La privatizzazione come minaccia e non come soluzione, un tic
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Perché da Roma a Bari l'efficienza del servizio pubblico viene presa dal verso sbagliato
Autobus dell'Atac fuori servizio (foto LaPresse)
di Redazione | 30 Luglio 2015 ore 14:19 Foglio
C’è una nuova strategia industriale per tentare di mettere mano al default delle municipalizzate, è quella della privatizzazione come minaccia. Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, qualche giorno fa è stato costretto a prendere atto che non si può continuare a ripianare i deficit dell’Atac, l’azienda comunale del trasporto pubblico, e ha proposto una svolta: la cessione di una quota di minoranza. La sola ipotesi di una parziale privatizzazione ha scatenato le proteste di sindacati e dipendenti e la marcia indietro del sindaco: “Io ho parlato di partner industriale, non di partner industriale privato”.
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E d’altronde con un’azienda in queste condizioni, che macina più debiti che chilometri, sarebbe stato impossibile trovare un privato disposto a buttarci soldi senza poteri di gestione e riforma. Come ha detto l’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli "per prendere delle quote dell'Atac ci vorrebbe un Emiro sotto stupefacenti". La privatizzazione di Marino non è una proposta volta a rendere decente il servizio, ma un’intimidazione per tentare di moderare le inefficienze del carrozzone del trasporto pubblico, un metodo che peraltro il sindaco aveva già usato all’epoca del Salva-Roma: “Se mi dimettessi arriverebbe un commissario che dovrebbe licenziare il 50 per cento del personale del comune, di quello dell’Ama, vendere l’Atac a dei privati dando a essi il potere di mandare via il 50 per cento del personale amministrativo”.
E non è l’unico ad usare la privatizzazione come minaccia. Lo ha fatto a inizio anno Antonio Decaro, il sindaco Pd di Bari, quando la notte di Capodanno oltre 100 autisti dell’Amtab non si sono presentati a lavoro: “Nonostante la ricapitalizzazione di 10 milioni i dipendenti Amtab ripagano il comune e i cittadini con 109 assenze. Se continuano così procederemo con la privatizzazione così l’anno prossimo andranno a parlare con il padrone e non con il sindaco”.
Ovviamente neppure la municipalizzata barese, come l’Atac, verrà privatizzata, anche quello era uno spettro agitato contro gli eccessi di dipendenti e sindacati. Più che quello di amministratori del servizio pubblico, i sindaci assumono così il ruolo di garanti di sprechi, inefficienze e privilegi delle municipalizzate e dei loro dipendenti, purché contenuti. Via libera ad assenteismo, clientelismo, debiti e disagi per cittadini e turisti, ma senza esagerare. Altrimenti privatizziamo.
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