L’agenda politica (e strumentale) dei professionisti dell’immigrazione

“Non essendoci un’operazione di soccorso, tante persone muoiono”, ha detto ieri en passant Carlotta Sami, in una delle sue apparizioni televisive

di Marco Valerio Lo Prete | 20 Aprile 2015 ore 06:20 Foglio

Roma. “Non essendoci un’operazione di soccorso, tante persone muoiono”, ha detto ieri en passant Carlotta Sami, in una delle sue apparizioni televisive, mentre si dibatteva del barcone affondato sabato scorso al largo delle coste libiche con gran parte dei suoi passeggeri disperati (circa 700 morti, secondo le testimonianze rilanciate dalla stessa Sami, di più secondo altri). Per la portavoce per il sud Europa dell’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), dunque, è indubbio il nesso causale tra il superamento dell’operazione Mare Nostrum avvenuto nell’ottobre 2014 e la recente strage. E se il nesso causale è indiscutibile, al punto da essere confinato in un inciso del discorso, allora è scontata la considerazione successiva: il governo deve tornare a Mare Nostrum, cioè una vasta politica di “ricerca e soccorso” degli immigrati che tentano la traversata del Mediterraneo, già messa in campo con l’ausilio della Marina militare dall’ottobre 2013. Mare Nostrum, alla fine del 2014, era stata sostituita dal governo Renzi e dall’Ue con l’operazione Triton, più limitata per raggio d’azione (da 50 a 30 miglia), risorse impiegate (comunque non indifferenti) e costi (9 milioni di euro al mese contro 3).

Sono sufficienti queste differenze a imputare la strage in mare al cambiamento di politica? No. Tuttavia, sull’onda emotiva generata nell’opinione pubblica dai fatti delle ultime ore, pure i massimi esperti del fenomeno migratorio – i “tecnici” del settore, oseremmo dire – sembrano avallare certi ragionamenti superficiali. E allora conta praticamente nulla che il governo e le autorità competenti abbiano fatto sapere dopo poche ore che il barcone affondato tra sabato e domenica si trovava fuori dal raggio d’azione di Triton, ma pure fuori dal raggio d’azione di Mare Nostrum. Né rileva, a giudicare dal ragionamento tutt’altro che solitario della Sami, il fatto che “da subito” siano state impegnate nei soccorsi 18 navi (di cui 7 militari), più 3 elicotteri della Marina, uno della Guardia di Finanza, un aereo della capitaneria di porto.

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Ovviamente, poi, diventa un dettaglio ininfluente la dinamica finora ricostruita dell’incidente: i passeggeri della carretta del mare che, all’appropinquarsi della nave-cargo che per prima ha risposto all’Sos, si muovono su un lato del peschereccio facendolo ribaltare. Difficile per chiunque sostenere che non sarebbe andata così anche in regime di Mare Nostrum, eppure… Infine ci sono precedenti che dovrebbero indurre a maggiore cautela. Quasi esattamente un anno fa, per giorni si parlò di 200 morti a una distanza dalle coste libiche identica a quella della tragedia di queste ore (salvo poi ridurre il numero di decessi a 50); tanti morti, eppure Mare Nostrum era in vigore (e in un anno le vittime salirono a 3.500).    

Considerato tutto ciò, è ancora possibile  sostenere a cuor leggero che “non essendoci un’operazione di soccorso, tante persone muoiono”, alzando alla volta del governo quel ditino inquisitorio che si rimprovera ai leghisti di aver a loro volta alzato mentre le ricerche dei dispersi erano ancora in corso? Inoltre, passi pure il confronto con altri paesi europei che accolgono più rifugiati (non  immigrati irregolari); rimane però fuorviante riferirsi agli affollatissimi campi presenti in Libano (o perfino nella Siria di Assad), come fa la stessa Unhcr, a meno di non voler suggerire che non importa nulla dello standard di vita che un paese come il nostro debba offrire a futuri rifugiati e residenti. Eppure dovrebbe essere chiaro, a esperte organizzazioni di stampo umanitario, che nemmeno nell’accoglienza “il numero fa la forza”. Tuttavia pure ieri Unhcr, Migrantes (Cei), Medici senza frontiere, Sant’Egidio e Caritas sono tornati a sostenere la riesumazione di Mare Nostrum, a livello italiano o addirittura europeo. Richiesta legittima, s’intende, ma che per tempistica e modalità non sembra un’asettica e ponderata proposta di policy. E’ politics bella e buona. Benvenuti nell’arena ai professionisti dell’immigrazione. In palio ci sono pure le più alte cariche dello stato, come noto.

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