L'attacco di Bobo (Staino) alla minoranza dem ha il suono di una campana a morto
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La politica, più che ai concetti, è legata agli episodi, spesso minuscoli e quasi sempre occasionali
di Pierluigi Magnaschi Italia Oggi 13.8.2015
La politica, più che ai concetti, è legata agli episodi, spesso minuscoli e quasi sempre occasionali ma che, quando esplodono, diventano, alle volte, deflagranti. Per far fuori Franco Evangelisti, ai tempi della Dc costantiniana (e quasi anche Andreotti, di cui Evangelisti era il braccio destro: Andreotti guarda fisso e in silenzio il lampione, si diceva, ed Evangelisti lo spacca subito tirandogli contro un sasso), per far fuori Evangelisti, dicevo, è bastata una frase di sole cinque parole, in romanesco, tra l'altro («A Fra' che te serve?») a lui rivolte da Gaetano Caltagirone, grande palazzinaro degli anni 70-80, in vena di riconoscenze, alla bouvette della Camera. Queste cinque parole hanno seguito e condizionato, in senso negativo, è ovvio, Evangelisti fino alla tomba.
La stessa cosa è capitata a Pier Luigi Bersani che, accettando incautamente, assieme ad Enrico Letta, un incontro in streaming, quindi sotto gli occhi di tutti gli italiani, con gli implumi presidenti dei gruppi M5s al Senato e alla Camera, alla vigilia del suo incarico come primo ministro, iniziò l'incontro con l'aura del segretario del più importante partito italiano (l'unico «che viene da lontano») e lo finì ridotto alle dimensioni di segretario del Pd di Bettola, il suo paese natale.
Infatti, nel corso dell'incontro, indetto per pietire il sostegno dei grillini al suo imminente governo, Bersani, che per il suo ruolo e la sua esperienza avrebbe dovuto menare il gioco, è stato menato lui per l'aia e ridicolizzato da un'arredatrice di interni (la Lombardi) e da un impiegato del Tribunale di Brescia (Crimi), entrambi, in aggiunta, politicamente alle prime armi. Da allora, Bersani non è stato più lui. O forse è diventato proprio lui. Sta di fatto, che il suo percorso, da allora, ha proseguito solo in discesa.
La medesima cosa avviene adesso con la moderata ma anche deflagrante invettiva lanciata dalle colonne dell'Unità da Staino (lo storico inventore di Bobo, il comunista obeso, barbuto e buono, ma anche duro e puro, che da più di trent'anni, partendo dalle pagine di Linus, lo straordinario mensile di fumetti inventato da Oreste Del Buono, imperversa sulla pagine dei giornali).
Staino, ex comunista toscano, tradizionalmente fedele alla linea, amico da sempre di Massimo D'Alema; consonante, bocciofilisticamente parlando, con Bersani, non ne può più della vecchia guardia del Pd, asserragliata nella minoranza dem come se fosse la truppa del generale Custer in attesa dello scontro finale. Gente che non ce la fa, né ad aggiornarsi né a farsi in disparte. D'Alema, questi circondati, li interpreta tutti al meglio. Compiaciuto come un tacchino che fa la ruota (solo che il tacchino fa la ruota di tanto in tanto, mentre D'Alema la fa sempre), convinto di essere l'unico conoscitore della politica e quindi anche l'unico autorizzato a distribuire brevetti con la scadenza a chi lui vuole, certo di avere sempre a che fare con degli interlocutori, «diciamo», cerebrolesi, antropologicamente diversi, nel senso di geneticamente inferiori (se, per giunta, non sono iscritti al suo partito).
D'Alema è uno che non sopporta la sconfitta o anche il solo ridimensionamento. È come un Sansone che, pur di non perdere, tira giù la casa dei Filistei, anche se, nell'operazione, finisce per essere sepolto pure lui. E questo, non sta bene a Bobo (un personaggio che, pur essendo di carta, è più autentico e radicato, nel popolo Pd di oggi, che non tutti i Gianni Cuperlo in circolazione). Bobo, oggi, è diventato più importante dei vecchi chierici, nella vita di questo partito che cerca, con difficoltà, di trovare il bandolo di una narrazione diversa. Una narrazione meno chiesastica e più moderna, slegata dalla patetica ripetizione dei riti di un tempo e più interessata alla decifrazione delle nuove ondate che arrivano da tutto il mondo e che si possono cavalcare solo se si sa surfarle. E non, invece, facendo a esse gli inconcludenti, patetici e appassiti esorcismi imparati, molto tempo fa, nella famosa scuola del Pci, alle Frattocchie.
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