Il Passato che non torni. 1969-70, la nascita, i primi attentati. La chiameremo Brigata rossa
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Il nome fu pensato così, al singolare, da Mara Cagol: c’era anche lei tra i fondatori del nuovo gruppo che pensava già alla lotta armata.
Corriere della Sera 50.000 giorni
Gli altri erano il suo compagno Renato Curcio e Alberto Franceschini
Una storia cominciata all’indomani del Sessantotto che ha insanguinato l’Italia per diciotto anni. Le Brigate rosse sono state la principale e più longeva organizzazione terroristica dei nostri anni di piombo. Pur restando fedeli a una dominante vocazione operaista e mantenendo una certa continuità di azione (per cui qui ci fermiamo al 1988 e non consideriamo per ora le Nuove Brigate rosse), non sono rimaste però sempre le stesse: nel corso del tempo hanno cambiato capi, strategie, obiettivi. In questa cronologia potete trovare i primi attentati, che hanno come teatro la fabbrica, il passaggio alla clandestinità, il salto con il rapimento del giudice Sossi, «prima operazione nazionale progettata dal Fronte della lotta alla controrivoluzione» (dal volantino di rivendicazione), i primi omicidi e la campagna contro i giornalisti. Poi gli anni dal 1978 all’80, quelli della stagione più cruenta, con il sequestro e l’uccisione di Moro, l’assassinio dell’operaio comunista Guido Rossa e la spietata esecuzione di Roberto Peci, fratello del primo pentito delle Br. Ma è proprio nel momento culminante della loro azione che comincia la crisi delle Br: divise sul tragico epilogo del caso Moro, lacerate dalla perdita dei residui consensi nelle classi lavoratrici, sconfitte infine, in larga misura, dalle confessioni dei dissociati. Dal 1974 al 1988 le Brigate rosse hanno rivendicato 86 omicidi [Zavoli 1992]. Renato Curcio, fondatore e primo capo dell’organizzazione, ha calcolato che sono state 911 le persone inquisite per aver fatto parte delle Br, più altre 2-300 riconducibili a gruppi armati che dalle Br si erano staccati.
Lunedì 8 settembre 1969
Nasce il Collettivo politico metropolitano
Milano - Per iniziativa di Renato Curcio, 28 anni, e della moglie Margherita Cagol, 24, un gruppo di militanti della sinistra extraparlamentare – operai della Pirelli, tecnici di Ibm e Siemens, membri dei collettivi lavoratori studenti – prende in affitto un vecchio teatro in disuso, nelle vicinanze di Porta Romana, e fonda il Collettivo politico metropolitano. Gli animatori sono Curcio e Renato Simioni.
Sabato 1 novembre 1969
Curcio, Cagol e Franceschini insieme
Chiavari (Genova) - Pensione Stella Maris: convegno del Collettivo politico metropolitano (Cpm), costituito in settembre a Milano. Partecipano «essenzialmente marxisti-leninisti e cattolici progressisti (o cattolici del dissenso), i primi delusi dalla svolta moderata e dalla conseguente rinuncia alla rivoluzione dei partiti della sinistra storica, Partito comunista in testa, i secondi convinti che fosse necessario un maggiore impegno per modificare l’assetto sociale». [De Prospo-Priore 2011] Ci sono fra gli altri Renato Curcio, Margherita Cagol e Alberto Franceschini, 22 anni. Si discute di violenza politica e di eventuale lotta armata. Dal convegno, che termina il 4 novembre, esce il cosiddetto “libretto giallo”, dal titolo Lotta sociale e organizzazione nelle metropoli («Ogni alternativa proletaria al potere è, fin dall’inizio, politico-militare. La lotta armata è la via principale della lotta di classe. La città è il cuore del sistema, il centro organizzativo dello sfruttamento economico-politico. Deve diventare per l’avversario un terreno infido...»). I fautori della lotta armata subito sono comunque in minoranza. Un gruppo del Collettivo si separa per dar vita a Sinistra proletaria.
agosto 1970
Nasce il simbolo della stella a cinque punte
Costaferrata di Casina (Reggio Emilia) - Per Tonino Loris Paroli nasce qui l’organizzazione delle Brigate rosse. Riunioni, dibattiti, discussioni: «Fu un vero congresso, durò dal lunedì al sabato» (Paroli). Una settantina i partecipanti. Ci sono i duri di Reggio –il “gruppo dell’appartamento”, ovvero gli otto giovani reggiani che frequentano la soffitta di via Emilia San Pietro 25: fra gli altri Alberto Franceschini, lo stesso Paroli, Prospero Gallinari, Lauro Azzolini, Franco Bonisoli, Roberto Ognibene – e c’è Sinistra proletaria quasi al completo. «I compagni erano venuti da Milano, da Trento, da Genova, due da Torino». Le discussioni si svolgono nei boschi, nei campi della zona e proseguono nella trattoria “da Gianni”. Sempre qui nasce il simbolo della stella a cinque punte.
• «Le Brigate rosse non erano ancora nate ufficialmente, ma qualcuno già si dava da fare per trovare simbolo e sigla della futura organizzazione. Si pensò alla stella. Ricorda Franceschini: “Come simbolo scegliemmo quella dei Tupamaros uruguayani. Ma non riuscivamo a farla regolare, ci veniva sempre sbilenca, tanto che un giorno proposi: ‘Perché non la lasciamo così?’ Decidemmo d’inscriverla in un cerchio e, per il disegno, avevamo bisogno di qualcosa facilmente a portata di mano: si pensò alla moneta da 100 lire, nacque così il nostro ‘marchio’”». [Vincenzo Tessandori, Sta. 10/3/2009]
Domenica 9 agosto 1970
È l’ora della lotta armata
Pecorile (Reggio Emilia) - Termina il convegno, iniziato il 4 agosto, che sancisce la fine dell’esperienza di Sinistra proletaria. Il gruppo dei suoi militanti che si riconosce nelle figure di Renato Curcio, Alberto Franceschini e Margherita Cagol decide di passare alla lotta armata.
settembre 1970
«Ci chiameremo Brigata rossa»
Milano - Mentre rincasa in 500 col marito Renato Curcio, ragionando ad alta voce su come chiamare il nuovo gruppo, Margherita Cagol osserva che il primo «atto di guerriglia in Europa» è stata la liberazione di Andreas Baader, in Germania, ad opera della Raf, la Frazione Armata Rossa. «Nel nostro caso armata mi sembra eccessivo. Ma brigata mi piace: brigata rossa». [Vincenzo Tessandori, Sta. 10/3/2009]
• Alla Pirelli di Milano nasce la prima Brigata rossa.
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