Renzi, il processo Meredith e Salvini. Il pagellone fogliante alla settimana politica
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La scorsa settimana si è chiusa con la sentenza della Cassazione sull'omicidio di Meredith Kercher
di Francesco Cundari | 04 Aprile 2015 ore 12:00 Foglio.
Una sentenza che non poteva non riaprire il dibattito sullo stato della giustizia italiana, con la definitiva assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito dopo sette anni di indagini, processi, condanne in primo grado, assoluzioni in appello e condanne nell'appello bis (passando anche per qualche annetto di carcere preventivo). A sentire certi opinionisti, questo e i molti casi simili non rappresentano però una buona ragione per prendersela con i magistrati. In tal caso, non resta che abolire i processi. Voto: 9 (ai magistrati della Suprema corte che non hanno esitato ad assolverli lo stesso, senza preoccuparsi delle polemiche che ne sarebbero nate)
Nella direzione di lunedì, ennesima tappa nella lunga battaglia del Pd per cambiare il sistema proporzionale uscito dalla sentenza della Corte costituzionale, Matteo Renzi ha citato un articolo di Francis Fukuyama che definiva gli Stati Uniti una "veto-crazia", portando a esempio di governabilità i paesi europei e in particolare, ha spiegato il segretario del Pd, Germania e paesi scandinavi. Peccato che Renzi non si sia soffermato sul dettaglio che si tratterebbe di paesi retti da sistemi proporzionali, qual era del resto anche l'Italia della ricostruzione democratica e del miracolo economico, prima che negli anni 90 l'infatuazione per il modello americano, cantato allora dallo stesso Fukuyama come soluzione definitiva a ogni problema della storia, ci spingesse a sfasciare tutto. Voto: 4 (a entrambi)
In un durissimo colloquio con Repubblica, Pier Luigi Bersani ha dichiarato senza mezzi termini che "Renzi vuole l'abolizione della rappresentanza". Se voleva dimostrare che sulle riforme la minoranza non sarebbe mossa da alcuna ostilità pregiudiziale, bensì dal sincero desiderio di migliorarle, poteva senz'altro fare meglio. Voto: 5
Dopo tre anni di trattative, grazie soprattutto alla determinazione di Barack Obama, sembrerebbe raggiunto un accordo sul nucleare iraniano che prevederebbe il graduale ritiro delle sanzioni in cambio di un significativo depotenziamento delle centrali, accordo che comunque dovrà essere verificato nei prossimi mesi e sarà sempre reversibile sulla base di un complesso sistema di ispezioni e controlli a sorpresa. Alle critiche sull'eccessiva farraginosità del meccanismo ricordiamo che nel tempo impiegato dal gruppo di contatto per scongiurare la terza guerra mondiale in Italia abbiamo fatto la riforma delle province, con esiti peraltro non meno incerti. Voto: 8
Per giorni ci siamo domandati quali versi immortali avrebbe ispirato al sommo poeta Sandro Bondi il suo storico addio a Forza Italia. Ma alla fine ci siamo dovuti rassegnare alla prosaica banalità delle motivazioni che abbiamo trovato sui giornali, confermando la nostra diagnosi sulla gravità della crisi. In poche parole, non c'era più la poesia. Voto: 4
A dimostrazione del fatto che anche nei 140 caratteri di Twitter è possibile discutere seriamente dei grandi problemi del mondo, si segnala l'appassionante dibattito sull'immigrazione che si è acceso tra Matteo Salvini, Jovanotti e Fedez. Notevole la sottigliezza dell'argomentazione salviniana ("Minestrone unico mondiale? No, grazie"), ma anche il lirismo tardo-veltroniano della risposta di Jovanotti ("È bello avere idee e orizzonti diversi, ti rispetto e ti trovo forte nell'esposizione delle tue. Che le idee danzino è bene"). Un idillio rovinato purtroppo da Fedez, che ha accusato Jovanotti di cedimento "agli insulti razzisti e alla xenofobia" leghista. Per fortuna Che Guevara e Madre Teresa non sono su twitter. Voto: 3 (a tutti e tre)
La continua espansione dello Stato islamico, che in Siria è arrivato ormai a pochi passi dal centro della capitale, preoccupa sempre più le cancellerie occidentali. Al momento, l'unica alternativa a un massiccio intervento di terra sembra essere l'infiltrazione di agenti provocatori capaci di soffiare sul fuoco delle antiche divisioni settarie e delle rivalità tra diversi tra clan familiari, per alimentare il circolo sanguinoso delle vendette tribali. A quanto pare, lo strumento più raffinato per produrre un simile esito sarebbe stato individuato nelle primarie del Pd. Voto: 6
Dopo le dimissioni di Maurizio Lupi e la nomina di Graziano Delrio a ministro delle Infrastrutture, le ricostruzioni dei giornali sulle trattative in vista del rimpasto hanno suscitato l'indignata reazione di Dorina Bianchi. "Non siamo poltronisti, vogliamo solo il riconoscimento che Area popolare è una forza determinante della maggioranza", ha dichiarato a Repubblica la deputata del Ncd, proveniente dal Pdl, ex Udc, prima Pd, già Margherita, ri-ex Udc, fu Ccd. Voto: 7 (per l'impegno)
Da un'anticipazione della traduzione italiana di un libro-intervista di Orson Welles, "A pranzo con Orson", prendiamo questa sua illuminante dichiarazione: "Se un film non è un successo commerciale vuol dire che ha qualcosa che non va". Non siamo sicuri che sia sempre vero, ma il fatto che a dirlo sia un simile gigante della storia del cinema ci pare istruttivo, specie per i tanti nani che vorrebbero farci credere che sia sempre vero il contrario. Voto: 9
A sinistra, questa è stata soprattutto la settimana del codardo oltraggio a Massimo D’Alema, rito antico con cui ogni due o tre anni si riempiono le pagine dei giornali e i palinsesti delle tv. L'intercettazione da cui è partito tutto, se non l'avete già letta sulle prime pagine di tutti i giornali, meglio per voi. Noi ci rifiutiamo persino di riassumerla: è cosa davvero troppo ridicola, anche per una rubrica satirica. Non parliamo del dibattito che ne è seguito. Quanto a quegli autentici liberali che si sono indignati perché D'Alema scoprirebbe solo adesso il problema delle intercettazioni, suggeriamo loro una ripassatina alle annate 2005-2006 del Corriere della sera (e non solo). Allora, ai tempi delle scalate a Rcs e Bnl, l'analisi e il commento di intercettazioni di ogni genere, e soprattutto di D'Alema, divenne la disciplina preferita di simili campioni della divisione dei poteri, insorti tutti come un sol uomo contro le cooperative rosse, in difesa dei rispettivi editori e mecenati. Con simili nemici, è evidente che qualcosa di buono per il paese D'Alema deve averlo fatto sul serio. Voto: 10