Lettere al Direttore Il Foglio 20.2.2016
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Un Pd che rincorre Grillo è un Pd che va veloce verso il 25 per cento. Piazze piene, culle vuote. Parlamento di incopetenti e casinisti
1-Al direttore - Piazze piene, culle vuote.
Giuseppe DeFilippi
2-Al direttore - Millantando sul ddl Cirinnà un priapismo parlamentare senza numeri laddove sarebbe servita adesione togliattiana al principio di realtà, Matteo Renzi ha completamente sbagliato spartito. Un premier avveduto non prende a calci la sua maggioranza per poi farsi gabbare dal partner occasionale. Brutta storia, perché in politica è più facile assolvere chi frega che il fregato. E non mi stupirei se ora qualcuno gli rinfacciasse un vecchio detto in uso tra i siciliani quando si accorgono di aver peccato di sopravvalutazione: “Cumpari, guàllera era, no cugghiuni”.
Mario Landolfi
Prima o poi Renzi dovrà anche lui accettare il fatto che un Pd che rincorre maggioranze con Grillo è un Pd che si allontana dal 40 per cento e se ne va beato verso il 25 per cento.
3-Al direttore - Di Mario Monti non mi è mai piaciuto il tono professorale, il malcelato senso di superiorità, l’obliquo revanscismo antirenziano, il furbesco silenzio tombale
sulla sua disastrosa avventura di leader politico. Che egli sia poi l’interprete (o il portavoce) della malevolenza di certi ambienti dell’establishment europeo nei confronti del governo italiano, mi interessa poco. Nell’intervista che le ha concesso ieri mi ha invece colpito una singolare omissione. Un punto centrale dell’intervento pronunciato dal senatore a vita nell’Aula di Palazzo Madama, infatti, è stato l’invito rivolto al presidente del Consiglio ad alzare la voce a Bruxelles affinché la Commissione, nelle procedure sul “macroeconomic imbalance” (squilibri macroeconomici), apra “veramente più a fondo un caso contro la Germania [che da otto anni, con il suo surplus commerciale eccessivo, viola il Fiscal compact]. L’ideale per l’Europa e per noi sarebbe più rigore verso la Germania e non troppa flessibilità per noi” (cito dal resoconto stenografico). Ebbene, bi
sogna ammettere che qui Monti prende in castagna Renzi. Insomma, perché questo strappo tedesco delle regole dal nostro premier non viene mai censurato con l’energia necessaria, richiamando Jean-Claude Juncker alle sue responsabilità? Per quella sudditanza psicologica verso il suo sponsor teutonico che il premier dice di non avere? Per convenienza diplomatica, o altro ancora? Non saprei dire. So solo che, se si vuole evitare una splendida solitudine in Eurolandia, le battaglie occorre farle con gli argomenti giusti.
Michele Magno
4-Al direttore - La messa in onda della fiction sull’ennesimo presunto eroe della terra dei fuochi fatui, tralasciando di entrare nel merito dell’opportunità di una ricostruzione, sia pur dichiarata fantasiosa, di fatti attualmente al vaglio della magistratura giudicante, su cui pure ci sarebbe da discutere, in quanto crea indiscutibilmente un clima favorevole all’accusa, è stato lo spunto per una nuova ondata emotiva sfruttata dai soliti mestatori di professione. Soprattutto, è stata l’occasione, per qualcuno, per ribadire le proprie convinzioni, pur se non basate su nulla di concreto. Segnalo, in particolare, un
articolo di Sandro Ruotolo uscito sul Corriere del Mezzogiorno del 17/2/2016 in cui l’estensore dell’articolo, dopo il solito panegirico all’ennesimo “eroe della lotta alle ecomafie”, rammenta, incautamente, il suo servizio giornalistico intitolato “Inferno atomico” (sic!) in cui intervista il pentito di camorra Schiavone che indica luoghi di sepoltura di “fanghi termonucleari”. Ora, non avrebbe fatto più bella figura dicendo: “Scusate, abbiamo sbagliato, ma eravamo in buona fede”, piuttosto che arrampicarsi sugli specchi per tenere il punto parlando, nel suddetto articolo, del ritrovamento di “fanghi industriali” (magari pietre di fossili calcarei o zolle di terreno argilloso di cui è ricca la piana campana) e “rifiuti ospedalieri radioattivi”? La mia considerazione è che in Italia manca totalmente l’etica professionale. Mai ammettere di avere sbagliato, mai accettare una perdita di credibilità, ribadire le proprie convinzioni fino in fondo senza mai recedere, anche contro l’evidenza e la stessa logica. E questo non solo da parte dei giornalisti ma, e questo è più grave, da parte della stessa magistratura, di alcuni organi inquirenti e di agenzie per l’ambiente…
Silvestro Gallipoli