“Ebrei e cristiani si alleino, hanno nemici comuni”. La tesi di Gelernter “Il cristianesimo è
- Dettagli
- Categoria: Religione
il più importante dono degli ebrei all’umanità”. La doppia minaccia islamica e secolarista
di Giulio Meotti | 01 Aprile 2015 ore 06:18 Foglio
David Gelernter
Roma. Il 24 giugno del 1993 il professor David Gelernter aprì un pacco senza mittente nel suo ufficio al quinto piano della Arthur Watson Hall dell’Università di Yale. Genio dei computer che ha inventato il “cloud”, Gelernter è la vittima più illustre di Unabomber, alias Theodore Kaczynski, il matematico docente a Berkeley che andò a vivere in una capanna di tronchi nel Montana per lanciare una guerra luddista all’America. Gelernter sopravvisse all’attentato con l’occhio destro accecato, la mano destra monca e gravi lesioni agli organi.
Oggi Gelernter, che ha vinto contro la Apple una delle cause informatiche più importanti della storia americana, continua a occuparsi di informatica a Yale, ma scrive anche libri sul giudaismo, sulla religione in America e sull’influenza delle élite che reputa distruttiva. Gelernter ha appena firmato un saggio straordinario per la rivista cattolica First Things, dal titolo “Perché un ebreo dovrebbe interessarsi se la cristianità muore”. E’ un poderoso appello all’alleanza tra fratelli naturali in un mondo insidiato da comuni nemici.
ARTICOLI CORRELATI Quanto è bella la piazza tunisina che ci ricorda per cosa combattiamo Ucciso un altro blogger critico dell’islam. E’ il secondo in un mese
“Papa Francesco dovrebbe vedere la riconversione dell’Europa come il suo compito più importante”, scrive l’accademico di Yale. “Sicuramente il Papa è d’accordo che il cristianesimo europeo è nei guai. Sicuramente non crede che il cristianesimo non abbia più importanza in Europa. Come può ignorare una catastrofe alla sua porta di casa?”. Molti studiosi e intellettuali ebrei risponderebbero a Gelernter: perché a un ebreo dovrebbe interessare se il cristianesimo decade in Europa? Gelernter sostiene che le tirannie totalitarie del Novecento, la Germania nazista, il Giappone imperiale e la Russia stalinista avevano qualcosa di fondamentale in comune. “Tutti e tre erano regimi ufficialmente pagani. Il culto del Führer, il culto dell’imperatore e il culto della personalità di Stalin dipendevano dalla soppressione delle religioni”. L’odio verso il cristianesimo ha alimentato l’odio per gli ebrei.
Gelernter sostiene poi che oggi sia il ramo progressista del cristianesimo sia il ramo liberal dell’ebraismo stanno morendo, in Europa come negli Stati Uniti e che entrambi odiano Israele. “Le chiese liberali tradizionali stanno morendo. Lo stesso vale per i rami liberali del giudaismo. Negli ultimi decenni, il liberalismo è diventato una religione a se stante”. Gelernter non chiede agli ebrei di azzerare il passato burrascoso dei rapporti fra il loro popolo e la cristianità. “Non è tempo di dimenticare (mai) o perdonare (non abbiamo il diritto), ma è il momento di andare avanti”. E di riconoscere che ebrei e cristiani oggi affrontano lo stesso nemico.
Da un lato, l’islam politico in medio oriente, con la cacciata epocale delle minoranze cristiane da tutto il Levante e la minaccia perenne che grava sulla testa di Israele. Dall’altro lato lo sciatto e aggressivo secolarismo delle democrazie occidentali e con esso il multiculturalismo di stato, sotto i quali germinano la cristianofobia e l’antisemitismo. La tesi di Gelernter sta raccogliendo consensi fra importanti leader e dirigenti ebraici. L’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Ron Prosor, ha paragonato la cacciata di masse di cristiani dai paesi arabi a quella di 800 mila ebrei dai paesi arabi nel 1948. Allora si verificò la fine dell’ebraismo in terra islamica. Oggi è la distruzione del cristianesimo delle origini. E’ anche la tesi di Haïm Korsia, gran rabbino di Francia, che ha invocato una reazione fraterna di fronte al dilagare dell’assassinio di cristiani: “Dove sono le comunità ebraiche un tempo così vive di Aleppo, di Beirut, di Alessandria, del Cairo o di Tripoli? Dove sono le scuole di Nehardea e di Pumbedita in Iraq? E dov’è il florido ebraismo di Esfahan e di Teheran? Nella nostra memoria. Scacciati, uccisi, decimati, perseguitati ed esiliati, i cristiani d’oriente vivono in prima persona la stessa condizione degli ebrei con cui hanno così a lungo convissuto e che hanno visto partire da quei luoghi”. Come i “nazareni” di Mosul. E’ l’opinione anche di Ron Lauder, presidente del Congresso ebraico mondiale: “La ‘N’ dei cristiani è come la stella di David gialla che i nazisti obbligavano gli ebrei a portare”.
Secondo Gelernter si tratta di questo: “Il cristianesimo è il dono degli ebrei all’umanità; il più importante che l’umanità abbia mai ricevuto. Il fatto che così tanti esponenti della sinistra moderna dicano a se stessi, ‘una ragione in più per odiare gli ebrei’, non fa che rimarcare il punto. Il nemico naturale dell’ebreo è il nemico naturale del cristiano. Perché un ebreo dovrebbe preoccuparsi se il cristianesimo vive o muore? Perché lui deve preoccuparsi se il messaggio del giudaismo vive o muore”.
Non a caso Israele è l’unico paese, in un arco di migliaia di chilometri che va fra Marrakech a Teheran, dove la comunità cristiana non soltanto non soffre, ma addirittura cresce. Dall’Ufficio di statistica israeliano leggiamo come nel 1949 i cristiani ammontassero a 34 mila, oggi sono 165 mila e di 187 mila è la previsione nel 2020. E’ questo che dice di rivoluzionario Gelernter: Israele e con esso il popolo ebraico sono ancora nella fase di stabilire le condizioni per la propria esistenza e questa lotta per la sopravvivenza fornisce al cristianesimo la possibilità non soltanto di riscattare gli errori del passato, ma di ipotecare anche il proprio futuro.