La politica italiana è uno show I problemi veri non fanno presa
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In una settimana pre elettorale è ovvio che la propaganda scacci la politica, ogni partito vanta i suoi meriti, accusa i concorrenti delle peggiori nefandezze
di Sergio Soave, Italia Oggi 27.5.2015
In una settimana pre elettorale è ovvio che la propaganda scacci la politica, ogni partito vanta i suoi meriti, accusa i concorrenti delle peggiori nefandezze, cerca di conferire al voto locale un significato generale se è all'opposizione, nega ogni effetto di questo genere se è in maggioranza. Il fatto è che da noi la prevalenza dei toni propagandistici è permanente. Temi complessi e delicati, dall'immigrazione al pericolo terroristico alla difficile risalita dalla crisi economica vengono discussi come se si trattasse solo di trovare una battuta efficace per l'ultimo estenuante talk show, mentre la ricerca di soluzioni politiche, di una base sufficiente a sostenerle, delle alleanze nazionali e internazionali che possono trasformare le proposte in realizzazioni, quando c'è, viene occultata come se si trattasse di una vergogna. I contatti in corso tra Partito democratico e Forza Italia su alcuni temi rilevanti come l'organizzazione scolastica o la disciplina delle coppie di fatto si svolgono in modo riservato, com'è giusto che sia se si vuole trovare punti di intesa, ma vengono anche negati o sottostimati. Invece si dà grande enfasi a una ridicola contesa preventiva su quante regioni vinte o perse dal Partito democratico determinerebbero o meno un indebolimento o addirittura una caduta dell'esecutivo, quando tutti sanno che questa eventualità non conviene oggi a nessuno e tanto meno alle opposizioni.
Soprattutto fa impressione l'assenza di una ricerca di intese sui temi di evidente interesse nazionale, dalla questione del rischio di fallimento dell'euro a quella del rischio di isolamento sostanziale dell'Italia sulla questione dei profughi, alla insostenibile continuazione di sanzioni autolesionistiche nei confronti della Russia proprio mentre sarebbe indispensabile un contributo del Cremlino nella lotta al terrorismo e all'instabilità dell'Africa settentrionale.
È su questa scarsa attenzione alla costruzione di consensi nazionali e internazionali che Matteo Renzi rischia di logorare le capacità realizzative del suo governo e di finire impantanato in una difficile guerriglia parlamentare al senato. Il proverbio che recita meglio soli che male accompagnati in politica non vale un granché, visto che è ovvio che gli accordi politicamente rilevanti sono proprio quelli stipulati tra chi ha opinioni e prospettive diverse.
Renzi probabilmente lo sa benissimo, non è affatto affascinato dalla formula dell'uomo solo al comando che gli viene attribuita, ma se subito dopo le elezioni regionali, finiscano come finiscano, non cercherà appoggi reali rischia davvero di restare solo.
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