Ma è vero che l'Italia (Renzi compreso)non conta nulla nell'Unione europea?
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Al quesito del titolo si può subito rispondere che l'Italia conta molto poco, anzi, quasi niente, nell'Unione europea. Non solo adesso, con il governo Renzi, ma da sempre.
di Pierluigi Magnaschi ItaliaOggi, 16.7.2015
Al quesito del titolo si può subito rispondere che l'Italia conta molto poco, anzi, quasi niente, nell'Unione europea. Non solo adesso, con il governo Renzi, ma da sempre. La colpa di Renzi è stata semmai quella di aver fatto capire, e soprattutto dire, che arrivando lui le cose a Bruxelles sarebbero subito cambiate in meglio per l'Italia, e che i grandi poteri e i grandi personaggi del Vecchio continente sarebbero stati subito messi in riga. Da lui. Un discorso da bar, insomma. Non da bar di oggi, quelli con le deprimenti e compulsive slot-machine e i gratta e vinci aggrediti con tanta speranza e molte delusioni, ma i bar sonnolenti e fumosi con i tavoli da biliardo circondati da flanellisti fuori corso all'università. I bar alla Giorgio Gaber e alla Enzo Jannacci, per intenderci, dove aveva la meglio chi la sparava più grossa.
Il guaio è che queste sparate, in Italia, non sono mai state contraddette dai grandi media (stampati e via etere). Esse, semmai, vengono da loro acriticamente ingigantite. Basta leggere i grandi media di ieri per capire che la Mogherini sarebbe stata (per sua stessa dichiarazione, avallata da tutti) il catalizzatore dell'accordo contro l'embargo all'Iran. Anche i sassi però sanno che, in questa trentennale vicenda, l'Europa non ha toccato palla e, se ci fosse stata la possibilità di toccare palla, sarebbero subito scesi in campo in prima persona i soliti Merkel e Hollande. I veri protagonisti dell'intesa (pur essendo 5+1) sono stati infatti i premier degli Usa, dell'Iran e della Russia con, sullo sfondo, influente anche se non partecipante, il premier di Israele. E, di fatto, in panchina, Cina, Francia e Gran Bretagna. In questa trattativa quindi la Mogherini è stata trattata da valletta, non per colpa sua, ma perché lo impone il ruolo che ricopre che è di pura facciata (ma se, per questo ruolo, Renzi avesse puntato sulla Bonino, esso avrebbe acquistato ben altra importanza)
La stessa cosa successe in occasione del semestre europeo che fu preparato da Renzi, dal mondo politico italiano e dai media tricolori come se si fosse trattato di un evento epocale mentre, indipendentemente da chi è il presidente semestrale, in questo semestre, nessuno non può fare nulla. Chiunque sappia l'abc della Ue sa perfettamente che questo ruolo è un semplice pennacchio per tener a bada la sterminata schiera dei tanti paesi della Ue. Del resto che cosa può mai riuscire a fare una persona nei sei mesi in cui, essendo senza poteri, viene presentato come se fosse il capo dell'Europa? Ora che costui ha aperto i dossier e consultato i collaboratori, deve andare a casa. Sei mesi, per tutti, passano in fretta. Gli resta solo un nastrino prestigioso (si fa per dire) sul curriculum, a futuro stupore dei nipoti.
Che la funzione del presidente semestrale della Ue sia del tutto irrilevante lo si può capire facilmente chiedendo a chiunque chi è l'attuale presidente semestrale della Ue. Sarebbe una domanda finale da Lascia o raddoppia. Non lo sa nessuno. Ma se si parte per ricoprire questo ruolo dicendo che, dopo, niente in Europa sarà più come prima, si alimentano inevitabilmente delle aspettative che poi portano ad accusare Renzi di non aver fatto niente.
Chi, come Renzi, si presenta (e si dichiara) come protagonista a livello europeo, non può poi lamentarsi se alcuni media di nicchia (ma presto non saranno solo loro) gli chiedono come mai non è stato invitato a nemmeno uno dei tanti vertici fra Merkel e Hollande. Renzi non viene invitato non per colpa sua, ma solo perché (per motivi che affondano nella storia del nostro paese e dell'Europa) nessun leader italiano è mai stato invitato a questi summit ristretti che poi sono i soli nel corso dei quali si decidono le vere strategie continentali. Le altre riunioni, attorno a tavoli sterminati, con tutti, sono solo delle occasioni per fare le foto e i filmati da Tg in cui, qualsiasi tragedia sia successa, tutti stanno ridendo a crepapelle, anche se non si sa perché.
Che la nostra irrilevanza a livello continentale affondi le radici nella storia lo dimostra anche il celebre film americano Casablanca con Humphrey Bogart che è del 1942. Quando in Marocco arriva l'aereo dell'alto ufficiale tedesco, questo viene accolto con grande rispetto dal prefetto e dal responsabile militare francese. Quando, subito dopo, si fa avanti l'ufficiale italiano per portare i saluti del governo di Mussolini che è alleato dei tedeschi, l'ufficiale di Berlino non si accorge nemmeno che l'italiano gli sta dando la mano e l'ufficiale francese, intervenuto a gamba tesa, lo scansa via in modi bruschi. Di fronte a questi ostacoli non vale dare del «cara Angela» alla Merkel perché si ottiene in risposta un «il premier italiano». Non possiamo continuare a fare i simpatici all'estero (come del resto faceva Berlusconi con le corna) ma bisogna affrontare un percorso difficile, delicato (e con i collaboratori giusti) per la paziente costruzione di una credibilità che non abbiamo e che potremo avere solo alla fine di decenni di duro lavoro.
Faccio un solo esempio del dilettantismo internazionale italiano. Quando venne nominata Alto commissario per la sicurezza, alla Mogherini venne consegnato dai colleghi un enorme mazzo di fiori che lei esibì davanti alle telecamere come se fosse stata una miss. Credete che gli stessi colleghi avrebbero osato dare un mazzone di fiori alla Bonino? E se glielo avessero regalato, dove sarebbe finito? Certo la Bonino darebbe ombra ma avrebbe anche dato prestigio. E l'Italia, specialmente all'estero, di prestigio e autorevolezza ne ha bisogno tanto.
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