Vittorio Veneto. Quartieri, voteranno anche i profughi
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L’amministrazione PD apre ai richiedenti asilo residenti in città, ma la Lega non ci sta. Da Re: «Vogliono garantirsi i voti»
di Francesco Dal Mas 21.9.2016 La Tribuna
VITTORIO VENETO. Alle prossime elezioni per i consigli di quartiere potranno partecipare anche gli extracomunitari che siano in possesso di residenza, quindi pure i profughi.
Sono almeno una sessantina gli ospiti tra il Ceis e la Caritas che hanno ottenuto l'importante documento. Numerosi hanno già lasciato i centri di accoglienza e pure la città; costoro, per la verità, hanno perso la residenza che, il più delle volte, avevano richiesto come presupposto per contenere le spese mediche.
Restano a Vittorio, comunque, decine di profughi con il sospirato certificato e tanti di loro hanno già fatto sapere di voler esercitare il diritto al voto.
Nessun problema da parte dell'amministrazione municipale PD e della maggioranza che la sostiene.
Fuoco e fiamme, invece, dalla Lega Nord che con il segretario nazionale Toni Da Re si sta attrezzando per proteste che preannuncia 'clamorose'. «Già che ci siamo - insiste, ironizzando, Gianluca Posocco, consigliere comunale della Lega Nord - perché i profughi non presentano anche loro rappresentanti? Vuoi vedere che dalle urne di Sant'Andrea e Serravalle usciranno consiglieri tutti loro»? Se per l'avvocato Graziano Carnelos, consigliere comunale del Pd, l'opportunità del voto è il riconoscimento di un diritto di partecipazione democratica, oltre che di integrazione, per Da Re vale l'opposto: «Questa è pulizia etnica, si vuole sostituire con gli stranieri una parte della cittadinanza, per garantirsi il voto; in ogni caso avremo modo, finalmente, di conoscere quanti profughi sono stati regolarizzati dalla sinistra e, di conseguenza, di quanti dovremmo farci carico».
Secondo l'ex sindaco, infatti, i profughi peseranno nel bilancio dei servizi sociali del Comune. Il voto avverrà contestualmente a quello del referendum costituzionale, per cui non è stata ancora decisa la data. I consigli di quartiere sono 7 e ciascuno è composto di 7 delegati che opereranno a titolo gratuito e senza alcuna spesa a carico del Comune. Le urne saranno attive nelle scuole dove si voterà per il referendum, ma in stanze diverse dai seggi nazionali. Resta un problema: hanno accessibilità alle sedi di voto referendario solo gli stranieri con cittadinanza italiana, oltre naturalmente agli italiani.
Non è escluso, quindi, che per i quartieri bisognerà provvedere ad ingressi diversi che nulla abbiano a che fare con gli elettori referendari.
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