Dicono che se ne vanno ma restano dove sono
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A conti fatti, tutto si riduce a una conta: quando i dissidenti lasceranno il gruppo senatoriale, quanti saranno?
di Marco Bertoncini Italia Oggi 12.11.2015
C'era un tempo in cui chi voleva andarsene dal proprio partito sceglieva la strada più ovvia: se ne andava. Non usa più. Si rimane per giorni, settimane, mesi, nel partito di appartenenza, contestandolo e annunciando il proprio abbandono, che a volte non arriva mai. Si veda quando Alfredo D'Attorre diede l'avvio alle proprie contestazioni al Pd e quando se n'è andato. Domenica, alla manifestazione romana dei fittiani hanno cantato un coretto: «Con Bianconi più leoni»; peccato che Maurizio Bianconi resti nel gruppo di Fi a Montecitorio. Gaetano Quagliariello ha presentato emendamenti alla legge di stabilità, con alcuni colleghi del Ncd, annunciando voto contrario al provvedimento, vale a dire schierandosi all'opposizione: eppure, sia lui sia gli altri presenti sono tuttora nel gruppo di Angelino Alfano.
Alfano è stato costretto a replicare, asserendo che la legge di stabilità non è scritta con la sinistra, come sostengono i suoi contestatori interni, bensì frutto anche di risultati ottenuti dal suo partito. Casa e contante sono stati annunciati come punti irrinunciabili, prodotti del governo che è di coalizione e non un monocolore del Pd (tema ricorrentemente rilevato dal presidente del Ncd). Ovvio che, tanto Quagliariello si allontana dalla maggioranza, altrettanto Alfano deve attestare i tagliandi staccati dal Ncd nell'azione del governo.
Il partito vive fasi convulse, privo di linea politica unitaria, progressivamente spostato verso Renzi e quindi a sinistra, ma altrettanto progressivamente eroso nei sondaggi. È difficile vendere l'azione del governo, separandola dall'immagine di Renzi. A conti fatti, tutto si riduce a una conta: quando i dissidenti lasceranno il gruppo senatoriale, quanti saranno?
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