Lettere al Direttore Il Foglio 26.5.2015
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I populisti anti sistema fanno rumore ma arrivano sempre tre
1-Al direttore - Dopo quello di Tsipras, Vendola e Salvini esultano per il successo di Podemos. Ormai si sono specializzati nei festeggiamenti per conto terzi.
Michele Magno
I populismi a vocazione anti sistema esistono ormai da molto tempo, rientrano in quella che tempo fa su questo giornale abbiamo definito l’epoca della supernova, ma tranne casi molto rari e a loro modo unici (la Grecia di Tsipras, per esempio) restano delle piccole e rumorose frattaglie. Frattaglie tendenzialmente incapaci di mettersi d’accordo tra loro (vedi il caso dei populisti europei che dopo le ultime europee non sono riusciti nemmeno a formare un gruppo parlamentare) e che suonano come dei simpatici rumori di fondo che sono una spia, sì, di un sistema che non funziona ma non sono la risposta alternativa a questo sistema. Sono dei petardi, che possono avere una durata più o meno lunga, ma che alla fine, come tutti i fuochi d’artificio, finiscono e semplicemente si esauriscono. Vedremo che combinerà Podemos, in Spagna, alle prossime elezioni ma per il momento il dato che conta è che i populismi, in Spagna così come in Inghilterra così come in Francia così come probabilmente un domani in Italia, alla fine, senza considerare alcuni episodici contesti locali, arrivano sempre tre. Ed è questo quello che conta. Che poi i politici europei non debbano far finta di nulla e fischiettare come se niente fosse accaduto quello è tutto un altro discorso (e mai come oggi un asse Merkel-Hollande-Renzi-Cameron per riscrivere le coordinate dell’Europa sarebbe necessario, ma su questo torneremo).
2-Al direttore - Per sconfiggere Hitler, Churchill era pronto ad allearsi col diavolo. Cosa aspettano gli Stati Uniti e l’Europa a fornire sostegno, e soprattutto armi, al governo di Damasco, che l’Isis lo combatte con i boots on the ground?
Massimo Boffa
3-Al direttore - L’esito del referendum irlandese sui matrimoni gay è l’ennesima conferma della vichiana eterogenesi dei fini in atto nella galassia gay: quello che un tempo era esaltazione della diversità si capovolge – alla prova dei fatti – nella più piccina delle omologazioni. Ma era tutto scritto: se le parole hanno ancora un senso, diverso si dice etero, mica omo. Oltretutto, anche a guardare le statistiche la realtà è ben lontana da come viene raccontata, se è vero (come è vero) che nei paesi dove è stato introdotto per legge il matrimonio tra persone dello stesso sesso, la percentuale di matrimoni gay è irrisoria rispetto al totale delle unioni. E anche in valore assoluto, si tratta di numeri tutto sommato modesti. Staremo a vedere se anche l’Irlanda seguirà questo trend. Resta il fatto che la distanza siderale tra propaganda e realtà conferma che obiettivi e interessi delle varie lobby sono altri rispetto a quelli dichiarati. Lo tengano presente quanti, anche nella chiesa, si interrogano e riflettono, in primis l’arcivescovo di Dublino che ha detto che “la chiesa ora deve fare i conti con la realtà”. Già, ma qual è la realtà? Qui non è questione di equità, giustizia e non discriminazione nei confronti di gay e lesbiche, non scherziamo. Che se c’è una cosa che oggi va per la maggiore in televisione, sui giornali, al cinema, nella pubblicità, nello spettacolo e nelle iniziative scolastiche culturali e legislative che quotidianamente martellano sull’argomento, quello è proprio il verbo Lgbt. Qui il punto è un altro, e si chiama scontro antropologico, ovvero la battaglia di chi vuole sradicare l’antropologia giudaico-cristiana che ha plasmato la cultura occidentale per soppiantarla con un’altra la cui cifra è il più assoluto individualismo. Questa, e solo questa, è la posta in gioco.
Luca Del Pozzo
4-Al direttore - Sulla Stampa di lunedì ho letto un reportage intitolato “Platì, dove la gente pensa che sia meglio non votare”, vista la frequenza con la quale questo piccolo paese calabrese viene sciolto per infiltrazioni mafiose. A dire il vero a Platì una volta si votava. Non era il tempo di Mussolini. Né del Dopoguerra. Molto più recentemente, infatti, la lista di Pannella ha raggiunto nel 2013, sotto le insegne di Amnistia Giustizia e Libertà, il 20 per cento dei voti. Volevano Emma Bonino e Marco Pannella in Parlamento.
Sebino Caldarola
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