Lettere al Direttore IlFoglio 14.7.2015
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Tagliare le tasse senza passare per cialtroni è possibile? Forse sì
1-Al direttore - Se ha ragione il Foglio, e davvero il presidente del Consiglio vuole impostare la sua campagna
d’autunno su una riduzione delle tasse, è una buona notizia. Due cose, però, ci lasciano perplessi. Primo, si parla di una riduzione d’imposte resa possibile dalla “flessibilità” europea. Immaginiamo voglia dire che l’Italia si prepara a rimandare di nuovo il pareggio di bilancio. Secondo, il governo starebbe pensando di ridurre alcune imposte (per esempio quelle sulla casa), scegliendole presumiamo con l’obiettivo di massimizzare l’impatto politico di questi tagli fiscali. L’una cosa e l’altra hanno una chiara logica di consenso: ma non sono senza alternative. Torniamo su una nostra vecchia proposta. Si possono immaginare, come negli Stati Uniti (delle) riduzioni fiscali “a tempo”: per esempio tre anni. Ipotizziamo una riduzione del 15 per cento delle imposte sul reddito sia delle persone fisiche sia delle società. Un taglio “orizzontale” di questo tipo è quello che più libera risorse perché le persone siano libere di farne ciò che desiderano: senza cercare di indirizzarle verso questo o quel tipo di consumo. Una simile operazione costerebbe circa 30 miliardi all’anno. Se la riduzione temporanea fosse, per l’appunto, di tre anni, davvero non si potrebbe cedere patrimonio pubblico per 30 miliardi l’anno, 90 miliardi sul triennio? Forse è difficile, ma non è certo impossibile, se le stime ci dicono che è 150 miliardi di euro il valore di mercato dei soli immobili residenziali pubblici e 135 miliardi di euro quello delle partecipate dello stato. Al termine dei tre anni, anche senza avere soverchia fiducia nella curva di Laffer, si può dare per scontato che in parte quelle riduzioni di imposta si saranno ripagate con un aumento del prodotto. Ad ogni modo, tre anni sono un tempo congruo per una spending review che consenta di trasformare quella riduzione d’imposte in tasse strutturalmente più basse. Le tasse quindi si possono ridurre senza rinnegare gli obiettivi di finanza pubblica che già ci siamo dati. Come la Grecia insegna, anche per un governo di centrosinistra è meglio passare per privatizzatore che per cialtrone.
Natale D’amico, Alberto Mingardi
Tagliare le tasse è l’unica misura economica che dal punto di vista tecnico ed emotivo può rendere stabile e continuativa la mini ripresa che si indovina alle porte. Proposta fantastica, comunque. Dove si firma?
2-Al direttore - Leggo sul Foglio di sabato un’opinione del professor Cazzola che include i destinatari di prepensionamenti tra il 2008 e il 2012 tra “le vere sanguisughe del paese”. Ora, a parte ogni considerazione sul “merito” inteso come ciò che uno ha fatto durante la vita lavorativa per guadagnare qualcosa in più di 1.500 euro al mese, mi affiorano un paio di constatazioni che le offro: i colpiti da prepensionamenti, usati massicciamente dalle aziende per fare le loro ristrutturazioni a carico del sistema pensionistico (anche loro sanguisughe, no?), non hanno avuto scelta: o andavi o andavi – per la precisione, potevi rimanere, ma a prezzi di dignità personale non pagabili. Restiamo sanguisughe? E ancora: il prof. Cazzola non fa menzione del peso che hanno sul sistema le pensioni di invalidità distribuite per decenni nel sud o delle pensioni baby, o delle pensioni precoci quali quelle della Camera, dell’Alitalia, della regione Sicilia – sono tanti, è gente che vota. Insomma nel furore, caro Cazzola, non dimentichi la necessità di una mappa non opinionata della sanguisuga. Non vorrei che anche fra i commentatori liberi si fosse fatto strada il metodo del capro espiatorio e della gogna sociale per gli over tremila euro. Fermo restando che se ci si deve sacrificare, ci si sacrifica volentieri. Ma voglio la mappa.
Vittorio Zambardino
Caegoria Rubrihe