No alla giornata contro le vittime della giustizia. Errori giudiziari, il Pd si astiene. Sfogo Tortora: “Fate pietà”.

Intanto da Catanzaro spira aria nuova fino al Csm. Il Nazareno vive da tempo acquattato sotto le toghe con poche eccezioni. Sensi e Quartapelle: “Rivedere la posizione”

Tiziana Maiolo 13.12. 2024 alle 09:27 ilriformista.it lettueìra4’

Un insulto ai mille innocenti che ogni anno in Italia finiscono in carcere, e al simbolo di tutti loro, Enzo Tortora, che di ingiustizia è anche morto.

È quel che è accaduto alla commissione giustizia della Camera, chiamata a votare l’istituzione di una giornata che ricordi ogni anno quelle mille vittime nel giorno in cui fu arrestato Enzo Tortora, il 17 giugno. Quello è stato il momento che ha inaugurato, insieme all’ingiustizia, il circo mediatico-giudiziario. Con il giornalista-presentatore buttato in pasto ai fotografi, sgomento, in manette. Un insulto che ha visto sottobraccio ancora una volta le forche di sinistra con il sindacato delle toghe (che notizia! sic.).

Così, ventiquattro ore dopo che nessun esponente del Pd – dopo il voto di astensione – si era degnato neppure di farle una telefonata, Gaia Tortora fa sentire la propria voce, alta e piena di dignità. “Toglietevi il nome di mio padre dalla bocca”,ingiunge ai compagnucci.

Certo, il Pd è il Pd, butta lì, “loro sono il Pd e al massimo la principale preoccupazione è non dare troppo fastidio a certa magistratura”. Non fa il nome del deputato Federico Gianassi che si è assunto l’onere di spiegare la posizione del proprio partito e i rifiuti di un voto positivo all’istituzione del giorno del ricordo, nella data dello sfregio a Tortora, con argomenti assurdi anche dal punto di vista tecnico-giuridico.

Il caso Tortora non rappresenterebbe un errore giudiziario perché non c’è stata una revisione del processo e inoltre Enzo era stato condannato in primo grado. Spiegatemi voi, ha detto Gaia, se non è stato un errore, che cosa è.

Le voci dissonante, e anche questo non è nuovo, che si alzano da sinistra sono quelle di Filippo Sensi, che ha invitato a “prendere nota” di quel che dice Gaia Tortora quando parla e a fare “un passo avanti” per ricordare in modo adeguato chi “è stato ingiustamente messo in croce” e dell’altra dem Lia Quartapelle: “La memoria di Enzo Tortora, e delle altre vittime di errori giudiziari, merita rispetto non tentennamenti. Spero che il mio partito possa discutere della proposta e riveda l’astensione”. Sarà difficile che vengano ascoltati anche perché il Pd, e non parliamo di Avs, vive da tempo acquattato sotto le toghe. Senza provare rossore per quel che ha detto il loro capo del sindacato Giuseppe Santalucia sul timore che il ricordo di Tortora generi sfiducia dei cittadini nei confronti della magistratura, come se questa non fosse già sotto zero.

Stefano Esposito bersaglio da colpire, la lezione di diritto ai pm di Torino: tutte le anomalie di un processo senza senso

Chi paga i danni dell’inchiesta Consip, “operazione targata toghe e stampa”

Una dichiarazione che meriterebbe l’attenzione della sezione disciplinare del Csm. Che nel frattempo si è occupato di nomine. Con qualche risultato interessante.

Un magistrato “normale”, che non aspira alla santificazione, era quello che ci voleva a Catanzaro nel dopo-Gratteri.

Una volta tanto il Csm l’ha azzeccata con la nomina di Salvatore Curcio al vertice della procura e della Dda.Un sessantenne calabrese in arrivo da Lametia e nato a Soverato, amatissimo dalle forze dell’ordine e dei loro sindacati, che si sono sgolati nella giornata di ieri a manifestare il proprio giubilo. Di lui si dice che sia mite e ironico, l’opposto dello scintillante Gratteri che lo ha preceduto, che amava i blitz e le conferenze stampa, oltre alla promozione dei propri libri, uno all’anno e più o meno tutti simili, con cui continua anche oggi quando ormai è a Napoli, la sua attività itinerante.

 

Di Curcio si conoscono inchieste di successo, ma soprattutto dichiarazioni in controtendenza con l’andazzo esibizionistico di tanti suoi colleghi. Lungi dal suo carattere l’idea di smontare la Calabria come un Lego, anzi un appello ai suoi concittadini perché lo considerino uno di loro. “Tutti noi calabresi – aveva detto di recente a un giornale locale – abbiamo bisogno né di supereroi né di superpoteri, tanto meno di un deus ex machina che possa risolvere i nostri problemi, primo in testa quello relativo al crimine organizzato mafioso”. C’è bisogno invece, aveva aggiunto, di una “straordinaria ordinarietà”. Frasi che ricordano quelle di un altro procuratore, quello di Milano Marcello Viola il quale, al momento dell’insediamento che aveva rotto la sequela di toghe tutte di magistratura Democratica. Aveva paragonato la propria pazienza e caparbietà alla figura del “mulo” da contrapporre, si suppone, alla ferocia del leone e alla supponenza dell’aquila,

Ma anche a certe astuzie della faina. La nomina da parte del plenum del Csm del procuratore Curcio non è stata un atto indolore per la casta delle toghe, che si sono divise, così come i membri laici del Consiglio, benché la quinta commissione – quella competente sugli incarichi direttivi – avesse presentato al plenum un solo nome. Quello che ha portato all’astensione di otto consiglieri è stato probabilmente un fatto piuttosto spiacevole messo sul piatto da uno dei concorrenti di Curcio la cui candidatura era stata scartata, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo che ha presentato una memoria di dodici pagine per ricordare una vicenda di cui la commissione non aveva tenuto nessun conto. Uno scontro tra magistrati sulla fallimentare inchiesta “Why not” di Luigi De Magistris in seguito a cui Curcio aveva ricevuto la sanzione minima della censura.

Gli è andata male e il Csm ha tenuto in maggior conto la professionalità rispetto alla litigiosità.

Tiziana Maiolo

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata