orsi & tori. Questo testo non è un'opinione, è una testimonianza.
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Sul perché il Sud non funziona e sul perché è una palla al piede del Paese, nonostante le grandi risorse di cui dispone (incapace anche di raccogliere il contributo di 2 mil di un italo-ameriano pr l'ospedale di Trapani: lo mettono e dimenticano in sala d'attesa e lui se ne va.Opact)
di Paolo Panerai Italia Oggi, 8.8.2015
Questo testo non è un'opinione, è una testimonianza. La mia: sul perché il Sud non funziona e sul perché è una palla al piede del Paese, nonostante le grandi risorse di cui dispone. Il Sud più Sud di tutti è la Sicilia, un'isola che potrebbe essere più florida della California e che invece è un cumulo di inefficienza, di corruzione e di delinquenza, nonostante l'intelligenza e la preparazione di molti dei suoi uomini e sue donne che hanno servito e servono il Paese e importanti società internazionali. Questa è una testimonianza perché, i lettori mi perdoneranno, parla anche di vicende vissute direttamente proprio in Sicilia. Dice (e come potrebbe non dirlo) il segretario della Fiom, Maurizio Landini, che per il Sud il turismo non basta, che ci vuole l'industria. È un messaggio che ha lanciato al segretario del Pd Matteo Renzi, alla vigilia della fondamentale riunione della direzione del partito, che venerdì 7 ha approvato le linee generali del piano di rilancio del Mezzogiorno e che ora il Governo dovrà tradurre in atti esecutivi. È razionale che il turismo da solo non basti. Ma anche il turismo è industria; e a braccetto con il turismo viaggia l'agricoltura, la nuova agricoltura di qualità che nel Sud e in particolare in Sicilia può avere un forte sviluppo.
È stato proprio sul turismo connesso all'agricoltura di qualità che sono stato coinvolto. Compagnia immobiliare azionaria (Cia), nata dalla scissione delle attività immobiliari di Class editori (la società che pubblica questo giornale), ha fatto vari investimenti per il turismo e per l'Agricoltura (viticoltura). È stato così possibile vivere la fase della speranza, dei primi anni 2000, quando Salvatore Cuffaro, prima come assessore all'Agricoltura e poi come presidente della Regione, aveva creato un clima favorevole all'arrivo di investimenti importanti in agricoltura e turismo: arrivarono dal Nord Gianni Zonin, Mezzacorona, Marzotto nella viticoltura, e Rocco Forte, con Verdura, e il grande gruppo spagnolo NH con Donnafugata Golf&Resort nel turismo. Class editori avviò la pubblicazione dell'edizione siciliana di MF-Milano Finanza con lo slogan, non esagerato, «Un continente in decollo», un continente perché in effetti la Sicilia è un mondo a sé. Cia investì in due siti turistici di rara bellezza, Isola longa, l'isola delle saline davanti a Trapani e Marsala, e l'isola di Levanzo, l'unica delle Egadi ancora integra e con potenzialità di turismo di qualità. Nell'agricoltura, Cia investì in Feudi del Pisciotto, fra Caltagirone e Vittoria, una proprietà che nel passato era stata una delle più grandi della Sicilia e che per quanto riguarda gli edifici, incluso il palmento (la cantina dei greci e dei romani), non era stata deturpata. In quegli anni un uomo geniale come Patrizio Bertelli spinse perché Trapani fosse il più importante campo di gara per i preliminari dell'America's Cup con la sua Luna Rossa. Fu l'occasione perché la città di Trapani fosse rimessa a nuovo con un deciso intervento dell'allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio D'Alì.
Dopo un convegno sulle potenzialità della Sicilia promosso da MF-Milano Finanza e dalla Regione, al quale parteciparono le principali banche d'affari internazionali, i soci di Cia, cioè il Fondo Sicily invest formato da professionisti di grande livello, decisero di acquistare un 5% di Aergest, la società concessionaria dell'aeroporto Ignazio Florio di Trapani, che aveva un traffico irrisorio di 300 mila passeggeri all'anno, ma enormi potenzialità. Nel fondo avevano investito personalmente i più importanti banchieri d'affari italiani a capo di marchant bank internazionali, da Andrea Morante, allora al Credit Suisse, a Galeazzo Pecori Giraldi, allora a capo di Morgan Stanley, tutti convinti delle enormi potenzialità dell'Isola e degli investimenti fatti.
Come prima cosa fu invitato a visitare i siti di sviluppo turistico Adrian Zecha, ex giornalista di Time e fondatore del network di grande successo Aman Resort: rimase fulminato dalla bellezza sia di Isola Longa che di Levanzo. E ci chiese: in quanto tempo possiamo ottenere i permessi per fare due straordinari resort a tema? Gli rispondemmo: su questo non possiamo dare garanzie. E Zecha: ho 67 anni e vorrei veder realizzato ciò che inizio. Soggiungendo: il Marocco mi offre 50 ettari e permessi immediati. Mi dispiace.
Dopo 14 mesi ricevemmo l'invito all'inaugurazione dell'Aman Resort a Marrakech.
Che cosa c'era come primo, invalicabile impedimento a procedere? Per Isola Longa, riserva da molti anni gestita dall'Ente provincia, non era mai stato nominato il direttore; anzi le nomine erano state anche fatte, ma ogni volta annullate dal Tar della Sicilia. Quindi nessuno era in grado di valutare il progetto. Nel frattempo, i magnifici edifici dell'Isola, mulini del sale e abitazioni delle 400 persone che vivevano sull'isola fino agli anni della raccolta del sale a mano, stavano andando in malora. La magnifica spiaggia dell'Isola era sommersa dalle alghe. Cia e Sicily invest hanno fatto in modo che fossero riattivate le saline, che producono il miglior sale della Sicilia. Ma uscito di scena Cuffaro, il suo successore, Raffaele Lombardo, ha di fatto tenuto bloccato qualsiasi investimento nell'isola. La Sicilia negli anni di Lombardo ha perso 900 milioni di euro di entrate perché nessun bando con i fondi Ue è arrivato a buon fine, con la pubblicazione della graduatoria e la fissazione di tempi ragionevoli per effettuare gli investimenti. Chiaramente, se non ci sono investimenti non ci sono entrate.
L'incredibile blocco Lombardo è continuato con l'attuale presidente, Rosario Crocetta.
Un caso concreto per far capire: per Feudi del Pisciotto, Cia ha progettato la trasformazione dello storico Baglio, cioè dell'edificio principale abitato un tempo dalla proprietà e da parte dei lavoratori agricoli, in un resort con 35 suite, considerata anche l'assenza nella zona di alberghi di qualità. Incoraggiati dalla velocità con cui l'assessorato all'Agricoltura aveva approvato anni prima il progetto per la costruzione della nuova cantina, gli amministratori di Cia hanno partecipato al bando per il turismo. I bandi in Sicilia possono garantire anche il 50% di finanziamento a fondo perduto proveniente dai fondi Ue. E questo spiega anche perché banchieri d'affari di primo livello hanno messo loro soldi personali in investimenti in Sicilia. Il bando per il resort fu lanciato sotto la presidenza di Lombardo, che è terminata nel 2012. Il bando si riferisce alla programmazione europea quinquennale, che per il quinquennio di interasse scade il 31 dicembre di quest'anno. Bene: la classifica del bando, che indica le aziende che possono essere finanziate, è uscita nel corso del 2015, a pochi mesi dalla fine del quinquennio in cui le aziende e la Regione devono rendicontare gli investimenti fatti. Così la Regione ha comunicato che i lavori riferiti a quel bando, e quindi anche la realizzazione di un resort di 35 camere, dovevano essere effettuati in poco più di sei mesi. Perché quella graduatoria, che era pronta già quattro anni fa, è stata pubblicata solo pochi mesi fa? Mistero. Giochi di potere. Incapacità di decidere. Sempre che non si voglia pensare male.
Quindi, bene ha fatto il presidente Renzi a prevedere d'ora in poi il criterio Bonus/Malus. Chi non sa, non vuole, non ha la sensibilità politica ed economica di spendere i fondi stanziati, se li vedrà ridurre drasticamente. Ma ciò non si rifletterà solo sullo sviluppo del Sud: renderà fallimentari i bilanci delle regioni e degli altri enti locali, fino al collasso, perché, come si è verificato con la presidenza Lombardo e in buona misura con quella Crocetta, le entrate crolleranno.
C'è un'altra storia che spiega come tutto possa essere bloccato da una burocrazia sciocca e impreparata, paralizzata da una decisione apparentemente razionale ma di fatto bloccante. Nel caso generale, a bloccare la burocrazia è la legge regionale per cui i politici, cioè gli assessori, non debbano firmare; la responsabilità di firma è assegnata ai dirigenti degli assessorati, con il vergognoso ragionamento per cui in questo modo i politici non possono essere messi sotto inchiesta da una magistratura che, avendo dovuto lottare e lottando contro la mafia, è sicuramente invasiva. Ma i dirigenti non hanno la campanella al naso e quindi non si prestano a fare da capro espiatorio. Conclusione, l'attività è di fatto bloccata.
A ciò si aggiunge appunto l'insipienza, talvolta, dei livelli inferiori. Come è successo nel caso di un bando per riorganizzare la viabilità della magnifica isola di Levanzo, dove ora con coraggio ha investito Bertelli. Per ogni bando ci sono un giorno e un'ora di scadenza: per il bando in questione l'ora di scadenza erano le 12 di un giorno di tre anni fa. Un partecipante è arrivato, secondo le certificazioni dei funzionari, con alcuni secondi di ritardo. La domanda di partecipazione è stata esclusa dalla graduatoria. I presentatori hanno fatto, ovviamente, ricorso al Tar, determinando in questo modo il blocco dell'iter di finanziamento perché appunto c'era un ricorso in atto: esattamente lo stesso problema che sorge per le gare d'appalto quando c'è un ricorso. Il Tar della Sicilia ha dato inevitabilmente ragione ai ricorrenti, la sentenza è di circa due mesi fa. Da allora niente è successo, né in una direzione né nell'altra.
Non è difficile considerare che la riforma della burocrazia non debba fermarsi davanti alle regioni a statuto speciale e in particolare a quella più speciale di tutte, cioè la Sicilia. Anche senza togliere il mestiere a Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella del Corriere della Sera, che da anni raccontano storie incredibili e inaccettabili sull'inefficienza o anche la corruzione della burocrazia e non solo, è un dovere segnalare al presidente Renzi, anche se lo sa, che in Sicilia occorre riformare con il machete. Altrimenti ogni sforzo di rilancio sarà vano.
Le inefficienze e le distorsioni riguardano tutta la filiera, non solo gli organi regionali. L'investimento attuato da Cia assieme a Sicily invest in Aergest, in poco tempo dal 5% si è elevato a più del 40% perché tutti gli altri soci privati non seguivano gli aumenti di capitale, con la sola eccezione della famiglia Quercioli di Siracusa. Non era chiaro a loro che l'aeroporto era ed è un fattore di assoluto sviluppo della Sicilia sudoccidentale. Senza esperienza nella gestione di aeroporti, Cia si è associata a Corporaciòn America, uno dei più grandi gestori al mondo, posseduta da Eduardo Eurnekian, un argentino di origine armena di straordinaria intelligenza e capacità imprenditoriale. In poco tempo i passeggeri, grazie agli accordi con i vettori low cost, sono arrivati a quasi 2 milioni all'anno: 2 milioni di turisti che hanno fatto fare un balzo enorme allo sviluppo di tutta l'area sudoccidentale e non solo alla provincia di Trapani. Operatori di tutti i settori entusiasti e drammaticamente preoccupati quando, per la guerra in Libia, i voli furono fortemente ridotti, essendo l'aeroporto anche sede di una importante base militare. Si poteva pensare che il fermo di sei mesi avesse fatto comprendere alla Regione, ai Comuni, alle Province (prima della loro pseudo eliminazione da parte di Crocetta) ma anche al governo centrale, quanto fondamentale fosse l'aeroporto per lo sviluppo di quella parte dell'isola ma anche di tutta la costa sud perché, partendo da Trapani, il giro turistico classico è diventato quello di andare verso la Valle dei Templi di Agrigento e poi Ragusa-Siracusa-Catania... I danni subiti da Aergest per la riduzione dei voli è stato calcolato, per difetto, da Enac, cioè l'agenzia nazionale per gli aeroporti presieduta dal professor Vito Riggio, in 10 milioni di euro. Dalla guerra sono trascorsi oltre tre anni e solo un mese fa il ristoro per l'aeroporto è stato erogato attraverso la Provincia, che teoricamente non c'è più ma in realtà c'è nella persona del commissario Giuseppe Amato. E cosa ti fa il commissario? Decide di destinare 1,5 milioni ai comuni della provincia, ignorando che a calcolare il danno è stata Enac, che certo non poteva valutare gli eventuali danni dei comuni. Comuni che erano stati riuniti in un consorzio dalla Camera di commercio, presieduta da Giuseppe Pace, per erogare alla società di marketing territoriale di Ryanair il contributo di 2,5 milioni di euro all'anno. Un contributo che deriva della tassa di soggiorno pagata dai turisti e destinata a questo scopo fondamentale per lo sviluppo del territorio. Di fronte alle inadempienze dei comuni, che hanno versato pochi euro, Pace si è dimesso da presidente del consorzio e ora non è improbabile che Ryanair decida di ridurre i voli, con un danno enorme per il territorio di cui i sindaci dovrebbero essere i promotori dello sviluppo.
Come si vede, anche quando si è riusciti a creare un movimento positivo che con investimenti limitati ha generato quasi un miliardo di crescita del pil nell'area secondo lo studio elaborato da Kpmg, il caos politico amministrativo e la limitatezza degli orizzonti possono far regredire invece che avanzare lo sviluppo. Un motivo in più per il presidente Renzi per affrontare di petto anche una nuova regolamentazione dell'autonomia delle Regioni in generale e di quella della Sicilia in particolare, che ancora oggi ha 28 mila forestali e la più alta percentuale di territorio colpito da incendi. Moltissimi dei quali dolosi, per garantire il posto ai forestali stagionali.
E pensare che chiunque arrivi in Sicilia vorrebbe rimanerci per le sue bellezze, per il calore della gente, per i vini e i cibi. Come è capitato al capo di Caissa, il principale tour operator della Cina, Ren Jun, che, invitato da Feudi del Pisciotto e da Dario Cartabellotta (commissario della Sicilia all'Expo), ha deciso che dall'anno prossimo l'Isola sarà la nuova meta dei viaggi più prestigiosi di Caissa. Speriamo bene. Come ha detto Renzi «il problema del Sud non è la mancanza di soldi. È la mancanza della politica e di una burocrazia efficienti». (riproduzione riservata)
Paolo Panerai
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