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Chi riforma si prepari al blocco dei giudici. Vedi pensioni e concorrenza
di Redazione | 27 Maggio 2015 ore 19:47 Foglio di domani
La magistratura a vari livelli sta letteralmente dettando legge su questioni che spaziano dalla previdenza alla concorrenza (sentenza UberPop del Tribunale di Milano), passando per il sequestro del molo D di Fiumicino. Altri interventi sono annunciati a breve in base alla pratica dei giudizi “telefonati”: a rischio di incostituzionalità tornano le norme sulle pensioni (prelievo di solidarietà bis) e sui contratti pubblici (blocco dei rinnovi). Per non parlare della tentazione, assecondata dal quieto vivere di certi imprenditori, di riappropriarsi del mercato del lavoro riformato dal Jobs Act.
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UberPop vietato in Italia. E a Parigi è sotto attacco Airbnb Tanto attivismo ha una costante: la difesa dell’esistente, incarnato ora da un sindacato, ora da una corporazione, ora da un ceto sociale. Rispetto ai quali pare non esistano governi e riforme, né concorrenza e produttività, e neppure la tutela dei conti degli italiani che pure la Costituzione prevede con i vincoli su debito e deficit. Il potere legislativo è ammesso con riserva, il presidente della Consulta, Alessandro Criscuolo, dice che le nuove leggi devono prevedere “razionalità e ragionevolezza”: adelante con juicio. La magistratura, nonostante le sue rituali prediche, continua ad anteporre gli interessi di parte a quelli di tutti; la modernizzazione è sempre sospetta, e siccome a cambiare magari si sbaglia scattano implacabili i divieti, per carità sempre nel rispetto del diritto. Non si ricordano però sentenze-lampo contro le negligenze della burocrazia o il lavativismo dei dipendenti pubblici; i giovani che fidano in se stessi e nel merito valgono comunque meno dei precari organizzati; i loro diritti attuali e futuri soccombono rispetto a quelli acquisiti.
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