ATTENZIONE: CADUTA DITTATORI. LA FINE DEL REGIME DI PUTIN POTREBBE NON ESSERE COSÌ LONTANA

E ANCHE KHAMENEI NON STA TANTO BENE – LA DESTITUZIONE DI ASSAD IN SIRIA È LA VITTORIA DI ERDOGAN E DI NETANYAHU

13.12.2024 15:00 dagospia.com lettura3’

: SOLO GRAZIE AL LAVORO SPORCO DI ISRAELE E ALLE MANOVRE OSCURE DI ANKARA LA “FILIERA” SCIITA SI È INCEPPATA. E ORA POTREBBERO ESSERCI CONTRACCOLPI ANCHE A TEHERAN…

DAGOREPORT

Come scrive il “Daily Telegraph”, la caduta del regime di Putin potrebbe non essere così lontana.

Le sanzioni occidentali e il blocco alla compravendita di gas e petrolio russi all’Europa ha costretto il Cremlino a dirottare le sue risorse naturali verso Cina e India.

La "diversificazione" dei clienti ha costretto Putin a ridurre i prezzi dell'energia, con un contraccolpo notevole sulle finanze di Mosca.

La guerra in Ucraina, nonostante l’attivismo di Trump, che un giorno promette pace e quello dopo minaccia ritorsioni, all’uno e all’altro fronte, non sembra essere prossima al termine, e allo zar Putin è arrivata anche una inaspettata legnata dalla rivolta in Siria che ha portato alla destituzione del suo vassallo Assad.

In Siria, la Russia ha due basi, quella navale di Tartus e quella aerea di Khmeimim, che rappresentano il suo avamposto sul Mediterraneo.

Putin è stato costretto dagli eventi a correre ai ripari e a scendere a patti con i signorotti della nuova Siria che fino all’altro ieri inneggiavano alla Guerra Santa, per mantenere il suo presidio militare. Agli occhi del Cremlino al Jolani e i suoi compagni non sono altro una schiera di jihadisti travestiti da agnellini. Restano, per Putin, gli stessi "terroristi" che la Russia ha sempre combattuto a ogni latitudine, dall’Afghanistan alla Cecenia fino alla guerra civile iniziata nel 2011 in Siria.

A irritare Putin ha contribuito il ruolo decisivo di Erdogan, che ha finanziato e sobillato le schiere sunnite nella cavalcata verso Damasco, depotenziando un utile alleato di Mosca (Assad).

Il ducetto di Ankara ha potuto giocare le sue carte in Siria sfruttando al momento giusto il lavoro sporco condotto negli ultimi mesi da Netanyahu.

È grazie alle bombe israeliane su Hezbollah in Siria e in Libano, su Hamas a Gaza, e agli attacchi mirati in Iran, che la “filiera” degli ayatollah si è inceppata, lasciando Assad senza protezione, complice l’impegno russo in Ucraina.

Inoltre, l’attacco israeliano ai siti militari dell’ex regime alawita, pur pubblicamente criticato da Erdogan (che ha parlato di “aggressione israeliana in Siria") fa comodo a tutti, soprattutto ai turchi, perché lascia Al Jolani e i fondamentalisti del “terzo polo della sharia” senza armi né esercito. Considerata la presenza di almeno cinque fazioni in campo (Hts, curdi, turchi, cellule Isis, e ciò che resta dei lealisti di Assad), togliere dallo scacchiere l'importante potenza di fuoco degli arsenali di Assad dovrebbe aiutare la “stabilizzazione” della polveriera siriana.

Caduta Damasco, Putin e Khamenei si trovano indeboliti e ancora più vicini, a spalleggiarsi nel ruolo degli sconfitti.

Il prossimo obiettivo, dopo la cacciata di Assad, per l’Occidente, è l’Iran.

A Teheran c’è una situazione instabile: il regime è in difficoltà a governare un Paese con un’economia stagnante a causa delle sanzioni, e con i giovani sempre più insofferenti di fronte alla teocrazia oscurantista.

Importanti scricchiolii per i pasdaran arrivano dalla spaccatura politica all’interno del regime: ai super falchi, che da sempre spingono per dotarsi di armamenti nucleari, ora si oppone un fronte variegato che spinge a maggiore prudenza, nell’attesa di capire che cosa farà Trump in Medioriente.

Essendo il tycoon un leader imprevedibile, che si muove in modo tattico e non strategico, è impossibile anticipare le sue mosse. Tanto vale aspettare.

Le crepe nel regime islamista di Teheran sono ancora sotto il livello di guardia, ma rappresentano il segnale che nulla sarà più come prima in quell’area.

Come Putin, anche Khamenei teme che si stia avvicinando l’inizio della fine, quello che in Russia chiamano “momento Gorbaciov”. Per il “Telegraph”, a Mosca è molto vicino. E in Iran?

Commenti   

#2 walter 2024-12-14 13:46
Povertà e fame. Il lascito di Assad in Siria
I dati dell'economia siriana dopo quasi 14 anni di violenze e tagli ai sussidi, mentre il regime si faceva ricco con il Captagon. La corruzione è un pilastro delle autocrazie, e le tiene legate. Servono 400 miliardi per ricostruire il paese del dittatore che-garantiva-stabilità estratto
Paola Peduzzi ilfoglio.it
#1 walter 2024-12-14 13:44
Israele vuole distruggere il programma nucleare iraniano e aspetta l’aiuto di Trump
Mariano Giustino 14 Dicembre 2024 alle 13:00
Medio Oriente”Laneri: “Dietro questo premio c'è una grandissima soddisfazione, 30 anni di lavoro in varie nazioni del Medio Oriente”
Israele vuole distruggere il programma nucleare iraniano e aspetta l’aiuto di Trump
Sull’onda dell’euforia per aver sconfitto i proxy regionali dell’Iran e aver indirettamente provocato la caduta del regime di Assad, Israele si aspetta dall’amministrazione Usa che è prossima all’insediamento il sostegno necessario per procedere alla distruzione del programma nucleare iraniano, mentre proseguono le operazioni militari dell’IDF nella zona cuscinetto tra Israele e Siria, sulle alture del Golan e sul monte Hermon, zona questa destinata a rimanere a lungo sotto il controllo di Gerusalemme, fino a quando non si comprenderà chi avrà il controllo della Siria
Una finestra per colpire l’Iran,,,
La minaccia atomica …
Grande confusione a Tehran…
estratto,,Ilriformista.it

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