Lettere al Direttore Il Foglio 24.5.2016
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“People should stop counting calories”. Non è vero, ma ci crediamo. Unione europea: colpire il patrimonio edile
1-Al direttore - Ci frequentiamo ormai da anni, lei dunque sa che in fatto di obesità io sono una cattedra vivente. Conosco una sola dieta: ipocalorica, ovvero mangiar di tutto un po’ e solo un po’. Spesso le diete falliscono perché, come mi diceva il mio caro amico geniale, il compianto Mario Missiroli, le diete fanno venire fame. E come testimonia Umberto Silva, non esistono cose che fanno male (grassi, dolciumi, pasta), ci facciamo del male da soli, semmai, probabilmente esagerando. Ora leggo che le linee guida della Sanità inglese, dal 1983, sono sotto processo nella comunità clinica britannica (The Daily Telegraph, lunedì 23 maggio prima pagina). I risultati sono non solo scarsi, ma inesistenti, vanno a rovescio, la situazione peggiora di decennio in decennio. Non bisogna mangiare le cose trattate low-fat, non bisogna bere lite, non bisogna abusare della famosa dieta mediterranea. Il formaggio fa bene al cuore, e così i grassi, anche saturi, e le carni rosse. Mi informerò meglio e, se lo riterrà opportuno, ne scriverò più a lungo. Per ora il mio commento è come quello di Croce per la jettatura: “Non è vero, ma ci credo”. Saluti affettuosi
Giuliano Ferrara
La ricerca è semplicemente fantastica, il “people should stop counting calories” dovrebbe essere appeso all’ingresso di ogni ristorante e si conferma che aveva ragione Milan Kundera quando con saggezza diceva: “Io ho un mio personale concetto di dieta: evito rigorosamente tutti i cibi che non mi piacciono”. Slurp.
2-Al direttore - Pannella ha combattuto contro le istituzioni totali e l’abuso del potere partitico fino quasi al sacrificio megalomanico di sé. Ma lo ha fatto sempre dentro le istituzioni repubblicane e nel solco di culture politiche liberali e libertarie. Nulla di anarcoide e populista. Impari qualcosa il ciarlatano del vaffa e il teorico delle scatolette di tonno. Baci.
Paolo Repetti
3-Al direttore - Nell’ultima delle “raccomandazioni” all’Italia, il Consiglio dell’Unione europea chiede al nostro governo di “trasferire il carico fiscale dai fattori di produzione al consumo e al patrimonio”, rilevando che “sviluppi recenti, ad esempio l’abolizione dell’imposta patrimoniale sulla prima casa, paiono incoerenti con l’obiettivo di allargare la base imponibile e di trasferire il carico fiscale dai fattori produttivi al patrimonio e al consumo”. Deve esserci un difetto di comunicazione. Forse a Bruxelles non è giunta notizia del fatto che, a partire dal 2012, la tassazione sugli immobili di natura patrimoniale è passata da 9 a 25 miliardi di euro, quasi triplicandosi (poi c’è quella reddituale e di altra natura, che vale almeno altri 20 miliardi). Per i vertici della Ue, il fatto che da questi 25 miliardi di tassazione patrimoniale siano stati eliminati poco più di 3 miliardi per (neanche tutte) le abitazioni principali, è sufficiente per riproporre la litania della necessità di trasferire il carico fiscale dai “fattori produttivi” agli immobili, beni che i burocrati europei – pigramente ispirandosi a teorie economiche smentite da studi seri e dalla realtà – considerano non “produttivi”. Siamo disponibili – se il presidente del Consiglio avesse intenzione di rispondere alle “raccomandazioni” europee – a fornire al governo i dati sui disastri che questa vecchia e insulsa distinzione fra “tasse buone” e “tasse cattive” ha provocato in termini di diminuzione del prodotto interno lordo, caduta dei consumi, fallimento di imprese, chiusura di attività professionali, perdita di posti di lavoro, distruzione della funzione economica e sociale dell’affitto, abitativo e commerciale, svolta dalla proprietà diffusa. Tutto ciò, senza soffermarsi sulle questioni di equità e, quindi, sull’impossibilità di spiegare il motivo per il quale solo per gli immobili debba persistere – oltre all’imposizione sul reddito – una tassazione di natura patrimoniale, in quanto tale progressivamente espropriativa del bene inciso.
Giorgio Spaziani Testa, Presidente Confedilizia