La disfatta del Pacifista Collettivo
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Non si può manifestare contro la guerra e l’Isis perché scendere in piazza significherebbe fare i conti con la propria incapacità di governare. Corbyn e l’internazionale delle mutande. Da dove nasce la scomparsa degli arcobaleni
di Claudio Cerasa | 18 Novembre 2015 ore 06:25 Foglio
Non ci saranno manifestazioni, non ci saranno girotondi, non ci saranno veglie, non ci saranno fiaccolate, non ci saranno marce, e nei prossimi mesi, quando in medio oriente si andrà inevitabilmente a intensificare una guerra vedremo quanto tosta contro l’islamismo radicale, non ci sarà nulla di tutto quello che sarebbe lecito aspettarsi dal Pacifista Collettivo. Per una ragione semplice sintetizzabile in due parole: abbiamo perso.
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Se c’è una lezione chiara che si può trarre dall’improvvisa e per nulla amara scomparsa dell’internazionale dei Gino Strada è che, di fronte a un mondo che paga con il sangue le conseguenze della ritirata scellerata dell’occidente dai teatri di guerra, la tesi che il non interventismo militare e la non violenza gandhiana siano i migliori strumenti per regalare ai nostri figli dei fiori un futuro più sicuro è una tesi che non funziona più all’interno di un nuovo contesto storico in cui giorno dopo giorno le opzioni dell’occidente mostrano di essere comprese all’interno di una scelta chiara che suona più o meno così: uccidere o essere uccisi. Non ci potranno essere girotondi e non potranno essere organizzate un domani fiaccolate della pace per la stessa ragione per cui i populisti alla Corbyn non hanno avuto il coraggio di scendere in piazza negli ultimi cinque anni per accendere una fiaccola e ricordare il numero infinito di cristiani sterminati dallo Stato islamico e di siriani uccisi da Assad. Non si può scendere in piazza e non si può manifestare contro quella guerra, contro il califfo, contro lo Stato islamico, perché scendere in piazza, oggi, significherebbe fare i conti con se stessi e la propria immagine unfit to lead proiettata sullo specchio.
Il movimento pacifista, come si sa, ha giocato per anni con il senso di colpa dell’occidente, scaricando sui paesi “imperialisti” la responsabilità degli orrori del medio oriente e trovando in ogni occasione dozzine di alibi per contestualizzare la “reazione” dei fondamentalisti più o meno con le stesse tesi con cui si tendono a giustificare i terroristi “provocati” che sognano la distruzione di Israele. E’ colpa dell’occidente cattivo che esporta democrazia se in medio oriente ci sono islamisti che reagiscono. E’ colpa dell’occidente che combatte contro i talebani se poi i talebani si organizzano. E’ colpa dell’occidente colonizzatore se le vecchie colonie si ribellano contro chi le ha colonizzate per anni.
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