Il terrorismo islamista e i tabù della Chiesa e di certa sinistra
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Il dibattito che s'accende dopo ogni attentato terroristico, rivela tabù e ossessioni di una certa sinistra e di un certo cattolicesimo bergogliano
di Goffredo Pistelli Italia Oggi, 24.3.2016
Il dibattito che s'accende dopo ogni attentato terroristico, rivela tabù e ossessioni di una certa sinistra e di un certo cattolicesimo bergogliano. Dal confronto, per esempio, è sempre bandito, o avvertito con fastidio, l'utilizzo dell'aggettivo «islamico» riferito ai terroristi del Califfato e, per quest'ultimo, la definizione di Stato islamico, alla quale viene sempre raccomandato l'uso alternativo di Daesh, anche se poi significa la stessa cosa. Ma non è solo una questione di politicamente corretto. Queste culture sono profondamente convinte che non tutti gli islamici siano terroristi, e noi con loro, ma difficilmente ammetteranno che, negli ultimi anni, tutti i terroristi sono musulmani. O almeno, quelli più feroci. Sinistra e cattolici sostengono che, all'origine di questo conflitto, stia l'ordine mondiale, ormai non più nuovo, nato dalla globalizzazione: un ordine in cui l'Occidente ha solo colpe, come colonialismo e postcolonialismo, e contro il quale la reazione si ammanta pretestuosamente di valori pseudoreligiosi.
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