Voto referendum: Landini riconosce la sconfitta ma

nel 1955 Di Vittorio di fronte alla debacle della Cgil in Fiat avviò una vera autocritica

9 Giugno 2025, 16:50 | di Franco Locatelli | 0

Intestarsi la sconfitta referendaria fa onore a Landini ma di fronte a una debacle del genere servirebbe una severa autocritica come fece Di Vittorio nel 1955 dopo il rovescio della Cgil alla Fiat. Senza escludere le dimissioni

Bisogna riconoscere che, di fronte a una debacle clamorosa come quella sui referendum e soprattutto su quello del Jobs Act, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, è stato l’unico a intestarsi fino in fondo la sconfitta essendo stato il promotore della consultazione popolare che ha finito per trascinare nel disastro anche la sinistra d’opposizione, dal Pd di tendenza Schlein ai Cinque Stelle di Conte.

Landini ha evitato di arrampicarsi sugli specchi e di imbarcarsi in disquisizioni surreali come quella della soglia psicologica del 30% e ha apertamente sostenuto che l’obiettivo della Cgil era solo quello di abrogare norme ritenute ingiuste per i lavoratori ma che l’obiettivo è stato fallito. Il riconoscimento gli fa onore ma non basta di certo e il confronto con il passato segna l’enorme differenza di qualità tra la leadership della Cgil di oggi e quella ben altrimenti gloriosa di altri tempi.

Nel 1955 la Cgil subì una sonora sconfitta nelle elezioni sindacali nella Fiat ma il mitico segretario generale di allora, Giuseppe Di Vittorio, non si limitò a riconoscere di aver perso ma affidò al trentenne Bruno Trentin la redazione di un approfondito rapporto sulla sconfitta che diede poi vita a una serie autocritica e una diversa strategia del sindacato con il “ritorno in fabbrica” e la benedizione della contrattazione aziendale. Ma Landini sarà mai in grado di affrontare una reale autocritica che abbandoni le rive massimaliste e di avviare un nuovo corso? Difficile crederlo. Se però il segretario della Cgil non sarà in grado di trarre le conclusioni della sconfitta referendaria, la dignità vorrebbe che chi ne è stato il promotore trovi il coraggio delle dimissioni

Commenti   

#1 walter 2025-06-09 15:20
Landini: "L'obiettivo era il quorum. Non è una vittoria"
“Il nostro obiettivo era raggiungere il quorum per cambiare le leggi e questo obiettivo non è stato raggiunto. Non è una vittoria, oggi non festeggiamo", dice Maurizio Landini in conferenza stampa. Il leader della Cgil, che ha promosso i quesiti sul lavoro, ammette la sconfitta.
“Gli ultimi dati ci dicono che sono oltre 14 milioni le persone che hanno votato nel nostro paese cui si aggiungeranno gli italiani all'estero: un numero importante, un numero di partenza. I problemi che abbiamo posto con i referendum rimangono sul tavolo", ha aggiunto il segretario del sindacato. “Le persone che ci hanno sostenuto sono una base sulla quale agire”.
E ancora: “Sapevamo che non sarebbe stata una passeggiata, in un paese come l'Italia dove c'e' una crisi democratica evidente". Landini comunque ha affermato di voler continuare la sua battaglia politica. “Sono state settimane e mesi che mi hanno insegnato che un sindacato deve imparare ad ascoltare le persone c'è bisogno di continuare questa lotta utilizzando tutti gli strumenti a disposizione, sia a livello contrattuale che di mobilitazione".
Il leader Cgil ha inoltre sottolineato che non ha non ha alcuna intenzione di lasciare l'incarico dopo la sconfitta ai referendum. Non ci penso lontanamente, non è oggetto di discussione - ha detto in conferenza stampa - le decisioni sono state prese assieme in Cgil. C'è sempre stato un processo di decisioni e scelte collettive. Non abbiamo nessuna intenzione di cambiare la nostra strategia, non abbiamo cambiato idea". Da ilfoglio.it
Ecco l'obiettivo non era vincere ma vedere quanti sono ! Insomma in Italia mai nessuno perde fallisce alle elezioni . Estivo F.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata