Helios 24 Ore. Il quotidiano confindustriale e il suo direttore sono usciti dall’euro
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"Il debito greco è carta, solo carta”. A leggere questa apodittica sentenza viene da sobbalzare. Per la verità, credevamo che i governi si indebitassero per pagare pensioni, stipendi, scuole, ospedali, medicine,
di Redazione | 07 Luglio 2015 ore 06:18 Foglio
"Il debito greco è carta, solo carta”. A leggere questa apodittica sentenza viene da sobbalzare. Per la verità, credevamo che i governi si indebitassero per pagare pensioni, stipendi, scuole, ospedali, medicine, insomma tutto quello che oggi manca e fa soffrire il popolo greco. Errore, stampano cartastraccia della quale si può fare un falò. Questa revisione della teoria e della prassi economica è ancora più sorprendente perché scritta di proprio pugno da Roberto Napoletano, direttore del Sole 24 Ore, il principale quotidiano economico italiano di proprietà della Confindustria. L’editoriale pubblicato domenica, il giorno del referendum greco, è un’invettiva che non lascia spiragli di discussione tutta curvata contro “l’Europa, i suoi peccati di omissione, l’eccesso di zelo rigorista”, insomma quegli “errori evidenti” che hanno provocato la crisi ellenica. Non ci sono stati anche errori dei governi greci? E comportamenti sbagliati dei votanti che li hanno eletti? Certo che sì, Napoletano ovviamente lo sa. Il Fondo monetario internazionale nel suo ultimo rapporto sulla Grecia ha scritto che il debito greco era sostenibile fino a un anno fa, poi tutto è peggiorato fino a precipitare dall’inverno in poi, cioè dopo la vittoria di Alexis Tsipras. Forse lo dice per assolvere se stesso.
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Ma i dati sono chiari. Napoletano ha letto certamente quelle 24 pagine, però a lui interessa soltanto mettere l’Unione europea sul banco degli accusati. Tanto che oggi rincara la dose Adriana Cerretelli, storica corrispondente da Bruxelles, una delle giornaliste più preparate che conosce bene ogni nuance dell’euroburocrazia. “Sono gli europei che fin da principio hanno forzato un’equazione inesistente”, scrive invitando l’Europa a evitare “un suicidio collettivo”. Toni apocalittici, enunciati dogmatici, una presa di posizione unilaterale contro l’Unione europea. Come mai, dunque, il quotidiano economico che fa capo alla Confindustria si schiera sulla stessa linea della brigata Kalimera, dell’asse marxista-lepenista che oggi sostiene Syriza o di Beppe Grillo eccitato dal risultato referendario? Non ci piacciono le dietrologie, in questo caso poi sono fatica sprecata. Del resto, i colleghi del Sole non scrivono certo su dettatura di Giorgio Squinzi. Eppure vengono in mente le analisi sul “sovversivismo delle classi dirigenti” che ha accompagnato la storia d’Italia. Troppo spesso, di fronte allo scollamento del sistema, industriali, intellettuali, borghesi anziché mettere mano alla cazzuola e riparare le mura, hanno fatto i giovani balilla. La crisi europea è serissima, proprio per questo non è il momento di lanciare sassi, come i balilla, ma di rimboccarsi le maniche. Non viene dal “no” greco la salvezza dell’euro, se davvero lo si vuole salvare.
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