Il divorzio dell’estate. Le accuse al traditore Renzi. La spinta per le nuove nozze con Forza Italia.
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Podemos continuare così? Perché il matrimonio tra la signora minoranza del Pd e il signor segretario del Pd può non reggere alla prova della riforma costituzionale
di Claudio Cerasa | 07 Agosto 2015 ore 17:06 Foglio
Questa volta il vero gossip dell’estate non riguarda le storie d’amore delle amiche di Belen o dei cugini di Borriello ma riguarda un tradimento clamoroso che da settimane viene denunciato su tutte le prime pagine dei giornali senza che ormai nessuno ci faccia quasi più caso.
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Problema: come possono vivere ancora sotto lo stesso tetto la signora minoranza del Pd e il signor maggioranza del Pd, se la prima accusa il secondo di essere un traditore seriale, un furfante, un mezzo farabutto e un mascalzone senza scrupoli che ha rovinato non solo un matrimonio ma anche il rapporto tra due famiglie che da tempo hanno scelto di mettere in comune (più o meno in comune, diciamo) la propria dote e tutti i propri beni? Insomma, per essere ancora più chiari: quando in una storia d’amore a un certo punto lei, ad alta voce, comincia a dire che lui è diventato uno stronzo, che così non si può andare avanti, che questo atteggiamento è insostenibile e che se le cose non cambiano e se lui non la smette di tradire queste saranno le ultime vacanze che facciamo insieme, di solito le opzioni sono due: o lui cambia davvero, e dunque niente avvocati; oppure, se lui non cambia un modo di vivere che lei considera inaccettabile, si va via di casa, e per non darla vinta, per non perdere la faccia e non perdere la dignità, si traggono le dovute conseguenze.
I rapporti tra la signora minoranza del Pd e il signor maggioranza del Pd, a giudicare dalla violenza dello scontro raggiunto sul tema della riforma costituzionale, oggi sono esattamente così. E il confronto tra il presidente del Consiglio e quella fetta del partito che accusa Renzi di essere un simil fascista (uomo solo al comando, al netto dei giri di parole, significa questo: sei un mezzo fascista) che ha distrutto la famiglia del Pd traghettando la sinistra in una dependance di Arcore con la complicità dolosa di Giorgio Napolitano (perché, al netto dei giri di parole, le critiche che la sinistra del Pd rivolge oggi all’ex presidente della Repubblica questo significano: anche tu, come il tuo amico Renzi, sei un complice della distruzione del Pd) ha raggiunto un livello di guardia allarmante. E considerando che Renzi non concederà nulla alla signora minoranza del Pd, questo scontro porta per la prima volta il Pd renziano a essere un passo da un divorzio che a questo punto può essere evitato solo se chi accusa l’altro di essere un emerito stronzo decide di smentire se stesso, di perdere la faccia, di rimangiarsi le critiche e rimanere nella stessa casa della persona che accusa di essere un grandissimo farabutto. La logica del pendio scivoloso oggi ci dice questo. E ci dice che lo scontro di civiltà messo in campo dalla minoranza del Pd sugli emendamenti alla riforma costituzionale ha collocato i non allineati alla linea del segretario su un percorso che è destinato a mostrare presto un bivio in cui o la minoranza del Pd accetterà di rimanere in un partito guidato da quello che considera un traditore seriale o la sinistra del Pd sceglierà di rimangiarsi tutto quello che ha detto sul marito infedele.
E’ molto probabile che siano pochi i senatori del Pd che in realtà si augurano un esito di questo tipo, e sarebbe sciocco credere che tutta la minoranza del Pd sogna di uscire da un partito guidato dal mezzo fascistello fiorentino. Eppure, le dinamiche che si sono innescate oggi nel Pd ricordano da vicino alcune meccaniche già osservate tra il 2007 e il 2008: quando nacque il Pd e quando la sinistra interna del partito alzò a tal punto la sua asticella identitaria da essere costretta a un certo punto, per essere coerente con se stessa, a fondare un nuovo soggetto politico e a porsi a sinistra di un partito che aveva “tradito”, appunto, i valori della sinistra.
Gotor e compagnia hanno un profilo diverso da quello che ai tempi ebbero Mussi e compagnia. Ma quando scegli di trasformare una battaglia parlamentare che riguarda la vita del tuo governo nella tua prioritaria battaglia identitaria e quando poi ti ritrovi a perdere quella battaglia non puoi limitarti a dire “compagni, questa volta abbiamo perso” ma, per il semplice fatto che è in gioco la tua dignità e la tua identità, sei costretto a dire “compagni, scusate, questa non è più la mia famiglia”. Difficile dire come andrà a finire il matrimonio tra le due famiglie del Pd. Difficile dire se la minoranza del Pd non stia facendo di tutto per spingere il governo verso una nuova maggioranza che comprenda Forza Italia e che dia la possibilità alla sinistra del Pd (la stessa che a inizio legislatura si faceva fotografare sui divanetti abbracciata a Brunetta) di avere una buona scusa per farsi da parte. Impossibile non ammettere però che, a questo punto dell’estate, il vero gossip della stagione riguarda una domanda alla quale forse avremo presto una risposta: come Podemos accettare che la signorina minoranza e il signor maggioranza del Pd dormano ancora nello stesso letto?
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