Riforme: Bersani all'attacco. Renzi vede senatori Pd

Provvedimento entra nel vivo. Oltre mezzo milione emendamenti al Senato

Redazione ANSA 08 settembre 2015 10:32

ANALISI

Pd: Renzi alla festa dell'Unità, basta con le discussioni interne

Riforme: Boschi, disponibili a soluzioni ma non al ribasso

Alta tensione nel Pd sulle riforme. Nel pomeriggio entra nel vivo la discussione in commissione Affari Costituzionali del Senato ma i tentativi di mediazione all'interno del partito al momento non sembrano aver sortito gli effetti desiderati. La mirianza Dem è inoltre irritata per la presa di posiizone del premier Matteo Renzi che ha fatto sapere che è aperto alla discussione ma ha poi richiamato al principio di maggioranza. E arriva l'altolà di Bersani. Renzi questa sera incontrerà i senatori per fare il punto. Il ministro Maria Elena Boschi ieri ha indicato come obiettivo l'approdo in Aula il 15 ottobre.

Bersani all'attacco - "Non si tocca l'art. 2 della riforma? Renzi ha ragione a chiedere che non si apra un vaso di Pandora, ma poi c'è il libero convincimento". Lo dice Bersani a Radio Anch'io. "Non si può chiamare alla disciplina di partito davanti alla Costituzione. Non si è mai fatto in nessun partito", ammonisce l'ex segretario del Pd. 'ex segretario Dem vede comunque possibile una mediazione. "Mi auguro - dice replicando sul punto - di sì. Credo sia assolutamente possibile. Non c'è necessità di prove di forza".

LA SITUAZIONE

(di Giovanni Innamorati) La vigilia della ripresa della discussione parlamentare sulle riforme costituzionali, registra un irrigidimento delle posizioni, che rende difficilmente prevedibile il successo di quelle mediazioni che anche oggi sono state messe in campo. "Io ascolto tutti ma non mollo", a detto ieri il premier Renzi che stasera interverrà all'Assemblea dei senatori Dem. Oggi pomeriggio la commissione Affari costituzionali del Senato guidata da Anna Finocchiaro, riprenderà i lavori con un ufficio di presidenza che dovrà programmare le sedute per l'esame dei 513mila emendamenti (mezzo milione dalla sola Lega).

Mercoledì e giovedì sono previste le audizioni dei Governatori, ma la questione di fondo rimane la modalità di elezione del futuro Senato delle Regioni. Il Governo difende l'attuale impianto fotografato nell'articolo 2, già approvato da Senato e Camera una volta, con i futuri inquilini di Palazzo Madama che vengono scelti dai Consigli Regionali. La minoranza del Pd, ma anche la Lega, M5s, Sel, Fi e i Conservatori chiedono una elezione diretta e un Senato con maggiori funzioni legislative e di controllo.

Il ministro Maria Elena Boschi ieri si è detta certa che "alla fine prevarrà il senso di responsabilità", vale a dire che la minoranza cederà, "anche perché - ha aggiunto - ieri a Milano alla Festa dell'Unità abbiamo visto con chiarezza da che parte sta il popolo Pd". Ma la minoranza è irritata proprio dal comizio di Renzi a Milano, perché si è sentita attaccata in un momento che sarebbe dovuto essere unitario: "Sarei stato stupito che il segretario fosse stato contestato alla Festa nazionale", ha ironizzato Federico Fornaro. "L'unità del Pd tocca a Renzi e non ad altri", ha ripetuto Roberto Speranza, "non capisco qual è il problema a fare scegliere i senatori dagli elettori". Ieri ci sono stati nuovi tentativi di mediazione, destinati però a non aver seguito. Il sottosegretario alle riforme Luciano Pizzetti propone di lasciare inalterato l'articolo 2, e di prevedere nella legge ordinaria che diventino senatori i Consiglieri regionali più votati. Ma la minoranza ha insistito nel chiedere proprio la modifica dell'articolo 2.

Vannino Chiti ha a sua volta proposto di ripristinare l'elezione diretta con un emendamento al fatidico articolo 2, con l'impegno però che non si rimetta in discussione l'intero articolo, che comprende il numero dei senatori. Ma il governo non ha nemmeno replicato perché se si riapre quell'articolo gli altri gruppi potrebbero chiedere di discutere i propri emendamenti. "Io sono favorevole che sino alla fine ci siano tutti i confronti e tutti gli incontri possibili, non uno in meno", ha detto Finocchiaro, che dovrà gestire dei passaggi complicati anche proceduralmente. Il primo di questi incontri ci sarà già domani sera, con una Assemblea del gruppo dei senatori Dem, alla quale interverrà Renzi (Chiti sarà assente per un impegno in Polonia come presidente della Commissione Ue del Senato). Ieri in serata Renzi ha anticipato la sua impostazione: "tutto facciamo tranne che tirarsi i capelli su un emendamento - ha detto - una soluzione si trova ma l'importate e' che qualcuno capisca che indietro non si torna, e invece qualcuno vuole che si torni sempre daccapo. Io ascolto tutti ma non mollo". Anche perché, ha aggiunto, il Senato dovrà decidere prima della sessione di Bilancio, il 15 ottobre

Categoria Italia

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