Il Nyt sbertuccia la Madonna ma si autocensura su Maometto
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L'ipocrisia del quotidiano americano, che censura Charlie Hebdo ma ora pubblica il Papa fatto di condom e la Vergine con le feci
di Giulio Meotti | 06 Luglio 2015 ore 17:22
Per il New York Times, decidere quali immagini siano offensive è una faccenda complicata. A metà gennaio, la bibbia liberal aveva censurato la copertina di Charlie Hebdo, il Maometto in lacrime con in mano il cartello “Je Suis Charlie”. Una decisione giustificata dal direttore dell’oggetto di culto del giornalismo americano, Dean Baquet, secondo cui “le immagini del Profeta offendono i musulmani”. Diverso il trattamento riservato dal quotidiano americano a Benedetto XVI e ai fedeli cattolici. Il New York Times ha appena pubblicato l’opera dell’artista Niki Johnson, intitolata “Eggs Benedict” ed esposta al museo d’arte di Milwakee: diciassettemila preservativi di vario colore che formano il volto del Papa emerito, Joseph Ratzinger. L’opera non è “basata sull’odio”, ha riferito il Times, ha lo scopo di “criticare” la chiesa cattolica “sul sesso e la contraccezione”.
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“E' stato difficile negare ai nostri lettori queste immagini? Assolutamente. Ma abbiamo degli standard, e non comportano la pubblicazione di materiale offensivo”, aveva detto Baquet al Washington Examiner lo scorso gennaio. “Come riprodurre figure religiose in posizioni sessuali. Non le mostriamo, quelle”. Dunque un imam ridicolizzato da Charlie Hebdo fa scattare l’autocensura, mentre un Papa imbottito di profilattici no, quella è arte. Lo ha confermato all’Examiner Phil Corbett, standard editor del New York Times: “Non credo che l’opera d’arte di Milwaukee e le caricature di Maometto siano equivalenti. Centinaia di migliaia di persone hanno protestato in tutto il mondo dopo le vignette, mentre alcune persone potrebbero non amare questo lavoro di Milwaukee, e non mi sembra un livello comparabile di indignazione”. Dunque se la umma decide che una vignetta o un’opera d’arte, come l’Idomeneo di Mozart o il Tamerlano di Christopher Marlowe, debbano scomparire per sospetta “islamofobia”, il New York Times giustifica la censura. Se a protestare è una diocesi americana, allora in gioco c’è la libertà di espressione. A maggio, il New York Times aveva pubblicato un caustico editoriale criticando il concorso di caricature su Maometto a Garland, in Texas. “Far finta che sia motivato da qualcosa di diverso dall’odio è semplicemente fesseria” aveva scritto il Times. Negli stessi giorni, il New York Times riproduceva l’opera di Chris Ofili “La Santa Vergine Maria”, la madre di Gesù ricoperta di feci e genitali. Quella non è fesseria, è arte.
William McGowan, vincitore di un National Press Club Award, si è chiesto in “Gray Lady Down” come è possibile che la gloria del giornalismo statunitense si sia ridotto a rottame del politicamente corretto. “Il New York Times ha sempre svolto un ruolo centrale nella vita civile del nostro paese e nei dibattiti pubblici che forgiano la democrazia e il consenso”, scrive McGowan, la cui conclusione è più che amara: “Il New York Times ha abbracciato l’agenda culturale decostruzionista”. Ovvero, per dirla con Jacques Derrida all’epoca del caso Rushdie e dei suoi “Versetti Satanici”, la colpa non è della folla islamica che brucia i libri, è dell’occidente incauto che li stampa.
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