Con l'appoggio di Verdini, Renzi ha disinnescato i petardi di Bersani

Renzi ha sfoggiato abilità impreviste, ha saputo crearsi una sponda come quella, tutt'altro che irrilevante, rappresentata dal gruppo di Denis Verdini e in questo modo ha disinnescato tutte le bombe (o meglio i petardi) che i seguaci di Pierluigi Bersani

 di Sergio Soave Italia Oggi, 3.10.2015

Ormai è abbastanza chiaro che la battaglia tra Matteo Renzi e l'opposizione di sinistra esterna e interna al Partito democratico non si risolverà con una spallata o un agguato parlamentare. Nelle battaglie «di palazzo» Renzi ha sfoggiato abilità impreviste, ha saputo crearsi una sponda come quella, tutt'altro che irrilevante, rappresentata dal gruppo di Denis Verdini e in questo modo ha disinnescato tutte le bombe (o meglio i petardi) che i seguaci di Pierluigi Bersani hanno cercato di disseminare sul percorso legislativo delle riforme.

Se n'è reso conto per primo il presidente del senato Pietro Grasso che, misurati i rapporti di forza reali, ha rapidamente rinfoderato la spada della sfida che aveva incautamente sguainato.

Questo non significa che la battaglia sia finita e ancor meno che il dissenso interno sia stato «assorbito» come pensa qualche illustre commentatore. I dissidenti si sono resi conto che il terreno di scontro che avevano prescelto è sterile, che non mobilita nessuno, e puntano ora a una battaglia di logoramento di lungo periodo, basata sull'obiettivo di rinsaldare l'antica base sociale del centrosinistra prodiano attraverso iniziative e critiche che impediscano a Renzi di aggregare a sua volta una base sociale sufficiente a renderlo imbattibile, almeno nelle lotte interne alla sinistra. Ci sono dei gangli sociali decisivi, dalla scuola all'informazione alla previdenza e alla sanità, che in sostanza rappresentano i punti di contatto reale tra la politica e la società. Su tutti questi temi il dissenso interno cerca di esasperare le normali difficoltà di un'azione di governo che deve in qualche modo tener conto delle condizioni finanziarie. Così l'assunzione di decine di migliaia di insegnati è stata eclissata dalla polemica sulla «deportazione», un controllo degli sprechi sanitari viene presentato come un taglio indiscriminato dell'assistenza, la questione dei cosiddetti esodati cancella gli effetti stabilizzatori della riforma previdenziale e la critica alla ripetitività dei talk show viene presentata come una censura «bulgara» e la garanzia del diritto alla riservatezza come un «bavaglio» alla libertà di stampa. Sono esattamente gli stessi argomenti che vennero usati per dare sostanza all'antiberlusconismo, ma non è detto che questa volta avranno successo, sia perché la continua ripetizione delle stesse favole dopo un po' viene a noia, sia perché Renzi, come il Berlusconi dei tempi migliori sembra in grado di scavalcare le polemiche di palazzo per cercare una sintonia diretta con l'elettorato, naturalmente prendendosi la sua dose di critiche al «personalismo».

Categoria Italia

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