Sta finendo la truffa del massimo ribasso negli appalti pubblici
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«Chi più spende, meno spende», dice il vecchio adagio
di Sergio Luciano Italia Oggi, 20.11.2015
«Chi più spende, meno spende», dice il vecchio adagio. Comprensibilmente non lo si è mai voluto applicare alle gare d'appalto pubbliche, dove stato, enti locali e pubbliche amministrazioni tentano di spendere il meno possibile per acquistare beni e servizi attraverso, appunto, le procedure competitive. Ma per riuscirci, cos'hanno fatto finora, in concreto? Hanno adottato diffusamente, nelle gare, il criterio aberrante del «massimo ribasso» dei prezzi di gara. Un modo per dire: noi appaltanti non vogliamo scegliere, non utilizziamo alcuna discrezionalità, facciamo i notai, ci limitiamo a constatare chi chiede meno e a lui diamo l'appalto.
L'imminente riforma del Codice degli appalti pare intenda sanare questo criterio. Forse, dalla primavera del 2016, verrà cancellato dall'ordinamento. Sarebbe ora. E pare che il merito di questa svolta sia da ascrivere soprattutto a Raffaele Cantone, il magistrato voluto da Matteo Renzi al vertice dell'Autorità anticorruzione (Anac). Il quale ha messo il dito sulla piaga: se per offrire il prezzo più basso, i fornitori concorrenti a una gara millantano un'efficienza che non hanno, che cosa accade? Accade che, se vincono l'appalto, per riuscire a espletarlo guadagnandoci, o riducono la qualità dei servizi o dei prodotti offerti al di sotto di quanto prescritto dal capitolato contando di farla franca e abbattendo i costi; o, nel caso dell'edilizia, una volta avviati i cantieri li fermano chiedendo integrazioni di prezzo, con l'implicita minaccia di lasciarli, se non accontentati, incompiuti per anni e di non consegnare l'opera.
Insomma, una clausola introdotta perché fungesse da salvaguardia dell'interesse pubblico si è spesso tradotta in un varco per le peggiori truffe. E c'è di più: sul concetto stesso di massimo ribasso si è incardinata una fitta e maleodorante giurisprudenza sulle cosiddette «offerte anomale», denunciate dai concorrenti sconfitti da questo tipo di offerte. Gente che, vedendosi battuta da prezzi chiaramente impraticabili perché non remunerativi, ha cercato di smascherare in giudizio le asseribili cattive intenzioni dei vincitori. Anche per questo, secondo le statistiche dell'Autorithy di controllo sui contratti con la pubblica amministrazione, soppressa da Renzi, il contenzioso sugli appalti pubblici negli ultimi anni ha raggiunto l'80% del totale!
Insomma: non è per decreto che si può ottenere l'onestà di chi gestisce potere in nome del popolo. C'è un solo modo per ottenerla, si chiama controllo sociale, democrazia e ricambio e lo si esercita attraverso le elezioni. Facile a dirsi, meno a farsi. Ma è l'unica strada: altro che «massimi ribassi».
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