Clemente Mastella: Vi spiego perché Giorgia Meloni si è dovuta candidare
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Gli ex An, ex Fini, si stanno riunendo, vogliono rifare la destra, e per farlo devono distruggere questo centrodestra».
Libero, 17.3.2016 Francesco Specchia
Clemente Mastella, Berlusconi la vuole candidato sindaco di Benevento. Lei è più Revenant di Leonardo DiCaprio...
«Sono perplesso ma è una seria ipotesi allo studio. Io faccio due liste civiche, poi ci sarà, se vorranno, la lista di sostegno di Forza Italia. Non mi candido con Berlusconi, è Berlusconi che si candida con me. Lo dico soprattutto per lui».
Mastella, lei è un sentimentale.
«Non è neanche questione di età, la Clinton ha la mia età, Sanders ha 75 anni».
E che c’entra?
«Per dire, la passione»
Perché si candida? Per il bene del centrodestra?
«Non avete capito cosa sta succedendo da quelle parti? Gli ex An, ex Fini, si stanno riunendo, vogliono rifare la destra, e per farlo devono distruggere questo centrodestra».
Un rogo purificatore, roba biblica. Giorgia Meloni lo sa?
«Si capisce che lo sa. Per questo non ha altra scelta che candidarsi a Roma: per non perdere i voti che stanno lentamente confluendo verso la candidatura di Storace. Tant'è vero che anche a Napoli si presenta Enzo Rivellini, destrissimo».
Ma così la Meloni non rischia di perdere, scusi?
«Già 30 dei suoi sono passati a Storace. Non le importa di vincere, le importa di non morire».
Se lei si candida la accreditano bene, il 30%, pare.
«Il 32%. Praticamente, un beneventano su due mi ferma e mi dice: forza Mastella. E, se ci pensa è un miracolo. Con tutto quello che ho passato, oggi soltanto l'idea che io mi presenti porta un pacchetto di voti superiore a quando ero al potere. E ho tutti contro badi. Ma io me ne fotto e tiro innanzi, tanto comunque vada io ho già vinto. Però scriva che non è sicuro, ancora».
Va bene. Però dicono che, nonostante il 32%, il M5S le sta avanti.
«Eh, quelli, i grillini, qui sono molto forti. Come tutti i movimenti monopartitici e granitici, se passano il primo turno, corrono il serio rischio di vincere. Le dirò di più: da un mio personale sondaggio il 45% della destra vota Grillo».
Se lei si candida, avrebbe contro Nunzia De Girolamo, ben piazzata sul territorio.
«Non è vero, è una notizia sbagliata. Anzi ci siamo pure visti con Nunzia».
Dicono che lei tenderebbe a fregarle voti. E potere locale.
«Al limite, sono io che le dò lo slancio ed è lei che recupera un po'. Si sa che io ho il polso del dato locale. Eppoi il mio primo figlio, Pellegrino, è suo coetaneo, lei veniva a casa mia, poi ci siamo riappacificati».
Allora è vero: avevate litigato...
«Hii, mo’ è lunga la storia...».
Cosa dice la sua famiglia sul suo eterno ritorno?
«Tutti fortemente contrari, specie mia moglie Sandra che è la più incavolata dopo quello che ha passato, poveretta. Due figli su tre non vogliono solo il mio secondo mi spinge».
Però c’è il demone della politica.
«Ma il demone è mio, mica della mia famiglia».
Come vede il centrodestra?
«Un’idea luciferina della politica. Salvini, come diceva il mio professore di filosofia, vuole “indiarsi” diventare Dio senza averne i requisiti. Gli manca la capacità di penetrare al sud, al limite è un viceleader. Della Meloni già detto, di Berlusconi sono amico dai tempi della Dc, (più di Confalonieri) ma non è più un collante».
Le lacerazioni del Pd?
«Vede, il problema dei partiti è che ora sono tutti cesaristi, drastici. Una volta perdevi il congresso, ti davano un incarico di consolazione, a Moro gli fecero fare il ministro degli Esteri. Adesso se dissenti non ti ricandidano e ti fottono subito. Poi uno sente parlare Orfini, questo grande intellettuale che il mondo ci invidia, sente di non avere più speranze, s'incazza e combatte fino alla morte».
E se lo dice lei lei che è passato di partito in partito, di sponda in sponda, osservando i mondi...
«Ma non è trasformismo. È come dice lei: volevo capire questi dove volevano arrivare...».
di Francesco Specchia