Lettere al Direttore Foglio 14.4.2015
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Cenni sul curriculum di Cantone. W il Papa che non piace troppo
1-Al direttore - Condivido il suo editoriale. Le allego il curriculum ufficiale di Raffaele Cantone.
Ha fatto dal 1991 al 1996 qualche anno alla procura della Repubblica, occupandosi di piccoli reati bagatellari. Dal 1996 al 1999, appena tre anni, si trasferisce alla procura del tribunale dove si occupa di reati societari e bancari e dell’assicurazione di diritto greco Themis. Nel 1999 approda alla Direzione distrettuale antimafia dove resta solo fino al 2007. Nel 2007 si trasferisce al Massimario della Cassazione, un ufficio burocratico dove si compilano le massime delle sentenze, un buon ritiro dove il lavoro non ha nulla a che vedere con l’attività giudiziaria. In conclusione, Cantone non ha mai fatto il giudice, non ha mai scritto una sentenza in vita sua. E’ rimasto in procura del tribunale per appena 3 anni e alla Direzione antimafia per 8 anni. Non fa il magistrato dal 2007. Che compensi percepisce? Sta cumulando le due carriere? Ha avuto gli scatti di carriera come magistrato? Quanti anni è che non mette piede in un’aula giudiziaria? Cordiali saluti da un ex magistrato.
Cecilia Carreri
Le aggiungo un’altra cosa: le pare possibile che dopo tutto quello che sta facendo torni a essere un magistrato come gli altri? E le pare possibile che, dopo tutto quello che sta facendo, non faccia il salto? La politica a Cantone piace da una vita. Chiedere per credere a Montezemolo. Chiedere per credere al Pd che nel 2011 stava per candidarlo a Napoli, contro quell’altro magistrato lì.
2-Al direttore - Dopo la visita di Bergoglio in Turchia nel novembre scorso, con quei fiori al mausoleo di Atatürk e quella preghiera nella Moschea blu, mi erano tornate in mente le parole pronunciate da Caterina, figlia del principe Fabrizio, nelle ultime pagine del Gattopardo: “Per me questo Papa è un turco”. Ora, Francesco definisce la strage degli armeni “primo genocidio del XX secolo” e manda su tutte le furie Ankara; si può dunque escludere che sia turco, e però i turchi, responsabili del genocidio, non li menziona mica, come fa invece con il nazismo e lo stalinismo (non “comunismo” tout court, e già su questo…). Insomma, insiste sulla necessità di ricordare le vittime, ma per quanto concerne i carnefici la sua memoria va e viene. Anche sui martiri cristiani di oggi, il Papa esprime tante belle parole di vicinanza, ma mai una chiara denuncia a proposito dei loro persecutori e dell’ideologia che li anima, vale a dire l’islamismo politico. Questo Papa non è un turco, ma Ratisbona è ad anni luce di distanza.
Daniele Montani
Non concordo. Questa volta il Papa è stato tosto. E il Papa che fa il tosto, e che di conseguenza non piace troppo, è il Papa che nel nostro piccolo vorremmo sentire ogni giorno.
3-Al direttore - Il presidente del Consiglio, ohibò, chiamiamolo col suo vero nome: Mattweet Renzi.
Roberto Bellia
4-Al direttore - Il magnifico discorso alla Nazione, che Lei ha immaginato dovesse fare il presidente del Consiglio in merito ai gravi problemi del paese, per poi metterli in cantiere e risolverli con urgenza, non ha avuto alcun riscontro significativo. E questo mette in forte discussione la credibilità di Renzi, già traballante e in declino per mancanza di coerenza. Insomma quello che viene enunciato dovrebbe essere poi posto in essere e i problemi, che sorgono da un momento all’altro, andrebbero affrontati con il giusto tempismo in relazione alla gravità. Un problema molto importante, al quale non è stata data la giusta importanza forse per la scarsa ricaduta in termini di consenso elettorale, è rappresentato da una sentenza della Corte costituzionale, per effetto della quale, a ben oltre 800 funzionari, incaricati nell’ambito dell’Agenzia delle entrate di svolgere funzioni dirigenziali, per meriti e capacità, vengono revocate dette funzioni, mettendo in uno stato di pericolosa disfunzionalità l’Agenzia stessa e in un deprecabile stato di frustrazione gli interessati. Non passa giorno in cui non si parli di evasione fiscale da combattere. Ma chi lo deve fare? Un esercito al quale vengono tolti gli ufficiali per interpretazioni fuori dal tempo che paralizzano la funzione nevralgica dello stato, qual è appunto la lotta all’evasione fiscale? Sarà bene che Renzi dia a questo problema il giusto peso impegnandosi veramente a fondo per trovare il modo di risolverlo, naturalmente unitamente a tutti gli altri problemi che Lei ha elencato nel “discorso” che il popolo avrebbe voluto sentire. Il non dar mano con decisione, tempismo, risolutezza ai problemi enunciati segnerà ineluttabilmente il declino di Renzi e la sua credibilità si spegnerà rapidamente, deludendo il popolo e perdendo, così, la storica occasione di dare un nuovo volto a un paese ingessato e paralizzato da strutture anacronistiche ed inefficienti e dimostrando alla fine che le speranze create nel popolo alla fine si saranno rivelate vane. Complimenti per come sta gestendo la bella eredità pervenutaLe dal grande Giuliano Ferrara.
Domenico Molè
Da quell’orecchio Renzi non ci sente. Ma fino a che non racconterà la verità sulla giustizia, Renzi non racconterà la verità sull’Italia. E ogni giorno che passa senza raccontare quella verità, è un giorno di possibilità in più che Renzi offre ai campioni del circo mediatico-giudiziario per fargli la festa. Non so se mi spiego