Se è anti gender questo Papa non piace
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I casi curiosi in cui il vaticanista collettivo diventa molto distratto
di Redazione | 24 Marzo 2015 ore 06:18 Foglio
Come è ormai tradizione, anche stavolta le dichiarazioni di Papa Francesco sulla teoria del gender che è “uno sbaglio della mente umana che fa tanta confusione” (lo ha detto a Napoli, sabato scorso, durante l’incontro con i giovani) sono state omesse – con pochissime eccezioni, le solite – nelle altrimenti zelanti cronache del vaticanista collettivo, preoccupato di non turbare l’idea di un Pontefice “aperturista” rispetto alle istanze della postmodernità, anche quando il Pontefice medesimo dimostra e dichiara di non esserlo affatto, come nel non irrilevante caso in questione. Anche per questo, e cioè per dare a Francesco quel che è di Francesco, vale la pena ricordare che il 20 marzo si è tenuta all’Onu, al Palazzo di vetro di New York, un’importante iniziativa pubblica contro l’utero in affitto e la compravendita di ovociti, promossa dall’osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, l’arcivescovo Bernardito Auza.
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Nel corso di una tavola rotonda, la giornalista e regista americana Jennifer Lahl, autrice del famoso documentario di denuncia “Eggsploitation”, ha raccontato l’attuale èra di “fabbricazione” dei bambini attraverso l’assemblaggio di gameti e l’uso di madri surrogate. Nella settimana segnata dalle polemiche sulle dichiarazioni di Dolce e Gabbana, colpevoli di aver detto che esiste un limite al desiderio, che riguarda i diritti e la dignità delle donne e dei nati, l’incontro all’Onu ha denunciato l’opera di sistematica menzogna attorno ai temi del “nuovo modo di procreare”. La cosiddetta “donazione” di ovociti, per esempio, è un attentato violento alla salute delle giovani donne, alcune delle quali rimangono per sempre sterili quando qualcosa va storto (caso non raro, come ha raccontato Jennifer Lahl). Ancora più macroscopico, il caso delle “madri surrogate”, considerate di fatto “una sottoclasse di donne”. Il nunzio apostolico all’Onu ha sottolineato a sua volta che i figli vanno concepiti “in piena consonanza con la dignità umana della donna, dell’uomo e del bambino”, mentre tecniche ormai banalizzate non garantiscono affatto il rispetto di quella dignità.