Un patto di unità d’azione. Pd e M5s inseguono la trasformazione per scambiarsi i ruoli. La vecchia proposta di Giorgio Amendola
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Nel 1964, scomparso da poco Togliatti, Giorgio Amendola avanzò la proposta di costituire per gradi un partito unico dei lavoratori
Roberto Morassut 8.12. 2024 alle 10:38 ilriformista.it lettura3’
Nel 1964, scomparso da poco Togliatti, Giorgio Amendola avanzò la proposta di costituire per gradi un partito unico dei lavoratori che superando le antiche divisioni mettesse in campo una forza socialista del 30-35% capace di mutare radicalmente il sistema politico italiano e aprire finalmente la strada del governo alle espressioni politiche del movimento operaio. La Fondazione Amendola ha dedicato a quella riflessione, recentemente, un interessante convegno. Il contesto in cui Amendola avanzò tale proposta era molto particolare. Non è il caso di ricostruirlo qui ma credo che si possa dire che non ha perso attualità.
Un luogo comune
Perché l’esigenza di una forza progressista che raccolga un terzo almeno di elettori e offra ai progressisti un luogo comune è quanto mai viva. Certo, tutto è mutato ma tali sono le sfide per la pace, la transizione ecologica giusta, il rinnovamento e il rafforzamento della democrazia che si avverte l’esigenza di una maggiore coesione e complicità di prospettiva strategica tra tutte quelle forze che seppure in forme, accenti e culture diverse si definiscono progressiste, ambientaliste, democratiche e socialiste. Lo dico soprattutto guardando all’esito recente del congresso Cinque Stelle il cui sbocco non sembra chiaro. C’è una scelta netta in favore di una collocazione del movimento nel campo progressista e anche di sinistra. Ma, allo stesso tempo, questa scelta uscita dal congresso viene contraddetta dalle dichiarazioni di Conte due giorni dopo. In parte si può capire con la necessità di fronteggiare l’offensiva demolitoria di Grillo. Ma attenzione. È evidente che il profilo di un Movimento indipendente dalla destra e dalla sinistra è davvero finito.
Una svolta vera per il Movimento
L’avvento al governo, per la prima volta, di forze di destra estrema impone una scelta di campo e il congresso l’ha in qualche modo compiuta. È finito il tempo delle “scatole di tonno” e gli attacchi di Grillo non saranno contenuti ondeggiando tra passato e presente. Serve una svolta vera e sincera nella prospettiva del Movimento e io credo che, invece, è il carattere civico e di sinistra che può essere prezioso non perdere e può implementare il profilo di un Pd aperto ma pur sempre forgiato dalla forma partito classica. Ecco perché il richiamo forzato e strumentale ad Amendola. Per dire che la crisi che viviamo può essere affrontata con più energia dal sorgere di un soggetto politico partitico e civico che per tappe metta insieme esperienze e forme partecipative diverse ma che possono completarsi reciprocamente. Il Pd ha estremo bisogno di essere più “movimento” e il Movimento lo ha altrettanto di essere più Partito organizzato. Stando però nettamente nel campo progressista. Allora sì, il Movimento Cinque Stelle può aprire un ciclo nuovo ed essere l’innesco per un più profondo cambiamento del Pd.
Un patto di unità d’azione
In generale poi credo che nei tempi più ravvicinati per passare dai “No” alla costruzione più chiara di una proposta per l’alternativa si debba iniziare a costruire, più che un “fronte popolare”, un “patto di unità d’azione” tra le opposizioni che punti a un grande appuntamento, agli Stati Generali del campo delle opposizioni che metta in gioco un “programma fondamentale” per l’Italia, faccia emergere i valori comuni che ci uniscono, esalti i “si” oltre ai “no”. In questo contesto può aprirsi lo spazio per una ristrutturazione profonda dei progressisti anche sul piano delle forme politiche organizzate. La prospettiva del Movimento cinque Stelle, finita indiscutibilmente l’era del populismo indistinto, è in questo campo e inevitabilmente legata a un incontro con la principale forza popolare e democratica come il Pd che sta a sua volta percorrendo la strada di un profondo rinnovamento. Torna così, quantomeno sul piano storico, la riflessione di Amendola. Lavorare per dare alle forze del progresso l’armatura e la potenza adeguate per cambiare nel concreto gli equilibri sociali e affrontare le grandi sfide di questo tempo.
Roberto Morassut