Sui giudici Consulta il voto è frantumato
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Il timore è che finisca col passare soltanto il giudice designato dal Pd, lasciandosi dietro i candidati azzurro e centrista.
di Marco Bertoncini Italia Oggi, 28.11.2015
L'imperversare della politica estera non fa dimenticare che i capigruppo parlamentari sono impegnati per trovare una via d'uscita all'ennesimo fallimento sui tre vuoti alla Corte costituzionale. L'impallinamento è giunto inatteso, anche per le dimensioni dei franchi tiratori. I contatti proseguiranno fino a martedì, quando le camere torneranno a riunirsi, con la prospettiva, poco gradita a tutti meno che ai grillini, di trovarsi di fronte a una successiva raffica di convocazioni sullo stile delle elezioni quirinalizie, vale a dire un voto al dì.
I capigruppo sono incerti, perché non hanno molte armi. L'unico miglioramento sarebbe fornito dall'adesione leghista all'intesa, che finora ha ufficialmente toccato Pd, Fi e centristi vari. Sono meno di 30 voti: se si aggiungessero tutti quelli ottenuti giovedì, non servirebbero neppure a far eleggere Augusto Barbera, arrivato a 536 voti, distante dal quorum di 571. Il freno più grave al rastrellamento di suffragi è lo spappolamento dei centristi in decine, proprio decine, di partiti e movimenti, o addirittura senza un tetto politico sotto il quale alloggiare. E poi ci sono le fratture sia nel Pd (la sinistra non si stanca di creare fastidi a Renzi) sia in Fi. Ricomporre questo mosaico è opera che molti giudicano quasi impossibile.
Si va avanti fidando nel recupero di qualche assente di troppo, oltre che in un'azione persuasiva che non ha tanti strumenti per imporsi. Il timore è che finisca col passare soltanto il giudice designato dal Pd, lasciandosi dietro i candidati azzurro e centrista. Solo su un punto nessuno intende cedere: non si tratta con i grillini. I centristi e Fi per non rimetterci i loro candidati, il Pd perché offeso dal rifiuto opposto a Barbera.
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