Per Bersani&Co, Renzi è usurpatore È il classico complesso di superiorità

Molti osservatori si stupiscono per l'atteggiamento sostanzialmente ostruzionistico adottato oramai quasi sistematicamente dalla minoranza democratica nei confronti del governo presieduto dal segretario del loro partito

 di Sergio Soave Italia Oggi 8.8.2015

Molti osservatori si stupiscono per l'atteggiamento sostanzialmente ostruzionistico adottato oramai quasi sistematicamente dalla minoranza democratica nei confronti del governo presieduto dal segretario del loro partito, definendolo autolesionistico. In realtà i seguaci di Pierluigi Bersani non considerano più «proprio» il partito in cui militano, in base a una concezione antica dell'egemonia e della tattica delle alleanze che ha caratterizzato in realtà tutta la storia della sinistra italiana, non solo quella di ispirazione comunista. L'idea di fondo è quella di una estensione più ampia possibile delle alleanze e persino delle confluenze nel partito, a patto che esse accettino una specie di egemonia indiscussa della loro parte. Togliatti, a partire dalla svolta di Salerno in cui accettava temporaneamente la monarchia, postulò una ampia alleanza antifascista delle forze politiche popolari, ma considerò poi un tradimento la scelta di Alcide De Gasperi, che Togliatti stesso aveva preferito a Pietro Nenni come premier dei governi di unità nazionale, di rompere con la sinistra per attuare una politica atlantica e di difesa delle libertà di mercato. Lo stesso accadde a Enrico Berlinguer, che pensava di aver ingabbiato la Dc in un ruolo subalterno nella solidarietà nazionale, ma poi si trovò a dover denunciare la rottura del patto con le fumisterie della questione morale. Massimo D'Alema pensava di poter usare Romano Prodi come un tecnico sottoposto all'egemonia politica dei post comunisti, ma anche lui finì col pagare cara quell'illusione.

Con la costituzione del Partito democratico si è pensato di poter inglobare in modo subalterno la componente moderata, il che fa intendere come la scalata del vertice del partito da parte di Matteo Renzi sia vista come una sorta di usurpazione. Va detto che anche Bettino Craxi pensava alla sua alleanza con la Dc come un patto leonino a suo vantaggio, ma poi le cose sono andate in modo assai diverso.

Come si è visto in tutte queste occasioni (alle quali si potrebbero aggiungere casi più antichi come quelli che caratterizzarono i rapporti tra Filippo Turati e Giovanni Giolitti) quel disegno egemonico è fallito alla prova dei fatti. Tuttavia rappresenta la sostanza culturale di un atteggiamento di superiorità che caratterizza tuttora una parte consistente della sinistra italiana, una sostanza che non sembra possibile diluire con manovre tattiche e sembra destinata a finire in uno scontro frontale con i moderati renziani «usurpatori», ai quali in sostanza non si riconosce legittimità nell'esercizio delle funzioni di governo e di partito che pure hanno ottenuto secondo le regole.

Categoria Itlia

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