L'Italia va avanti con una maggioranza anonima che esiste ma non si può dire
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La stabilità politica ha un rilevante valore anche per i mercati (o se si preferisce dire così per la speculazione, che, anche se non piace dirlo, è l'anima dei mercati).
di Sergio Soave Italia Oggi, 5.8.2015
La stabilità politica ha un rilevante valore anche per i mercati (o se si preferisce dire così per la speculazione, che, anche se non piace dirlo, è l'anima dei mercati). Basta vedere come l'Italia che ha una crescita millimetrica e un debito colossale registri rendimenti dei titoli di stato nettamente inferiore a quello dei bonos spagnoli, nonostante la crescita spagnola sia tra le più alte d'Europa e il debito pubblico assai inferiore. Non sono (solo) le riforme economiche a fare la differenza, visto che in questo campo il governo di Mariano Rajoy si è mosso prima e in modo più organico di quello di Matteo Renzi. Ma in Spagna si presentano scadenze elettorali cruciali che provocano incertezza: il 27 settembre in Catalogna si svolgono elezioni regionali alle quali il governatore uscente attribuisce il valore di un pronunciamento per il separatismo, a fine anno ci saranno elezioni parlamentari che, a giudicare dall'esito delle più recenti consultazioni, potrebbero far saltare il tradizionale bipolarismo tra popolari e socialisti, per l'irruzione di nuovi movimenti Podemos di estrema sinistra e Ciudadanos di centro, che impediranno secondo le previsioni che si affermi il ruolo egemone di uno dei grandi partiti tradizionali.
La stabilità è un bene in sé, su questo Renzi ha ragione, anche se naturalmente il governo non può limitarsi a sopravvivere ed è proprio su questo crinale che si dimostra insidiosa la faida interna al suo partito, che non punta a far cadere l'esecutivo, ma a rallentarne e possibilmente fermarne la spinta riformatrice. Renzi non ha nulla da temere dalle opposizioni, che non sono pronte a un confronto elettorale anticipato, anche se nelle esternazioni propagandistiche dicono il contrario. Proprio questo interesse convergente del premier e di alcune opposizioni, a cominciare da quella di Forza Italia o di quel che ne resta, a far durare la legislatura potrebbe favorire intese che consentano di andare avanti al programma di riforme, specie quelle istituzionali che erano state varate originariamente sulla base del patto del Nazareno, che sono proprio quelle sulle quali la minoranza democratica minaccia il solito «Vietnam». Anche la stabilità in Italia assume quindi caratteri e coloriture molto specifiche, visto che si basa formalmente su una maggioranza che non c'è e sostanzialmente su una diversa di cui non si può nemmeno parlare. Finché dura, comunque va bene così: in fondo il Parlamento e soprattutto il Senato uscito dalle urne era ingovernabile e sarebbe un altro paradosso italiano se questa legislatura invece fosse poi l'unica a sfornare una riforma istituzionale efficace dopo quella del centrodestra sciaguratamente bocciata dal referendum.
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