adozioni. Insorge la sinistra”. E’ una mossa logica, il premier vuole portare a casa l’unico risultato sicuro. E in ogni caso sul tema sarebbe un grande passo avanti rispetto a quello che ora non c’è. E’ una tattica da Renzi. Altro sul Corriere? Sì, un interessante editoriale di Ernesto Galli della Loggia che prende le mosse dal “Volta”, il futuro think tank brussellese di Renzi. Andiamo direttamente alle conclusioni di Galli della Loggia: “Matteo Renzi non rappresenta certo alcuna tradizione né, al di là della «rottamazione», sembra riuscire ad essere protagonista di alcuna vera rottura. Il «renzismo» dunque resterà al massimo una strategia di governo (e di sottogoverno) di successo per un Paese fermo, in attesa timorosa di ciò che gli potrà capitare domani”. Ciao, core. Andiamo avanti. Che fa Repubblica? L’apertura su due righe sembra il titolo di un romanzo psichedelico: “Adozioni: Renzi tratta sulla Cirinnà. L’appello dei 400: approvatela così”. Facciamo un giro di titoli. La Stampa comincia la settimana così, modestamente e con un’adesione a cemento rapido: “Renzi: 7 proposte per cambiare la Ue”. Libero entra in ospedale: “La malasanità di Renzi: visite care, tempi lunghi”. Il Giornale fa la lista della spesa di Matteo: “Le spese nascoste del governo”. Carlino-Nazione-Giorno fanno l’apertura canonica in stereo: “Le spese nascoste del governo”. Cose romane? Una sola, da gladiatores, il caso di Francesco Totti. Prendiamo un solo titolo, un caffè ar vetro e un giornale, il Messaggero: “Spalletti manda Totti in tribuna ma l’Olimpico sta con il Capitano”. Al mio segnale, scatenate l’inferno. Buona giornata.
Renzi e il sondaggio social. Mancava, è arrivato il sondaggio diretto dal premier via Facebook. Via Agi: “Buongiono. Qui trovate 24 slide sui primi 24 mesi di governo. Siamo a metà del cammino, mancano ancora due anni quale è per voi la priorità? Quale è secondo voi la riforma più urgente adesso?". La vita è tutta un like.
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Brexit, Boris & David. Sembrava che Cameron avesse nella manica l’asso del sindaco di Londra, Boris Johnson. E invece no. Brutta sorpresa. Il poliedrico, biondo, intelligente, colto, vulcanico e ambizioso Johnson ha fregato in curva Cameron: appoggerà l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Per il premier britannico è un problema da o la va o la spacca. Se perde il referendum, va casa. E al suo posto chi arriva? Johnson. Autore di una bella e divertente biografia su Winston Churchill, probabilmente Boris Johnson si è ispirato a questa frase del leggendario statista: “Meglio fare le notizie che riceverle; meglio essere un attore che un critico”. Johnson punta a Downing Street.
La fine dei Bush. Tutte le dinastie hanno una parabola. E l’addio di Jeb Bush alla campagna elettorale presidenziale è il punto finale di quella dei Bush. Il voto in South Carolina ha messo ancora una volta il partito repubblicano di fronte a una realtà: Trump ha i voti. Ora i vari leader del partito devono solo decidere cosa fare con Donald. Appoggiarlo o contrastarlo. Finiti i Bush, comincia Trump. Ma resteranno i Clinton?
22 febbraio. Nel 1931 viene varata la Amerigo Vespucci, nave scuola della Marina Militare Italiana.