Text Bomb Trump conferma che non c’è alcun malinteso, ce l’ha con noi

Il presidente americano rilancia i giudizi espressi da Vance sull’Europa: «Parassiti». Forse sarebbe ora che ne prendessimo atto,

La LineaFrancesco Cundari 26.3. 2025 linkiesta.it lettura2’

scrive Francesco Cundari nella newsletter “La Linea”. Arriva tutte le mattine dal lunedì al venerdì più o meno alle sette

Ci sono molti motivi per tornare anche oggi sulla clamorosa fuga di notizie, chiamiamola così, relativa ai piani di attacco allo Yemen finiti in una chat cui era stato inavvertitamente aggiunto anche il direttore dell’Atlantic, Jeffrey Goldberg. Il primo motivo è ovviamente la dimensione del caso, con le sue possibili ripercussioni internazionali, perché quello che il Financial Times definisce l’incredibile «dilettantismo» della Casa Bianca non è un guaio solo per gli apparati militari e di intelligence americani, comprensibilmente preoccupati per la sicurezza del proprio personale, ma pure per gli alleati. E se ieri a colpirmi erano state in particolare la chiarezza e la violenza con cui i vertici dell’amministrazione americana esprimevano tutta la loro ostilità e il loro disprezzo per l’Europa, a cominciare dal vicepresidente J.D. Vance, tanto più oggi mi pare degno di nota che la prima reazione di Donald Trump allo scandalo sia dargli pubblicamente ragione, definendoci «parassiti». Reazione ancora più significativa considerando che le parole di Vance esprimevano un inusuale dissenso proprio dal presidente, accusato di non capire come l’operazione rischiasse di annacquare la chiarezza del suo messaggio indirizzato all’Europa. Motivo per cui mi sentirei di tranquillizzarlo: messaggio ricevuto. Almeno spero.

Certo, di fronte a tanta chiarezza, gli equilibrismi di Giorgia Meloni e anche gli sforzi di tanti sofisticati analisti e accaniti minimizzatori appaiono veramente disperati.

C’è poi un aspetto che riguarda il lato più ridicolo della faccenda, che non è affatto il meno preoccupante. A riprova di quanto si diceva qui ieri circa la questione delle faccine e il non rassegnarsi all’infantilizzazione del mondo, infatti, il direttore dell’Atlantic ha spiegato di essersi reso conto dell’autenticità della chat, nonostante la sua iniziale e ben comprensibile incredulità, dagli «emoji» con cui i partecipanti esultavano dopo i raid: «La bandiera, i muscoli, il fuoco… se fosse stato un falso non avrebbero usato icone infantili in una conversazione di sicurezza nazionale». Ho dovuto rileggere il virgolettato tre o quattro volte, nonostante fosse, o meglio, proprio perché era, in sé e per sé, perfettamente logico. Fatelo anche voi: «Se fosse stato un falso non avrebbero usato icone infantili in una conversazione di sicurezza nazionale». Questa è la nuova realtà, e bisognerà trovare il modo di farci i conti, senza snobismi e moralismi inutili, ma senza neanche rassegnarsi a perdere completamente il cervello. E non so sinceramente se sia segno dell’uno o dell’altro esito il fatto che ormai io non riesca a pensare a Vance, Hegseth e ai vertici dell’apparato militare americano intenti a discutere piani di guerra con le faccine sul cellulare, dalla loro cameretta, a notte inoltrata, senza sentire in sottofondo la voce di Tom Jones che canta: «Text bomb, text bomb, you’re my text bomb».

Commenti   

#1 walter 2025-03-26 10:28
Il terzetto di "falchi" che odia Bruxelles e gestisce i dossier caldi del Pentagono
Colby (nipote dell'ex direttore Cia) è vice degli affari politici, Byers si occupa d'Asia, e DiMino di Medioriente
La tempesta del Signalgate che ha colpito l'amministrazione Trump è un segnale per l'Europa. Nei messaggi tra il vicepresidente JD Vance, il capo del Pentagono Pete Hegseth e il consigliere per la sicurezza nazionale Michael Waltz, traspare tutto l'astio per il Vecchio continente. «Non sopporto di dover salvare di nuovo l'Europa», ha scritto Vance, cui ha fatto eco Hegseth: «Condivido il tuo odio per il parassita europeo, è patetico».

Più che scivoloni, questi messaggi sono il segno della nuova politica americana, fatta di dazi, provocazioni e funzionari anti-europei. E le nomine per il Pentagono restituiscono un'immagine preoccupante per Bruxelles.

È il caso di Elbridge Colby. Nipote d'arte, suo nonno William guidò la Cia tra il 73 e 76 per poi essere grigliato da Oriana Fallaci in una storica intervista, è stato scelto da Trump come vice capo del Pentagono per le policy, un ruolo che determina la traiettoria del dipartimento. Colby, in attesa di conferma definitiva dal Senato, ha un passato importante tra Harvard e Yale e negli anni si è occupato di strategia nucleare e sviluppo militare cinese. Tra gli esperti è noto per essere un «realista», un consigliere convinto che nella politica estera conti di più il dominio militare ed economico che le idee. Forte critico dei neocon repubblicani per le guerre in Irak e Afghanistan, è stato scettico sull'idea dei democratici di usare gli aiuti esteri per esportare la democrazia…estratto da ilgiornale di Alberto Bellotto 26 Marzo 2025 - 05:00

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