Doris: "In ginocchio al telefono così Silvio entrò in politica". "Arcore, 1981 circa. Eravamo tutti a cena a casa di Silvio, ambiente rilassato,
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scherzoso, come al solito. Berlusconi è seduto a capotavola, e ha fatto mettere un telefono alle sue spalle, su una consolle, e dà ordine di passare a quel telefono solo una specifica, e a noi commensali ignota, chiamata.
Libero, 25.6.2015
A un certo punto il telefono squilla. Sospensivo imbarazzo. Berlusconi letteralmente si cala dalla sedia, si mette in ginocchio, e così, strisciando con le gambe sul pavimento, raggiunge con fare teatrale il telefono. Da quella posizione ci lancia uno sguardo di recitato dolore, un' intensa espressione d' implorazione e di sconforto.
Poi, finalmente, solleva la cornetta mentre noi ormai ridiamo tutti per la scenetta. E sa chi era al telefono?". E' il racconto che Ennio Doris, il banchiere di Silvio Berlusconi, ha consegnato a Salvatore Merlo per il quotidiano Il Foglio Quella sera al telefono c'era Craxi. "Quella sera Berlusconi mi spiegò che per non chiudere doveva fare il 'giullare' dei politici. Disse proprio così, il giullare dei politici. Attenzione, per non chiudere. Non per ottenere chissà quali vantaggi. Ecco, lui è entrato in politica perché non voleva più essere il giullare di nessuno".
Il segreto di Silvio - Ennio Doris racconta la sua lunga storia di affari e di amicizia con Silvio Berlusconi. La sua infanzia difficile (suo padre vendeva bestiame a Tombolo, in quello che lui chiama il più povero paese del Veneto". Oggi è il capo di un grande gruppo bancario e assicurativo, e ha un patrimonio di quasi due miliardi di dollari. Spiega il vero segreto di Berlusconi e la differenza tra imbonitore e venditore. "L' imbonitore non dura. Fonda tutto sull' empatia di un momento. Ma quella si esaurisce, poi ci vuole altro". E racconta a Merlo un aneddoto sulla capacità di vendita di Silvio Berlusconi: "Deve sapere che molti anni fa, ad Arcore, Berlusconi e Dell' Utri accoglievano gli inserzionisti ai quali si dovevano vendere gli spazi pubblicitari. E tra di loro scommettevano su chi era più bravo a fare i complimenti. Ma con un' unica regola vincolante: il complimento doveva essere fatto immediatamente, alla presentazione, in pochi secondi, e doveva essere sincero, cioè doveva essere fondato su una reale qualità della persona alla quale lo si rivolgeva. Berlusconi era imbattibile. Trovava in pochissimi secondi un pregio, una capacità, un dettaglio positivo, un punto di forza in ciascuno. Mi ricordo che c' era una signora proprio brutta, poverina. E lui, all' istante, le disse: 'Ma che bel la abbronzatura che ha'. E, caspita, era vero. La signora era brutta assai, ma aveva un magnifico colore della pelle. Un' altra volta, in queste cene con gli inserzionisti, c' era un uomo sulla sedia a rotelle, affetto da una grave malattia. Berlusconi gli strinse la mano, e poi gli fece questo complimento: 'Ma che stretta vigorosa'. Ed era vero. Infatti diventava simpatico a tutti. E vendeva. Vede, la bocca può mentire, ma il corpo no. Se quando vendi qualcosa imbrogli, la gente lo capisce, e diffida".
La prima volta - Doris ricorda l'incontro con Berlusconi che gli ha cambiato la vita. Era il 1981, Ennio era una macchina da soldi, lavorava come broker della Di val, gruppo Ras, "vendevamo fondi d' investimento, ero responsabile di una squadra di ottocento persone, e guadagnavo cifre colossali, anche cento milioni al mese. Ma volevo fare di più e avevo delle idee". Un giorno era a Portofino: "Passeggiavo con mia moglie, ero stato a Genova per lavoro. Quando in piazzetta, a un certo punto, vedo Silvio Berlusconi, l' imprenditore di cui avevo letto un' intervista su Capital". In quell' intervista lui diceva che se qualcuno aveva una buona idea doveva andargliela a proporre. Anche Urbano Cairo lo conobbe così Berlusconi. "E difatti qualche mese dopo, quando andai nella sede del gruppo, ad accogliermi trovai il giovanissimo Cairo, che faceva l' assistente". Doris gli spiegò come lui riusciva a fare soldi vendendo fondi di investimenti. Gli disse che avrebbero potuto farne insieme ancor di più se avessero venduto anche le assicurazioni. "E inoltre gli spiegai che questa rete commerciale avrebbe anche potuto piazzare gli immobili che a quel tempo Berlusconi costruiva, a Milano2, a Milano3... A lui servivano soldi liquidi, perché stava lanciando le tivù. E doveva vendere molto rapidamente. L' idea era buona..". Fecero tanti soldi. Doris spiega ancora che Silvio Berlusconi non si è mai occupato di Mediolanum. "Un socio perfetto. Non mi ha mai rotto le balle. Lui non si occupa di tecnicalità, di numeri, di bilanci, di problemi fiscali. Queste cose lo annoiano. Dunque delega. Ma ha sempre avuto chiarissimo dove stesse il core business di ciò che faceva: l' audience televisiva che diventa pubblicità e dunque ricavo. Della banca non si è mai occupato, quando gli proponevo qualche affare un po' eccentrico lui mi rispondeva così: 'Ennio, non puoi fotterle tutte'".
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