Napoli, per il dopo Luigi de Magistris rispunta Bassolino
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L'ex sindaco può tornare a Napoli. È il nome forte del Pd. Grazie alla carta Barca. A destra ipotesi Lettieri. O la sorella di Caldoro. Rebus M5s. Via alla corsa.
di Enzo Ciaccio | 01 Settembre 2015 Lettera43
Quando è allegro ripete sornione: «Sette napoletani su 10 mi chiamano ancora sindaco».
Della sua vita intima, di quel che fanno i nipotini, della famiglia, delle amate vacanze sulle Dolomiti i napoletani sanno ormai tutto: lui, Antonio Bassolino, 67 anni, da Afragola, ex comunista ingraiano, ex ministro del Lavoro, già sindaco “vesuviano” (1993) e governatore della Campania (fino al 2010), li tiene informati fin nei minimi dettagli su Twitter (e su Facebook) di cui è diventato un abile (e furbo) frequentatore.
ALTRO CHE MUSONE. Chi lo conosce, ne è sbalordito: lui, da giovane così musone e introverso, si è trasformato in un brillante comunicatore.
«L’obiettivo? Vuol fare di nuovo il sindaco a Napoli», azzarda qualcuno.
«Sì, intende candidarsi alle elezioni della primavera 2016», conferma qualche altro.
«Nonno Antonio», commentano i più smaliziati, «si sta riproponendo all’opinione pubblica in una veste casalinga e paciosa, tutto casa e nipotini, nella speranza che la gente - rassicurata - si dimentichi dei fallimenti accumulati da pubblico amministratore».
VENTENNIO CONTROVERSO. Quasi 20 anni al governo. La crisi dei rifiuti, la mancata bonifica a Bagnoli, l’abitudine ad alimentare le cosiddette consulenze d’oro, l’amato Sud in disarmo, una serie di promesse affascinanti ma rimaste su carta: Bassolino sindaco a Napoli? La voce gira. Anzi, corre a ritmo forsennato.
C’è chi, pur ricordando i flop che gli vengono attribuiti, rileva che Bassolino è uscito indenne dalle inchieste giudiziarie in cui era incappato.
E che il fallimento della nuova politica a Napoli e nel Sud d’Italia è tale che, se ci si guarda intorno, si fa fatica a individuare personalità di spessore come “don Antonio” da proporre alla contesa elettorale.
SDOGANATO DAI GIORNALI. Perfino gli editorialisti che per anni lo hanno criticato da sinistra, come Marco Demarco (Corriere del Mezzogiorno) e Antonio Polito (Corriere della sera, ritenuto un suo ex delfino), hanno scritto “Bassolino sindaco? Perché no?”: «In fondo, è uno dei pochi che sa emozionare. E i conti con lui erano stati chiusi con troppa fretta: un bilancio serio del Bassolinismo non è mai stato fatto».
I renziani provano a congelarlo con un ruolo di saggio super partes
Antonio Bassolino con Pier Luigi Bersani.
(© Imagoeconomica) Antonio Bassolino con Pier Luigi Bersani.
La voce corre. E a nulla serve che dal Cilento (dove è andato in vacanza), l’ex governatore abbia pregato tutti di «essere tenuto fuori da discussioni estive e da strumentalizzazioni».
A nulla è servito anche il tentativo imbastito da Umberto de Gregorio, fedelissimo del premier Matteo Renzi a Napoli, che - preoccupato dalla ingombrante candidatura - ha provato a “congelarlo” proponendogli un posto da “saggio”, cioè fra i tre “grandi vecchi” del disastrato Pd campano cui demandare il compito di scegliere ”in concordia” il vero candidato a sindaco per il centrosinistra.
IL NOME FA DISCUTERE. Bassolino “saggio” super partes, e dunque fatto fuori fuori dai giochi? Neanche per sogno.
Più la proposta dei renziani prendeva corpo (la chiamano “il modello Ercolano”), più il coro pro-don Antonio candidato ha assunto convinzione.
Certo, il nome pesa. E fa discutere.
Per Stefano Caldoro, che in Campania ha governato fino a maggio 2015, proporre Bassolino a sindaco «è come se il centrodestra puntasse su uno come Paolo Cirino Pomicino, che in quanto a capacità non è stato certo secondo».
UN PD PARALIZZATO. Per Massimo Adinolfi, la candidatura di Bassolino nasce dalla condizione in cui versa il Partito democratico in Campania, all’insegna del “non si può” a tutti i costi: «Non si possono fare le primarie, non ci si può dividere, non si può aspettare la benedizione di Renzi, non si può commissariare il partito. Non si può questo e non si può quello... Alla fine», ha ricordato Adinolfi, «Bassolino diventa come il motore immobile di Aristotele: non è lui che si affanna in cerca di una candidatura, sono gli altri che - non avendo alternativa - si avvicinano a lui».