Il Papa mette in riga i perbenisti
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Francesco passa in rassegna “i fratelli martirizzati perché cristiani”. Basta una rapida omelia mattutina a Santa Marta, al Papa, per spazzare via il perbenismo
di Redazione | 21 Aprile 2015 ore 13:26 Foglio
Basta una rapida omelia mattutina a Santa Marta, al Papa, per spazzare via il perbenismo dilagante di chi ha paura di dire che i migranti salpati dalla Libia sono stati buttati in acqua perché cristiani e riduce il tutto a mera rissa scatenata per “motivi imprevedibili”, visto che dopotutto cose così possono capitare quando “ci sono persone stipate per giorni nei barconi in condizioni precarie”, come sosteneva qualche giorno fa il vescovo Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, dando una magistrale lezione del più classico politicamente corretto. “Oggi – è l’esordio della riflessione di Bergoglio, che non teme di scontentare i novelli sultani neo-ottomani restii ad accettare che un secolo fa in Anatolia si sia praticato “il primo genocidio del Ventesimo secolo” – vorrei ricordare che la storia della chiesa, la vera storia della chiesa, è la storia dei santi e dei martiri. Perseguitati i martiri, tanti uccisi, da quelli che credevano di dare gloria a Dio, da quelli che credevano di avere la verità”. In questi giorni, ha aggiunto il Pontefice, “quanti Stefani ci sono nel mondo! Pensiamo ai nostri fratelli sgozzati sulla spiaggia della Libia; pensiamo a quel ragazzino bruciato vivo dai compagni perché cristiano; pensiamo a quei migranti che in alto mare sono buttati in mare dagli altri, perché cristiani; pensiamo – lunedì – a quegli etiopi, assassinati perché cristiani, e tanti altri. Tanti altri che noi non sappiamo, che soffrono nelle carceri, perché cristiani”.
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Numeri alla mano, i cristiani di Francia sono tra i più discriminati. Ma a Valls non interessa E’ il martirologio aggiornato, quello che esce dalla bocca del Papa che, al Regina Coeli del Lunedì dell’Angelo, aveva esortato a partecipare alla difesa e protezione “dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, perseguitati, esiliati, uccisi, decapitati per il solo fatto di essere cristiani”. Questa, ha osservato Francesco predicando come di consueto a braccio, “è chiesa di martiri”. Ricorda Stefano, il primo martire, che quando “confessa la sua visione di Gesù i suoi persecutori si scandalizzano, si turano le orecchie per non sentirlo e poi lo trascinano fuori dalla città per lapidarlo”. La parola di Dio “sempre dispiace a certi cuori. La parola di Dio dà fastidio, quando tu hai il cuore duro, quando tu hai il cuore pagano”. E davanti alle immagini dei roghi e delle decapitazioni, delle croci divelte dai cimiteri e dagli altari delle chiese profanati, il Papa ricorda che ci sono anche “i martiri nascosti” che “vengono sospettati, calunniati, perseguitati da tanti ‘Sinedri moderni’ che si credono padroni della verità”.