La nostra croce in medio oriente. Parla Bat Ye’or: poche speranze per i cristiani
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in terra islamica, l’Europa non difende nemmeno se stessa
di Giulio Meotti | 01 Aprile 2015 ore 17:39 fOGLIO
I cristiani di Qaraqosh rifugiati a Erbil, in Iraq (foto LaPresse)
Disastri naturali come lo tsunami o i terremoti provocano sempre straordinari movimenti di solidarietà in tutto l’occidente, mentre la scomparsa di intere popolazioni cristiane, della loro civiltà antiche duemila anni, non commuove mai nessuno”. A colloquio con il Foglio, Bat Ye’or (pseudonimo di Gisele Littman) è a dir poco disincantata su questo che a suo avviso è uno dei massimi rivolgimenti demografici e religiosi della storia dell’umanità: la fine della presenza cristiana nel mondo arabo-islamico. Un cataclisma dalle proporzioni che verranno comprese soltanto a ciclo compiuto.
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Lei è la storica inglese-svizzera, nata in Egitto, che per prima ha narrato la storia della “dhimmitudine”, ovvero l’assoggettamento, la mutilazione, l’inferiorità e la debolezza dei non musulmani (ebrei e cristiani) all’interno dell’islam sovrano, che li ha condannati in quanto semenzaio di menzogne ed eresie.
La prima volta che Bat Ye’or ne scrisse fu sulla rivista parigina Commentaire, fondata da un gruppo di discepoli liberali di Raymond Aron. Da allora, Bat Ye’or ha scritto saggi come “Les Juifs en Egypte”, “Le Dhimmi: profil de l’opprimé en Orient et en Afrique du nord depuis la conquête arabe” e di “Les chrétientés d’Orient” con la prefazione del teologo protestante Jacques Ellul, per citarne soltanto alcuni.
“La situazione della cristianità orientale è una tragedia di proporzioni immense”, dice la storica al Foglio. “Anche coloro, come il presidente egiziano al Sisi che vorrebbero aiutare, sembrano impotenti in queste circostanze drammatiche. Per quanto riguarda l’occidente, le scelte strategiche e ideologiche che ha compiuto nel secolo scorso lo rendono incapace di comprendere la tragedia. Forse è un altro segno della decadenza dell’occidente, di una politica deliberata di cancellazione dell’identità cristiana attraverso la globalizzazione e l’islamizzazione, e con esse il rifiuto dei valori giudeo-cristiani che emergono nell’attuale cultura occidentale che esecra Israele. Abbiamo tutti visto decine di migliaia di persone sfilare nelle strade delle capitali d’Europa a favore dei palestinesi mentre stavano sommergendo i civili israeliani di missili e gridavano ‘morte a Israele e agli ebrei’, ma l’agonia cristiana nelle terre islamiche porterebbe appena cinquecento persone nelle strade di Parigi. Dagli anni Settanta, tutti i partiti politici europei hanno sostenuto i palestinesi e gli interessi arabo-islamici. I cristiani d’oriente divennero l’avanguardia della politica europea antisionista e persone come Edward Said i detrattori della civiltà occidentale che magnificavano la superiorità di quella musulmana”.
La lista è impressionante. George Habash (1926-2008), “il padrino del terrorismo mediorientale”, era un cristiano greco-ortodosso che cantava in chiesa come chierichetto. E’ la stessa storia di Wadie Haddad (1927-1978), cristiano e spietato organizzatore di azioni terroristiche. Il Baath, partito al potere in Iraq e in Siria, è stato fondato dal cristiano Michel Aflaq (1910-1989). L’invenzione della parola “nakba”, per indicare la “catastrofe” della nascita di Israele, si deve al cristiano Constantin Zureiq (1909-2000). In Libano, i movimenti dei cristiani Michel Aoun e Suleiman Frangieh sono alleati di Hezbollah. “Ovviamente fu il disperato tentativo di comunità cristiane vulnerabili sotto una spada di Damocle, una popolazione che avrebbe potuto sopravvivere nell’oceano islamico soltanto sostenendo il potere che li avrebbe poi distrutti”, ci dice Bat Ye’or.
La storica non si abbandona a falsi distinguo sullo Stato islamico (Is). “Oggi l’Is applica le leggi jihadiste che hanno portato alla conquista del medio oriente cristiano. I massacri, le schiavitù, le espulsioni, il ricatto, la distruzione di monumenti, libri e retaggi di antiche civiltà, sono descritti in migliaia di libri nei secoli. Ma a partire dal secolo scorso, a causa della storia d’amore dell’Europa con i palestinesi, questa storia è stata proibita e sostituita con la visione islamica della tolleranza musulmana e della natura maligna di Israele. Oggi le sofferenze umane dei cristiani, che richiederebbero aiuto internazionale, sono aggravate dalla perdita della memoria storica, di secoli di tesori e di tradizioni di passate generazioni immortalate in vecchi libri. E’ la storia della dhimmitudine, che è stata negata dal consenso politico”.
Non vede alcun futuro per i cristiani in medio oriente. “E’ difficile prevedere l’evoluzione di questo caos provocato da una Europa cieca e dal presidente americano Barack Obama, entrambi sedotti dai loro consiglieri preferiti: i musulmani radicali e i Fratelli musulmani. E’ chiaro che qualunque cosa succederà, i cristiani emigreranno. Forse una esigua comunità copta resterà in Egitto, ma la presenza cristiana si affievolirà in altre regioni. Già oggi il carattere cristiano del Libano è scomparso come conseguenza della Guerra civile del 1970-80 e del sostegno dato dall’Europa e dalla Francia ai palestinesi contro i cristiani. L’Europa ha smesso di difendere se stessa, come potrebbe difendere qualcun altro? Da presidente della Commissione europea, Romano Prodi biasimò il diritto di Israele all’autodifesa dandoci un esempio dell’Europa compiacente che incoraggiava l’immigrazione. I cristiani emigreranno, ma non come fecero gli ebrei. Gran parte degli ebrei sono tornati alla loro terra natia dove hanno restaurato una antica civiltà. Gli ebrei avevano una visione che li univa nonostante le divisioni e le differenze. La proclamazione della libertà e della dignità dell’essere umano, la liberazione dalla schiavitù hanno costituito il certificato di nascita di Israele che ha preservato la sua identità e anima nei millenni”.
Israele è odiato proprio perché ha vinto la dhimmitudine, la sottomissione all’islam. “I cristiani invece sono stati le vittime della rivalità politica europea. Divisi, traumatizzati dai genocidi ottomani, i cristiani d’oriente non hanno potuto farcela senza aiuto esterno. E’ stata una tragedia cristiana”.
E una tragedia in cui l’occidente ha una responsabilità impressionante. “Sì, e in molti modi. Inghilterra e Francia hanno diviso l’identità cristiana persuadendo i cristiani che erano arabi e che dovevano militare con i musulmani per formare una nuova ideologia: il nazionalismo arabo che avrebbe sconfitto il sionismo. C’erano arabi cristiani, è vero, ma gran parte dei cristiani erano cristiani arabizzati dalla conquista araba delle loro terre. Inoltre, molti cristiani non erano antisraeliani e si vedevano come gli abitanti indigeni del medio oriente. Su pressione delle due potenze coloniali, i cristiani divennero più arabi degli arabi, i mercenari cristiani delle cause islamiche, in particolare dei palestinesi. La militanza dhimmi a favore dell’islam e del suo dominio in espansione ha alterato la coscienza storica cristiana. Minoranze vulnerabili vennero usate per diffondere in occidente odio antiebraico. Dovevano seppellire la loro storia dhimmi per abbracciare la tolleranza islamica. A livello politico, Francia, Inghilterra e America hanno rifiutato di concedere ad assiri e armeni regioni autonome dopo la Prima guerra mondiale, temendo le popolazioni islamiche delle loro colonie. Rifiutarono anche la protezione dei cristiani dopo la fine dei mandati, suggerendo loro di integrarsi con gli arabi. Il risultato fu un genocidio di Assiri negli anni 30. Avvenne lo stesso con la richiesta curda di autonomia. Soltanto la falsa identità palestinese basata sul jihad e creata dalla Francia nel 1969 ha creato consenso nella guerra dell’Unione europea contro Israele”.
Bat Ye’or conclude con una triste premonizione: “Avendo negato la storia della sottomissione, l’Europa oggi vive senza conoscerla, insicura sotto la minaccia jihadista. L’estinzione della cristianità orientale potrebbe prefigurare il futuro stesso dell’Europa”. Sarà questa la punizione per la nostra cupidigia da dhimmitudine?